domenica 30 novembre 2014

Intercultura e cura educativa nel nido e nella scuola dell'infanzia / di Clara Silva, Edizioni Junior, 2011, 15 e. Collana diretta da Enzo Catarsi

Clara Silva si occupa da diversi anni del rapporto tra multicultura, intercultura e formazione, con particolare attenzione al mondo dell'infanzia. Il testo contiene moltissimi spunti per chi voglia riflettere su queste problematiche da un punto di vista pedagogico, ma presenta anche molte suggestioni per chi lavora nel settore della multicultura ad es. dal punto di vista di un bibliotecario, come è il sottoscritto. Libro da meditare con attenzione e da leggere con calma, magari evitando di sottolinearlo come ha fatto l'ultimo lettore che l'ha preso in prestito prima di me.





giovedì 20 novembre 2014

Piero Stefani, Gli Ebrei, il Mulino, Bologna, 2004, 8,00 €



Libro utile per chi vuole capire in un centinaio di pagine qualcosa degli ebrei e del mondo moderno in cui la questione israeliana è drammaticamente inserita. Vale almeno 2000 telegiornali e altrettanti articoli di giornale e di riviste. Fornisce un ordine alla storia, dà un senso a quello che accade ancora oggi e spiega le caratteristiche portanti dell'ebraismo e delle sue relazioni col mondo esterno. Scritto in maniera piana e sufficientemente discorsiva.

sabato 15 novembre 2014

Se Dio vuole - Papa Ngady Faye e Antonella Colletta

E' un davvero un gran bel piccolo libro. 60 pagine. Illustrate. Ma dense, dense. Contiene un mondo. Non è solo l'esperienza di un senegalese venditore di libri, ma molto, molto di più. E' una specie di cammino, una via Francigena dell'anima. Un incontro tra culture e tra religioni. Scritto in maniera piana, discorsiva, da gustare con una bella tazza di tè in mano. Un testo su cui meditare e riflettere. Dal punto di vista culturale, sociologico, politico e chi più ne ha più ne metta. Grazie a Giovane Africa Edizioni di Fatou Ndiaye (e Giuseppe Cecconi), con sede a Pontedera, per averlo pubblicato.

venerdì 14 novembre 2014

PRETURA DI PONTEDERA - SERVE UN SOGGETTO ISTITUZIONALE FORTE PER LA GESTIONE E IL RECUPERO DEL PALAZZO

Ieri sera (13 novembre) il dibattito sul passato, presente e futuro del Palazzo della Pretura di Pontedera è stato molto interessante. Non sono mancati momenti stucchevoli e di inutile narcisismo, ma il grosso di quello che doveva venire fuori è uscito. 
1) Il palazzo ha una complessità di costruito elevatissima e le informazioni disponibili sono relativamente scarse. Il testo della tesi di laurea sul Palazzo elaborato dalle giovani architette Martina Baldelli e Michela Vivaldi è valido e pieno di suggestioni, ma ....è uno strumento iniziale. 
2) la sola messa a norma (sismica, energetica, impiantistica, acustica), costerà un superstonfone e non sarà un impegno facile da gestire (è stato un ingegnere che insegna all'Università di Pisa a sostenerlo);
3) il progetto di recupero richiederà tempo, anzi anni. Molti. L'obiettivo è che non divengano troppi. Che non si inneschino meccanismi di degrado e di costi che finiscano per sottrarre risorse all'obiettivo del restauro e del recupero ad un uso pubblico dell'edificio.
Da queste premesse ne deducono alcuni elementi chiari: 
a) le improvvisazioni hanno un aspetto ridicolo;
b) l'affidamento ad associazioni come avevo pensato in un primo momento mi pare un'idea decisamente superficiale;
c) serve invece un soggetto istituzionale forte per realizzare qualunque cosa si intenda fare del Palazzo e che magari possa accedere a finanziamenti europei per poter davvero recuperare un complesso edilizio come quello della Pretura.
d) la mia modesta proposta è quindi che il Palazzo Pretorio o torni ad essere la sede del Comune di Pontedera (perchè del Comune questo palazzo è stata la sede quasi certamente almeno dal 1384 al 1858 o giù di lì) o divenga la sede di un'altra istituzione pubblica con sede a Pontedera, interessata ad intervenire sulla città per identificarcisi: per questo penso all'Unione dei comuni della Valdera.
Per queste ragioni credo sempre di + che solo una joint-venture tra Comune e Unione Valdera (col sostegno della Regione Toscana) potrebbe fornire una possibile soluzione al problema. 
Il resto (tra cui l'affidamento ad associazioni culturali, soluzioni privatistiche, spazi espositivo-museali), escludendo la vendita, che vedo difficilissima e disidentitaria, non mi pare praticabile. Anzi mi paiono idee "miserine". Aggiungo che per non lasciare degradare il tutto e togliere di mezzo strane albagie, si potrebbe cominciare a riutilizzare il palazzo per blocchi e per piccole porzioni. 
Ma solo dopo che la joint-venture sarà stata messa in piedi e si sarà data un programma chiaro di intervento.