martedì 17 settembre 2019

Via dalla pazza classe. Educare per vivere / Eraldo Affinati,

Via dalla pazza classe. Educare per vivere / Eraldo Affinati, Mondadori, 2019, pp. 244, 18€
Il libro di Affinati è un bel saggio di pedagogia pratica che merita di essere letto, sottolineato (a patto che uno se ne compri una copia personale), meditato e rimuginato. Io almeno ho fatto così. Ma cosa racconta? Essenzialmente delle scuole che Affinati, la moglie e tanti suoi amici e collaboratori, tutti rigorosamente volontari, hanno messo su partendo da una prima esperienza romana che continua a crescere. E' in queste scuole che due volte alla settimana si accolgono migranti che vogliono imparare l'italiano e alfabetizzarsi, fuori da vincoli burocratici ed indipendentemente dal fatto che abbiano o non abbiamo il permesso di soggiorno o siano in regola con tutte le procedure burocratiche. Perchè per Eraldo Affinati i migranti (di qualunque tipo e provenienza) sono oggi l'equivalente dei ragazzi di Barbiana di Don Milani. Sono loro i nuovi dannati della terra e verso di loro noi, ricchi e alfabetizzati, abbiamo un grande debito morale. Un debito che non si ferma all'accoglienza, ma si allarga all'obbligo di fornire loro le parole e gli strumenti linguistici per farsi capire e per esprimere sentimenti e abilità nel paese in cui si trovano a transitare: in questo caso l'Italia.
Il libro racconta le motivazioni che hanno portato Affinati a procedere su questa strada, l'esperienza della scuole "Penny Wirton" che lui ha messo su e di cui ha favorito la diffusione sul territorio nazionale, le modalità di funzionamento di queste scuole e le straordinarie esperienze vissute da lui e dai suoi amici volontari che in questi progetti educativi riversano il loro impegno, donando il loro tempo a chi ha bisogno di imparare a esprimersi in italiano.
Aggiungo che nel libro c'è molto di più.
Ci sono tante storie e riflessioni di Affinati su una varietà infinita di persone e di situazioni, di collaboratori e di istituzioni con cui si è confrontano. Ci sono i maestri di vita che l'hanno ispirato, a cominciare dall'onnipresente Don Milani. Ci sono pagine dedicate allo scrittore Silvio D'Arzo (l'autore del racconto "Penny Wirton e sua madre", che in realtà di chiamava Ezio Comparoni, morto giovanissimo). C'è la vita e l'autobiografia di Affinati, la storia dei suoi genitori e dei suoi nonni. C'è la sua esperienza di insegnate nelle scuole professionali di Roma. C'è la spiegazione del sottotitolo che suona: "Educare per vivere". E molto, molto di più.
Quest'estate ho avuto la fortuna di partecipare alla presentazione del libro, di sentire una sua lezione sull'"Infinito" di Leopardi e di sentirlo riassumere a braccio, col suo stile coinvolgente, pratico, familiare, da artigiano della scrittura, il contenuto della sua pedagogia dell'accoglienza e dell'incontro. E' stata una bella esperienza. Per questo suggerisco di leggere questo libro. In particolare agli amici dei doposcuola di Shalom, agli insegnanti dei CIF, agli amici che seguono i progetti di sostegno alla lettura per migranti organizzati dalla Rete Bibliolandia. E più in generale lo consiglio a tutti coloro che intendano confrontarsi con l'insegnamento della lingua italiana agli stranieri. Ne trarranno molti spunti di sicuro.




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