ERBA VOLANT
"Erba volant" di Renato Bruni dovrebbe diventare un best seller. Nel paese dei pollici verdi, dove si pubblicano diverse riviste su piante, fiori e giardini, il testo di Bruni (è associato di Botanica/Biologia farmaceutica all'Università di Parma) contiene un'opera di quelle che aprono la mente e che fanno persino sognare. Il sottotitolo "Imparare l'innovazione dalle piante" (Codice Edizioni, 2015) spiega il taglio del testo che è divulgativo e a tratti accattivante. Ora non voglio dire che si legga proprio come un romanzo ma l'idea che molte delle scoperte e delle innovazioni di cui abbiamo bisogno per migliorare la qualità della nostra vita ce le possano "regalare" le piante che le hanno già elaborate nel corso di milioni di anni per garantirsi la sopravvivenza nelle situazioni più difficili del pianeta, porta con sè una quantità di ministorie e di racconti che impressiona e stupisce. Ma, ripeto, non è un testo per esperti. Semmai per curiosi che intendano capire quanta saggezza e quanta cultura la natura ha darwinianamente elaborato e può donarci se solo ci prendiamo la briga di studiarla con attenzione e di amarla. Nella Rete Bibliolandia c'è solo una copia di questo testo. Stamani la restituisco alla Biblio Gronchi ed essendo già prenotata da una persona per un mese non potrà essere preesa in prestito da altri. Ma potrà essere prenotato. Questo sì. Vediamo dunque se Erba Volant raggiungerà le 50 prenotazioni standard di un testo di Malvaldi o quelle della Agnello Hornby. Temo di no. Ed è un peccato che la scienza, anche quando assume vesti divulgative come queste, non trovi moltissimi lettori. Non so se in questa scarsa lettura di libri di divulgazione scientifica ci sia anche la responsabilità di noi bibliotecari prevalentemente umanisti e romanzofili. Ma, per quanto possa valere la mia parola, confermo che "Erba volant" è un bel romanzo scientifico sulla natura e sulla sapienza che piante e alberi contengono dentro di sè e sono disposti a regalarci, se solo siamo disposti ad occuparci della cosa. Aggiungo, arditamente, che solo quando anche in Italia cominceremo ad occuparci con maggiore attenzione di queste cose faremo davvero un bel passo in avanti. E infine concludo sottolineando che l'unico handicap del libro è la bibliografia: tutta rigorosamente in inglese. Ma rassicuro subito che si trova alla fine del testo il quale, confermo, è scritto in un italiano piano e godibilissimo.
Nessun commento:
Posta un commento