sabato 20 gennaio 2018

C'era una volta la Biblioteca Provinciale e ora ci sono le Officine Garibaldi

Stasera inaugurazione di una nuova biblioteca. Con 600/700 persone, circa. Alle Officine Garibaldi. In Pisa. In via Gioberti. Di cosa si è trattato? Beh, di una parziale trasformazione della biblioteca provinciale. Quella di via Betti, nel complesso scolastico Marchesi.
La storia è abbastanza (?) nota. Mentre la Provincia cambiava pelle e perdeva funzioni (legge Del Rio), veniva costruito (a carico della Provincia, con fondi regionali ed europei) un meraviglioso edificio in via Gioberti. Che farne? Cosa portarci? Come gestirlo?
Tra le idee, c'era quella di portarci la biblioteca provinciale. Tutta? All'inizio si pensava di sì. Poi... si è deciso di portarcene solo una parte. Quella più moderna e collegata con le tematiche sociali, culturali, turistiche, ecc. più vicine alle esigenze di lettura del pubblico giovanile e più vicine alle sensibilità delle cooperative socio-educative che hanno preso in concessione dalla Provincia l'immobile.
Affidata la concessione, la Rete Bibliolandia (che aveva garantito fino all'estate 2017 l'apertura della vecchia biblioteca provinciale di via Betti) ha supportato l'elaborazione di un piano funzionale della nuova biblioteca, quella delle Officine Garibaldi appunto. Un piano che: (1) realizzasse e gestisse 100 posti lettura (per giovani e studenti); (2) consentisse la fruibilità di alcune collezioni di quotidiani e riviste (sia su carta che sui microfilm, con lettori annessi); (3) garantisse l'accesso al prestito ad 1 milione di volumi disponibili nelle biblioteche della Rete Bibliolandia e nella collegata Rete Empolese-Valdelsa; (4) attivasse un'assistenza qualificata di bibliotecari al pubblico.
In tre mesi questo piano ha preso forma e il personale dell'ATI che ha ottenuto la concessione dell'immobile ha trasferito circa 20.000 monografie presso la nuova sede e le ha collocate a scaffale, insieme ai quotidiani cartacei e a circa 5000 bobine di microfilm.
Le descrizioni dei libri trasportati sono migrate nel catalogo elettronico della nuova biblioteca e grazie alla Rete i libri che adesso si trovano alle Officine Garibaldi da lunedì saranno ... consultabili e prestabili. Perfino prenotabili via OPAC:
Il resto delle monografie (circa 10.000) rimaste nella vecchia sede (di via Betti) e delle riviste e dei quotidiani (altri 40.000 volumi di annate rilegate) saranno spostate entro l'estate presso un deposito della Rete Bibliolandia, dove rimarranno consultabili e potranno essere richieste e ottenute dal pubblico presso le 26 biblioteche comunali della Rete. Questa seconda parte dell'operazione sarà però completata in autunno, insieme alla realizzazione di uno scarto dei testi più obsoleti.
Ma per tornare alla Biblioteca delle Officine Garibaldi (che si è voluta chiamare in sigla BLOG), stasera, appunto, si è proceduto alla sua inaugurazione, con la presenza dello scrittore Marco Malvaldi e con altre iniziative culturali.  
Ovviamente con oggi si è avviata una gestione di cui si potranno valutare impatto e risultati solo tra un certo numero di mesi.
Io ipotizzo che i 100 posti lettura inaugurati stasera si riveleranno pochi e che la BLOG finirà per occupare anche altri spazi dell'edificio che la PAIM, capofila dell'ATI, ha in concessione. Perchè di posti lettura (con tavoli elettrificati e wifi) i giovani universitari pisani e gli studenti delle superiori hanno fame; e quando si accorgeranno della BLOG l'assalteranno (nel senso buono del termine).
Ma la BLOG diventerà molto altro ancora. Solo che come si assesterà lo sapremo solo cammin facendo ed imparando ed ascoltando le esigenze del pubblico che a poco a poco si conquisterà.
Io mi auguro poi che la BLOG divenga anche un ponte tra realtà bibliotecarie pisane che oggi dialogano poco tra di loro, facendo un pessimo servizio ai lettori della città.
Perchè se come ha detto spesso il sindaco Marco Filippeschi la città di Pisa è una città di libri, è anche vero che questi libri circolano poco e male perfino da una parte all'altra di Pisa.
Eppure i libri sono come i soldi. Fruttano e sono veramente produttivi solo quando circolano molto e quante più persone raggiungo e li utilizzano, nel tempo più breve possibile (è la 6a legge di Ranganathan).
A Pisa invece i libri delle istituzioni culturali (Università inclusa) restano troppo fermi. Gli elementi conservativi e del controllo, prevalgono sulla circolazione. E questo è un peccato. E un danno. Gli istituti culturali di Pisa, in sostanza, dialogano poco tra di loro e si prestano troppi pochi volumi. I bibliotecari pisani appaiono scarsamente collaborativi e piuttosto ingessati e timorosi.
La sensazione è che manchi un progetto (oltre che una regia) di Pisa città che legge e che il frammentato patrimonio librario della città non riesca a trasformarsi in un patrimonio circolante, ma resti soprattutto un bene immobile, e tutto sommato poco utile ai lettori. Ma questo è frustrante in un tempo in cui il software è in grado di sapere esattamente dove si trova un libro, senza però poter far niente per renderlo accessibile e muoverlo. Perchè per muoverlo servono buone relazioni tra gli enti che invece si guardano spesso in cagnesco.
Tutto questo però non è il frutto di una maledizione divina, ma soprattutto di una scarsa sensibilità alla circolazione libraria da parte dell'intellettualità pisana, la quale poi orienta negativamente le decisioni organizzative delle istituzioni culturali e amministrative cittadine.
La speranza è che la BLOG delle Officine Garibaldi, in un modo tutto da inventare, collabori a sbloccare questa situazione e favorisca una  crescita della circolazione e della mobilità libraria in città. Potrà farlo davvero? Non lo so, ma dovrà provarci.
Perchè questo accada servono bibliotecari accoglienti, aperti, orientati agli utenti, che non seppelliscano i libri come i talenti della Bibbia, ma che li facciano circolare, mettendoli veramente a disposizione dei processi di formazione dei loro utenti.
Credo che sia ciò che chiedono lettori giovani e meno giovani. E che dobbiamo dare alla città i cui livelli di lettura pubblica restano ancora molto, troppo, bassi (nonostante gli enormi passi avanti effettuati dagli anni in cui la Biblioteca si trovava di fronte alle Logge dei Banchi).

ingresso biblioteca BLOG

spazio Officine Garibaldi x conferenza Malvaldi



sabato 13 gennaio 2018

Morto Stalin, se ne fa un altro / film di Armando Iannucci, Wonder pictures (produzione Uk, Francia, Usa, ecc.). Post lungo.
Stasera all'Agorà di Pontedera ho visto un film veramente notevole di un genere che comprende la storia, la commedia nera, l'horror e molto altro ancora.
La vicenda, splendidamente recitata da Steve Buscemi e Simon Russell Beale (su tutti), coinvolge Stalin (dittatore di tutte le Russie) e gli uomini che formavano il gruppo ristretto alla guida della Russia sovietica nel marzo del 1953 (una specie di corte zarista sotto la forma di un governo di una repubblica socialista).
L'evento che scatena la commedia horror che si conclude nel film con la liquidazione di Berja (il ministro poliziotto che gestì per anni la politica di terrore e di sterminio dei comunisti russi voluta anche da Stalin) e che apre le porte all'ascesa al potere supremo di Nikita Krusciov (il futuro nuovo satrapo destinato ad un breve "regno di 8 anni") è la morte di Stalin. Per altro la morte di Berja nel film di Iannucci è anticipata di qualche mese rispetto alla sua data reale. Ma le dinamiche dei conflitti di potere che si scatenarono dopo la morte del grande dittatore comunista sono ricostruite con il massimo di fedeltà storica, rispetto agli strumenti (e alle esigenze) di un film (che non vuole essere quindi un mero documentario).
Così la morte di Stalin e l'inizio della successione sono trattati una serie di gags comiche e contemporaneamente drammatiche degne di Chaplin e del suo "Grande Dittatore" (in quel caso fascista, anzi nazista).
Per quello che ho letto e ne so, le vicende narrate e i dialoghi curati dallo stesso Iannucci (figlio di un napoletano immigrato in Scozia, ma nato e cresciuto culturalmente in Inghilterra) sono verosimili e agghiaccianti. E aggiungo che trovo l'abilità con cui è stata scritta e girata la sceneggiatura veramente stupefacente.
Il film spalanca le porte su quella folle corte repubblicana che fu il vertice (Praesidium, Politburo) del Partito comunista dell'Unione Sovietica alla vigilia della morte di Stalin e lo fa con un'ironia, un umorismo, un sarcasmo, una cattiveria e una forza che mescola commedia e terrore. Ne esce fuori un mix esplosivo che solo la comicità inglese (probabilmente) può riuscire a gestire con un forte risultato che a me ha provocato un'emozione fortissima. Un cazzotto nello stomaco. Nonostante il film venga presentato come "Commedia", in realtà non si ride. O almeno le 100 persone che erano in sala stasera non le ho mai sentite ridere.
Non a caso comunque che questa pellicola nasca in Inghilterra. Il mondo inglese ha partorito sulla storia della russia rivoluzionaria (si fa per dire) quei due grandi capolavori di George Orwell che sono "La fattoria degli animali" e "1984", di cui probabilmente sono debitori sia la graphic novel di Fabien Nury e Thierry Robins (che non ho letto, ma mi riprometto di farlo, perchè il film risulta tratto proprio da questa graphic novel intitolata "La morte di Stalin") sia, ritengo, lo stesso film.
Le pagine di storia che vengono snocciolate nel film, con un ritmo serrato, con lievità e durezza sono drammatiche e terribili.
Il rischio che lo spettatore corre vedendo il film è che può pensare che la pellicola sia il frutto di fantasia o che la storia comunque sia volutamente esagerata. In sostanza uno spettatore poco informato sulle vicende storiche russe potrebbe tendere a "banalizzare" le vicende tragicamente agghiaccianti che vede scorrere davanti e prendere per macchiette le personalità politiche di cui la pellicola narra le vicende. Ma anche se fosse così, beh è un rischio che vale assolutamente la pena di correre. La speranza è che il film venga visto dal maggior numero di persone e che soprattutto i giovani lo guardino, assorbendolo come un vaccino rispetto ad una delle idee più assassine e stragiste prodotte dal XIX e dal XX secolo.

giovedì 4 gennaio 2018

RETE BIBLIOLANDIA: PRIME RIFLESSIONI SULL'ANNO APPENA CONCLUSO

Massimo Gabbrilli (bibliotecario sanminiatese) ha sintetizzato in pochi dati le attività della Rete nel 2017. Scrive: 239.509 prestiti locali (+2,5 % rispetto al 2016). Prestiti ILL (volumi trasportati) 44.492 (+14,8% sul 2016). Insomma cresce il volume dei volumi prestati dalle ns 57 biblioteche e sale il volume dei volumi che viaggiano da una biblio all'altra. Cresce anche il numero di libri prenotati direttamente online 30.742 ovvero +29% sul 2016. Si innalza (+36.641 nel 2017) il numero dei volumi disponibili in Rete che tocca quasi quota 500.000. Resta purtroppo stabile il numero dei lettori attivi, pari a 19.130, anzi flette leggermente (-0,4% sul 2016). Sintesi (e mia riflessione): disponiamo di sempre più libri, si legge di più, ma leggono di più soprattutto i lettori forti che sfruttano sempre di più i servizi della Rete. Quindi un anno ancora positivo, ma che ci consegna l'obbligo morale di lavorare meglio per far crescere la voce "Lettori attivi". Questi, più degli stessi libri, devono diventare il centro delle attività della Rete

martedì 2 gennaio 2018

Dirk Gently, agenzia investigativa olistica / Douglas Adams, Mondadori, 2012


Storia strampalata ma di successo dell'autore della più celebre "guida galattica per autostoppisti". Un modo e un'occasione letteraria per fare ironia sulla vita e l'educazione nei college inglesi (Cambridge). Molti giochi di parole. Molti non sense. Molte assurdità che possono aiutarci a comprendere meglio la realtà. Molte riflessioni che richiedono di essere rilette almeno due volte per essere certi di averle, forse, comprese.
In cammino verso le beatitudini. Poesie e Preghiere / Paolo Pasqualetti, Pontedera, 2017 (stampa Bandecchi & Vivaldi, 63 p.)

La poesia è un oggetto tecnicamente molto complesso, con una lunga storia alle spalle, ma che nasce da bisogni antichi e profondamente radicati nell'uomo: il desiderio di esprimere con le parole i propri sentimenti, i propri stati emotivi, il senso e il modo con cui si sta al mondo, l'offrirsi agli altri e la necessità di rendersi visibili e di essere amati. E molto altro, tra cui, il bisogno di comunicare la proprie sofferenze e le proprie angosce. La necessità di chiedere aiuto.
I poeti, grandi o piccoli che siano, letterati, filologi o sgrammaticati, un po' come i pittori, usano pennelli e colori, ovvero parole e ritmo, per come sanno e possono, per raccontarsi e raccontarci qualcosa. Per chiamarci.
E di poeti, per fortuna, ce ne sono tanti. Di diverso valore e spessore, certo, ma tanti. E scrivono. E pubblicano, lasciando traccia di sé. Contribuendo ad arricchire e a volte a confondere, come le tele di Jackson Pollock, il nostro immaginario.
Pontedera, per fortuna, da almeno un paio di secoli, è una terra di poeti. Di diverso conio, formato, passione, spessore, intensità..... Ma ci sono.
Paolo Pasqualetti è entrato da poco a far parte di questa schiera. Ci vorrà ancora un po' di tempo per misurare la sua arte. E io non sono la persona più adatta per commentare i suoi versi. Mi limito solo ad osservare che, come annuncia già il titolo, in effetti molti di suoi scritti hanno il sapore di preghiere. Francescane.
Nei mesi scorsi lo si poteva incontrare in mezzo al corso Matteotti o alla stazione di Pontedera a vendere le sue poesie. Una ad una. Su fogli stampati da computer. Fotocopiati più volte. Ora, grazie ad alcuni amici e al sostegno della tipografia Bandecchi & Vivaldi, ha raccolto questi testi in un libriccino di 60 pagine e li vende in proprio e presso le librerie di Pontedera.
Che la buona sorte sia con Paolo.