Porti aperti: l'orizzonte del PD
Renzi e i "renziani" contano ancora molto nel PD. Forse, come ha gridato Lui all'assemblea dell'Ergife, sono ancora maggioranza. Si vedrà. Certo lo sono tra i gruppi parlamentari. Ma se il fu segretario ha forse ancora i numeri per controllare in parte le dinamiche del partito, quando si passa alle idee, beh, quelle del finalmentedimessosi paiono piuttosto confuse e astiose. Storditi e inaciditi dai risultati dalle elezioni politiche e da quelle amministrative, è normale che i Renzianos non sappiano che pesci prendere. Per questo di solito ci si dimette e ci si prende il tempo che serve per riflettere. Ma i Renzianos non sono così. Sognano napoleoniche rivincite.
Ma al di là dello stile, quello che alla fine conta sono le mosse concrete. E per elaborare le scelte giuste, occorrerebbe fermarsi a riflettere e ascoltare la voce di chi ancora appartiene come militante al partito (se si vuole essere sostenuti dai militanti), di chi sostiene di averlo votato il Pd (se si vuole essere ancora votati) e di chi potrebbe partecipare ad un'alleanza con il PD e potrebbe dare una mano ad arginare l'ondata nazionalqualunquista che dilaga e sta consolidando una forte egemonia nel Paese.
Che nel frattempo al PD tocchi recitare, in Parlamento e in tanti comuni, il ruolo dell'opposizione, è scontato. Allora prendiamo la cosa come un'opportunità. Per riorganizzarci. Senza l'affanno di dover far bene subito. Magari formiamo un governo ombra (chiamando anche alcuni amici della futura coalizione di Centro Sinistra, perchè da soli non si andrà da nessuna parte). Diamoci un programma minimo. Andiamo a cercare nuovi alleati per costruire un futuro diverso dal presente nazionalqualunquista in cui siamo.. immersi.
Che nel frattempo al PD tocchi recitare, in Parlamento e in tanti comuni, il ruolo dell'opposizione, è scontato. Allora prendiamo la cosa come un'opportunità. Per riorganizzarci. Senza l'affanno di dover far bene subito. Magari formiamo un governo ombra (chiamando anche alcuni amici della futura coalizione di Centro Sinistra, perchè da soli non si andrà da nessuna parte). Diamoci un programma minimo. Andiamo a cercare nuovi alleati per costruire un futuro diverso dal presente nazionalqualunquista in cui siamo.. immersi.
Stiliamo 10 valori forti da condividere con gli Italiani e lavoriamoci sopra.
Cominciamo dal lavoro? Bene. Facciamolo.
Democrazia e regole del gioco? Ok.
Poi vogliamo parlare di Europa come ideale per le nuove e le vecchie generazioni. Meglio
Accoglienza e capacità di integrarci con i migranti. Serve una politica dei porti aperti. Fissiamo la cosa. E poi teniamo il punto.
Impresa come elemento strategico per lo sviluppo del paese? Perchè no.
Straordinari investimenti in infrastrutture culturali: musei, biblioteche, teatri, archivi, cinema, musica. Insomma un piano serio e credibile.
L'anno prossimo ci aspetta un'altra doppia tornata elettorale impegnativa. Guardiamo a questa con il respiro lungo e non col fiato corto.
Sosteniamo politiche in cui crediamo e non inseguiamo né il nazionalista, razzista, egoista ed autoritario Salvini, nè il qualunquismo ciarlatano e pressapochista di Grillo e Di Maio, di cui dobbiamo smettere di dire che sono populisti (non foss'altro perchè essere a favore del popolo non può essere un elemento negativo). Per loro l'accusa di populismo è vento in poppa. Per noi un boomerang. Il Pd deve rimanere favorevole all'integrazione europea, all'accoglienza dei migranti (su cui dovremmo investire di più a partire dalla scuola e dai processi di alfabetizzazione) e contrari invece a dare le armi ai cittadini per farsi giustizia da soli. Più soldi nella scuola e più soldi nella cultura. Questa è la linea della civiltà e della divisione tra il noi di Centro-sinistra e la destra nazionalqualunquista.
Dobbiamo convincere una parte del popolo italiano, che non era fino ad un decennio fa a maggioranza nè razzista, nè qualunquista e nemmeno nazionalista, a tornare a pensare positivo; ad essere accogliente e a resistere alle scorciatoie autoritarie, pistolere ed egoiste. Non sarà facile, ma è il nostro dovere morale, prima che politico.
In sostanza c'è tutto un lavoro culturale da fare per ricostruire un orizzonte comportamentale del centro sinistra e per far sì che le quattro grandi anime del PD (quella socialista, quella comunista, quella liberale e quella cattolica) trovino un nuovo e più collaborativo livello di integrazione e generino nuove speranze raggiungibili, che sappiano tenere insieme diritti e doveri dei cittadini e produrre proposte politiche e amministrative efficaci.
Questa ricostruzione culturale (che non rottama e non manda via nessuno, semmai cerca di far tornare a casa qualcuno) è il cuore del lavoro da fare. Perchè sta saltando il legame tra il PD e una parte dei ceti impoveriti di questo paese, sta tramontando il legame ideologico tra il PD e aree importanti di questo paese (Emilia, Toscana, Umbria), e si assiste anche all'indebolimento del rapporto tra PD e i ceti produttivi, operosi, imprenditoriali.
Vogliamo mettere in atto strategie per rovesciare questa deriva? Se non lo faremo, il nazionalqualunquismo dilagherà e sarà egemone a lungo, producendo guasti e rischi.
Ma per cambiare registro occorre che i Renzianos dismettano le loro arroganti incertezze e gli Antirenzianos abbandonino i sogni di rivincita. Se invece gli uni e gli altri continueranno a guardarsi in cagnesco non partirà alcun dialogo attivo con le masse che resteranno ancorate alla paura, all'egoismo, al razzismo e al nazionalismo: tutti sentimenti che montano e che trovano terreno fertile in una popolazione sempre più anziana, attratta dalle sirene sbagliate. Senza un nostro cambio di passo il lavoro di sfilacciamento continuerà. E quando saranno saltati tutti i collanti culturali nel centrosinistra (in un contesto in cui il cattolicesimo di sinistra fatica persino a giovarsi dell'esempio e delle parole di Papa Bergoglio), quando la disarticolazione del Pd diventerà definitiva, allora il Paese (inteso come stato, regioni e comuni) galleggerà in un liquido bipolarismo tra Centro Destra (a trazione Salvini) e M5S, con tutto attorno un proliferare di liste apparentemente "civiche", ma nella sostanza legate agli atavici e autistici "particularismi".
Cominciamo dal lavoro? Bene. Facciamolo.
Democrazia e regole del gioco? Ok.
Poi vogliamo parlare di Europa come ideale per le nuove e le vecchie generazioni. Meglio
Accoglienza e capacità di integrarci con i migranti. Serve una politica dei porti aperti. Fissiamo la cosa. E poi teniamo il punto.
Impresa come elemento strategico per lo sviluppo del paese? Perchè no.
Straordinari investimenti in infrastrutture culturali: musei, biblioteche, teatri, archivi, cinema, musica. Insomma un piano serio e credibile.
L'anno prossimo ci aspetta un'altra doppia tornata elettorale impegnativa. Guardiamo a questa con il respiro lungo e non col fiato corto.
Sosteniamo politiche in cui crediamo e non inseguiamo né il nazionalista, razzista, egoista ed autoritario Salvini, nè il qualunquismo ciarlatano e pressapochista di Grillo e Di Maio, di cui dobbiamo smettere di dire che sono populisti (non foss'altro perchè essere a favore del popolo non può essere un elemento negativo). Per loro l'accusa di populismo è vento in poppa. Per noi un boomerang. Il Pd deve rimanere favorevole all'integrazione europea, all'accoglienza dei migranti (su cui dovremmo investire di più a partire dalla scuola e dai processi di alfabetizzazione) e contrari invece a dare le armi ai cittadini per farsi giustizia da soli. Più soldi nella scuola e più soldi nella cultura. Questa è la linea della civiltà e della divisione tra il noi di Centro-sinistra e la destra nazionalqualunquista.
Dobbiamo convincere una parte del popolo italiano, che non era fino ad un decennio fa a maggioranza nè razzista, nè qualunquista e nemmeno nazionalista, a tornare a pensare positivo; ad essere accogliente e a resistere alle scorciatoie autoritarie, pistolere ed egoiste. Non sarà facile, ma è il nostro dovere morale, prima che politico.
In sostanza c'è tutto un lavoro culturale da fare per ricostruire un orizzonte comportamentale del centro sinistra e per far sì che le quattro grandi anime del PD (quella socialista, quella comunista, quella liberale e quella cattolica) trovino un nuovo e più collaborativo livello di integrazione e generino nuove speranze raggiungibili, che sappiano tenere insieme diritti e doveri dei cittadini e produrre proposte politiche e amministrative efficaci.
Questa ricostruzione culturale (che non rottama e non manda via nessuno, semmai cerca di far tornare a casa qualcuno) è il cuore del lavoro da fare. Perchè sta saltando il legame tra il PD e una parte dei ceti impoveriti di questo paese, sta tramontando il legame ideologico tra il PD e aree importanti di questo paese (Emilia, Toscana, Umbria), e si assiste anche all'indebolimento del rapporto tra PD e i ceti produttivi, operosi, imprenditoriali.
Vogliamo mettere in atto strategie per rovesciare questa deriva? Se non lo faremo, il nazionalqualunquismo dilagherà e sarà egemone a lungo, producendo guasti e rischi.
Ma per cambiare registro occorre che i Renzianos dismettano le loro arroganti incertezze e gli Antirenzianos abbandonino i sogni di rivincita. Se invece gli uni e gli altri continueranno a guardarsi in cagnesco non partirà alcun dialogo attivo con le masse che resteranno ancorate alla paura, all'egoismo, al razzismo e al nazionalismo: tutti sentimenti che montano e che trovano terreno fertile in una popolazione sempre più anziana, attratta dalle sirene sbagliate. Senza un nostro cambio di passo il lavoro di sfilacciamento continuerà. E quando saranno saltati tutti i collanti culturali nel centrosinistra (in un contesto in cui il cattolicesimo di sinistra fatica persino a giovarsi dell'esempio e delle parole di Papa Bergoglio), quando la disarticolazione del Pd diventerà definitiva, allora il Paese (inteso come stato, regioni e comuni) galleggerà in un liquido bipolarismo tra Centro Destra (a trazione Salvini) e M5S, con tutto attorno un proliferare di liste apparentemente "civiche", ma nella sostanza legate agli atavici e autistici "particularismi".
Solo un maggior spirito di squadra dell'area vasta del Centro sinistra può salvarci. E questa squadra deve imporsi come obbligo morale quello di non rottamare proprio nessuno. Perchè c'è bisogno di tutte le risorse e di tutte le intelligenze per arginare il nazionalqualunquismo. Prima ce ne renderemo conto, meglio sarà.
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