venerdì 14 novembre 2014

PRETURA DI PONTEDERA - SERVE UN SOGGETTO ISTITUZIONALE FORTE PER LA GESTIONE E IL RECUPERO DEL PALAZZO

Ieri sera (13 novembre) il dibattito sul passato, presente e futuro del Palazzo della Pretura di Pontedera è stato molto interessante. Non sono mancati momenti stucchevoli e di inutile narcisismo, ma il grosso di quello che doveva venire fuori è uscito. 
1) Il palazzo ha una complessità di costruito elevatissima e le informazioni disponibili sono relativamente scarse. Il testo della tesi di laurea sul Palazzo elaborato dalle giovani architette Martina Baldelli e Michela Vivaldi è valido e pieno di suggestioni, ma ....è uno strumento iniziale. 
2) la sola messa a norma (sismica, energetica, impiantistica, acustica), costerà un superstonfone e non sarà un impegno facile da gestire (è stato un ingegnere che insegna all'Università di Pisa a sostenerlo);
3) il progetto di recupero richiederà tempo, anzi anni. Molti. L'obiettivo è che non divengano troppi. Che non si inneschino meccanismi di degrado e di costi che finiscano per sottrarre risorse all'obiettivo del restauro e del recupero ad un uso pubblico dell'edificio.
Da queste premesse ne deducono alcuni elementi chiari: 
a) le improvvisazioni hanno un aspetto ridicolo;
b) l'affidamento ad associazioni come avevo pensato in un primo momento mi pare un'idea decisamente superficiale;
c) serve invece un soggetto istituzionale forte per realizzare qualunque cosa si intenda fare del Palazzo e che magari possa accedere a finanziamenti europei per poter davvero recuperare un complesso edilizio come quello della Pretura.
d) la mia modesta proposta è quindi che il Palazzo Pretorio o torni ad essere la sede del Comune di Pontedera (perchè del Comune questo palazzo è stata la sede quasi certamente almeno dal 1384 al 1858 o giù di lì) o divenga la sede di un'altra istituzione pubblica con sede a Pontedera, interessata ad intervenire sulla città per identificarcisi: per questo penso all'Unione dei comuni della Valdera.
Per queste ragioni credo sempre di + che solo una joint-venture tra Comune e Unione Valdera (col sostegno della Regione Toscana) potrebbe fornire una possibile soluzione al problema. 
Il resto (tra cui l'affidamento ad associazioni culturali, soluzioni privatistiche, spazi espositivo-museali), escludendo la vendita, che vedo difficilissima e disidentitaria, non mi pare praticabile. Anzi mi paiono idee "miserine". Aggiungo che per non lasciare degradare il tutto e togliere di mezzo strane albagie, si potrebbe cominciare a riutilizzare il palazzo per blocchi e per piccole porzioni. 
Ma solo dopo che la joint-venture sarà stata messa in piedi e si sarà data un programma chiaro di intervento.

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