Morto Stalin, se ne fa un altro / film di Armando Iannucci, Wonder pictures (produzione Uk, Francia, Usa, ecc.). Post lungo.
Stasera all'Agorà di Pontedera ho visto un film veramente notevole di un genere che comprende la storia, la commedia nera, l'horror e molto altro ancora.
La vicenda, splendidamente recitata da Steve Buscemi e Simon Russell Beale (su tutti), coinvolge Stalin (dittatore di tutte le Russie) e gli uomini che formavano il gruppo ristretto alla guida della Russia sovietica nel marzo del 1953 (una specie di corte zarista sotto la forma di un governo di una repubblica socialista).
L'evento che scatena la commedia horror che si conclude nel film con la liquidazione di Berja (il ministro poliziotto che gestì per anni la politica di terrore e di sterminio dei comunisti russi voluta anche da Stalin) e che apre le porte all'ascesa al potere supremo di Nikita Krusciov (il futuro nuovo satrapo destinato ad un breve "regno di 8 anni") è la morte di Stalin. Per altro la morte di Berja nel film di Iannucci è anticipata di qualche mese rispetto alla sua data reale. Ma le dinamiche dei conflitti di potere che si scatenarono dopo la morte del grande dittatore comunista sono ricostruite con il massimo di fedeltà storica, rispetto agli strumenti (e alle esigenze) di un film (che non vuole essere quindi un mero documentario).
Così la morte di Stalin e l'inizio della successione sono trattati una serie di gags comiche e contemporaneamente drammatiche degne di Chaplin e del suo "Grande Dittatore" (in quel caso fascista, anzi nazista).
Per quello che ho letto e ne so, le vicende narrate e i dialoghi curati dallo stesso Iannucci (figlio di un napoletano immigrato in Scozia, ma nato e cresciuto culturalmente in Inghilterra) sono verosimili e agghiaccianti. E aggiungo che trovo l'abilità con cui è stata scritta e girata la sceneggiatura veramente stupefacente.
Il film spalanca le porte su quella folle corte repubblicana che fu il vertice (Praesidium, Politburo) del Partito comunista dell'Unione Sovietica alla vigilia della morte di Stalin e lo fa con un'ironia, un umorismo, un sarcasmo, una cattiveria e una forza che mescola commedia e terrore. Ne esce fuori un mix esplosivo che solo la comicità inglese (probabilmente) può riuscire a gestire con un forte risultato che a me ha provocato un'emozione fortissima. Un cazzotto nello stomaco. Nonostante il film venga presentato come "Commedia", in realtà non si ride. O almeno le 100 persone che erano in sala stasera non le ho mai sentite ridere.
Non a caso comunque che questa pellicola nasca in Inghilterra. Il mondo inglese ha partorito sulla storia della russia rivoluzionaria (si fa per dire) quei due grandi capolavori di George Orwell che sono "La fattoria degli animali" e "1984", di cui probabilmente sono debitori sia la graphic novel di Fabien Nury e Thierry Robins (che non ho letto, ma mi riprometto di farlo, perchè il film risulta tratto proprio da questa graphic novel intitolata "La morte di Stalin") sia, ritengo, lo stesso film.
Le pagine di storia che vengono snocciolate nel film, con un ritmo serrato, con lievità e durezza sono drammatiche e terribili.
Il rischio che lo spettatore corre vedendo il film è che può pensare che la pellicola sia il frutto di fantasia o che la storia comunque sia volutamente esagerata. In sostanza uno spettatore poco informato sulle vicende storiche russe potrebbe tendere a "banalizzare" le vicende tragicamente agghiaccianti che vede scorrere davanti e prendere per macchiette le personalità politiche di cui la pellicola narra le vicende. Ma anche se fosse così, beh è un rischio che vale assolutamente la pena di correre. La speranza è che il film venga visto dal maggior numero di persone e che soprattutto i giovani lo guardino, assorbendolo come un vaccino rispetto ad una delle idee più assassine e stragiste prodotte dal XIX e dal XX secolo.
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