domenica 30 novembre 2014
giovedì 20 novembre 2014
Piero
Stefani, Gli Ebrei, il Mulino, Bologna, 2004, 8,00 €
Libro utile per chi vuole capire in un
centinaio di pagine qualcosa degli ebrei e del mondo moderno in cui
la questione israeliana è drammaticamente inserita. Vale almeno 2000
telegiornali e altrettanti articoli di giornale e di riviste.
Fornisce un ordine alla storia, dà un senso a quello che accade
ancora oggi e spiega le caratteristiche portanti dell'ebraismo e
delle sue relazioni col mondo esterno. Scritto in maniera piana e
sufficientemente discorsiva.
sabato 15 novembre 2014
Se Dio vuole - Papa Ngady Faye e Antonella Colletta
E' un davvero un gran bel piccolo libro. 60 pagine. Illustrate. Ma dense, dense. Contiene un mondo. Non è solo l'esperienza di un senegalese venditore di libri, ma molto, molto di più. E' una specie di cammino, una via Francigena dell'anima. Un incontro tra culture e tra religioni. Scritto in maniera piana, discorsiva, da gustare con una bella tazza di tè in mano. Un testo su cui meditare e riflettere. Dal punto di vista culturale, sociologico, politico e chi più ne ha più ne metta. Grazie a Giovane Africa Edizioni di Fatou Ndiaye (e Giuseppe Cecconi), con sede a Pontedera, per averlo pubblicato.
venerdì 14 novembre 2014
PRETURA DI PONTEDERA - SERVE UN SOGGETTO ISTITUZIONALE FORTE PER LA GESTIONE E IL RECUPERO DEL PALAZZO
Ieri sera (13 novembre) il dibattito sul passato, presente e futuro del Palazzo della Pretura di Pontedera è stato molto interessante. Non sono mancati momenti stucchevoli e di inutile narcisismo, ma il grosso di quello che doveva venire fuori è uscito.
1) Il palazzo ha una complessità di costruito elevatissima e le informazioni disponibili sono relativamente scarse. Il testo della tesi di laurea sul Palazzo elaborato dalle giovani architette Martina Baldelli e Michela Vivaldi è valido e pieno di suggestioni, ma ....è uno strumento iniziale.
2) la sola messa a norma (sismica, energetica, impiantistica, acustica), costerà un superstonfone e non sarà un impegno facile da gestire (è stato un ingegnere che insegna all'Università di Pisa a sostenerlo);
3) il progetto di recupero richiederà tempo, anzi anni. Molti. L'obiettivo è che non divengano troppi. Che non si inneschino meccanismi di degrado e di costi che finiscano per sottrarre risorse all'obiettivo del restauro e del recupero ad un uso pubblico dell'edificio.
Da queste premesse ne deducono alcuni elementi chiari:
a) le improvvisazioni hanno un aspetto ridicolo;
b) l'affidamento ad associazioni come avevo pensato in un primo momento mi pare un'idea decisamente superficiale;
c) serve invece un soggetto istituzionale forte per realizzare qualunque cosa si intenda fare del Palazzo e che magari possa accedere a finanziamenti europei per poter davvero recuperare un complesso edilizio come quello della Pretura.
d) la mia modesta proposta è quindi che il Palazzo Pretorio o torni ad essere la sede del Comune di Pontedera (perchè del Comune questo palazzo è stata la sede quasi certamente almeno dal 1384 al 1858 o giù di lì) o divenga la sede di un'altra istituzione pubblica con sede a Pontedera, interessata ad intervenire sulla città per identificarcisi: per questo penso all'Unione dei comuni della Valdera.
Per queste ragioni credo sempre di + che solo una joint-venture tra Comune e Unione Valdera (col sostegno della Regione Toscana) potrebbe fornire una possibile soluzione al problema.
Il resto (tra cui l'affidamento ad associazioni culturali, soluzioni privatistiche, spazi espositivo-museali), escludendo la vendita, che vedo difficilissima e disidentitaria, non mi pare praticabile. Anzi mi paiono idee "miserine". Aggiungo che per non lasciare degradare il tutto e togliere di mezzo strane albagie, si potrebbe cominciare a riutilizzare il palazzo per blocchi e per piccole porzioni.
Ma solo dopo che la joint-venture sarà stata messa in piedi e si sarà data un programma chiaro di intervento.
Ieri sera (13 novembre) il dibattito sul passato, presente e futuro del Palazzo della Pretura di Pontedera è stato molto interessante. Non sono mancati momenti stucchevoli e di inutile narcisismo, ma il grosso di quello che doveva venire fuori è uscito.
1) Il palazzo ha una complessità di costruito elevatissima e le informazioni disponibili sono relativamente scarse. Il testo della tesi di laurea sul Palazzo elaborato dalle giovani architette Martina Baldelli e Michela Vivaldi è valido e pieno di suggestioni, ma ....è uno strumento iniziale.
2) la sola messa a norma (sismica, energetica, impiantistica, acustica), costerà un superstonfone e non sarà un impegno facile da gestire (è stato un ingegnere che insegna all'Università di Pisa a sostenerlo);
3) il progetto di recupero richiederà tempo, anzi anni. Molti. L'obiettivo è che non divengano troppi. Che non si inneschino meccanismi di degrado e di costi che finiscano per sottrarre risorse all'obiettivo del restauro e del recupero ad un uso pubblico dell'edificio.
Da queste premesse ne deducono alcuni elementi chiari:
a) le improvvisazioni hanno un aspetto ridicolo;
b) l'affidamento ad associazioni come avevo pensato in un primo momento mi pare un'idea decisamente superficiale;
c) serve invece un soggetto istituzionale forte per realizzare qualunque cosa si intenda fare del Palazzo e che magari possa accedere a finanziamenti europei per poter davvero recuperare un complesso edilizio come quello della Pretura.
d) la mia modesta proposta è quindi che il Palazzo Pretorio o torni ad essere la sede del Comune di Pontedera (perchè del Comune questo palazzo è stata la sede quasi certamente almeno dal 1384 al 1858 o giù di lì) o divenga la sede di un'altra istituzione pubblica con sede a Pontedera, interessata ad intervenire sulla città per identificarcisi: per questo penso all'Unione dei comuni della Valdera.
Per queste ragioni credo sempre di + che solo una joint-venture tra Comune e Unione Valdera (col sostegno della Regione Toscana) potrebbe fornire una possibile soluzione al problema.
Il resto (tra cui l'affidamento ad associazioni culturali, soluzioni privatistiche, spazi espositivo-museali), escludendo la vendita, che vedo difficilissima e disidentitaria, non mi pare praticabile. Anzi mi paiono idee "miserine". Aggiungo che per non lasciare degradare il tutto e togliere di mezzo strane albagie, si potrebbe cominciare a riutilizzare il palazzo per blocchi e per piccole porzioni.
Ma solo dopo che la joint-venture sarà stata messa in piedi e si sarà data un programma chiaro di intervento.
mercoledì 12 novembre 2014
Pisa Book Festival 2014 - un commento
http://www.quinewsvaldera.it/blog/leggere/meno-male-che-il-pisa-book-festival-pbf-ce.htm
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