mercoledì 13 gennaio 2021

Si possono prevedere le pandemie?

Chi leggerà "Spillover. L'evoluzione delle pandemie" di David Quammen (ma il sottotitolo inglese è più chiaro e recita: Animal Infections and the Next Human Pandemic), risponderà da solo alla domanda se si possono prevedere le pandemie.

Lo scrittore e divulgatore scientifico (in particolare pubblica per "National Geographic") ha messo insieme un volumone di 600 pagine, uscito negli USA nel 2012 e tradotto per gli italiani nel 2014. Con uno stile investigativo impeccabile, Quammen racconta l'avventurosa e pericolosa lotta condotta da medici, scienziati, virologi e molti altri contro diversi batteri e virus letali, presenti sul pianeta, a cominciare da Ebola, per proseguire con l'HIV-1 e HIV2 (l'Aids)  per finire con la SARS e con la famiglia dei coronoravirus, a cui appartiene anche Covid-19.

In particolare Quammen insegue i salti di specie dei virus e il fenomeno della zoonosi. Segue i batteri e i virus negli animali "ospiti" o "serbatoio", quelli che portano dentro di sé i virus senza subirne danni; poi li rintraccia negli animali "amplificatori", i quali trasmettono i virus ad altri animali e spesso all'uomo. Infine ricostruisce come virus e batteri colpiscono gli uomini e quali danni procurano loro.

Il libro, per certi aspetti, è più terrificante degli horror o dei thriller di Stephen King, perchè se i racconti di King sono frutto della fantasia dell'autore, le storie di Quammen, ahinoi, sono maledettamente vere e ben documentate. Il volume contiene (ma solo alla fine, per non disturbare il ritmo incalzante del racconto) una sessantina di pagine tra note, bibliografia e indici tematici che sono costruiti per dare ulteriore solidità al volume. Chi vuol saperne di più, può farlo. Deve solo conoscere l'inglese.

Quindi da una parte il libro racconta decine di avventurose cacce ai virus e ai batteri (un po' in tutte le parti del mondo, ma con particolare attenzione all'Africa, all'Asia e all'Australia), inseguendo i "cattivi invisibili" nelle loro basi all'interno degli animali (con note particolarmente inquietanti rispetto al mondo dei pipistrelli, non a caso riportati in una copertina tutta nera che campeggia nell'edizione italiana). Dall'altra si sforza di presentare le ragioni che sottendono allo sviluppo delle epidemie causate dalle infezioni animali. Infine effettua alcune previsioni rispetto alle possibili nuove e sconosciute epidemie che potrebbero manifestarsi. E tra le ipotesi che avanzava nel 2012 (anno di pubblicazione del libro) si ritrovano molti degli ingredienti e delle piste di ricerca che la pandemia del Covid 19, esplosa nel 2020, ci ha fatto conoscere: i pipistrelli come animali ospiti, altri animali commestibili (ad es. quelli presenti sul mercato di Wuhan) come amplificatori e trasmettitori del virus all'uomo, la tecnica del salto di specie da un animale all'altro e poi all'uomo, la mutevolezza del virus, le varianti, ecc. ecc.

Sarà che ormai da un anno non si parla d'altro che di pandemie e di salto di specie, ma il libro (pensato e scritto una decina di anni fa) oltre a renderci più chiaro il senso di quello che ci sta accadendo, ci fornisce alcune spiegazioni su perchè tutto questo sta accadendo e ci aiuta a riflettere sulla crisi ecologica che sembra sottendere alle pandemie.

Particolarmente efficaci le pagine dedicate all'esplosione demografica che caratterizza i Sapiens (quando sono nato io negli anni '50 erano 3 miliardi sulla Terra e oggi sono quasi 8) e alla complessa e spesso distruttiva interazione tra i Sapiens e l'ambiente, a cui l'autore riconduce alcune delle ragioni delle crisi pandemiche.

Ma le crisi pandemiche si possono prevedere? Sì. Ma un po' come i terremoti. Ce ne sono state in passato (ma la globalizzazione è in grado oggi di amplificarle e renderle ancora più diffuse) e ce ne saranno in futuro. Batteri e virus cattivissimi e nocivi per l'uomo in natura ce ne sono più di quanti si immagina (a cominciare dai coronavirus e da quelli a base RNA) e più l'uomo invaderà e trasformerà gli habitat naturali, più andrà loro incontro e si procurerà un sacco di guai. Perchè una cosa è prevedere le pandemie e un'altra arginarle e renderle rapidamente inoffensive in un mondo sempre più interconnesso. Ogni virus è un'incognita e alcuni possono mutare continuamente e rapidamente. Insomma, non è affatto facile fermarli.

Il libro merita una ventina di ore di lettura. Sono ore ben spese, se si vuol capire, anche senza essere specialisti, la complessità dei fenomeni con cui si ha a che fare. Si trova nelle librerie ad un costo economico (14€), ma ce ne sono copie anche nelle biblioteche comunali di Bibliolandia.



lunedì 11 gennaio 2021

La democrazia dei followers?

Questo il titolo di uno degli ultimi testi pubblicati dallo storico contemporaneista pisano Alberto Mario Banti. Si tratta di un piccolo volume, a carattere divulgativo (edizioni Laterza, 2020, p. 97, senza appendici, € 14) che affronta diverse tematiche, dal neoliberismo al "banal-nazionalismo" (p.38), dalla cultura mainstream agli immaginari collettivi, mutuando quasi tutti i materiali da un ben più denso e corposo volume che Banti aveva dedicato alla cultura di massa (cfr. dello stesso autore "Wonderland. La cultura di massa da Walt Disney ai Pink Floyd", Laterza 2017).

Il testo è agile e si legge bene, ma, ad essere sincero, risulta un po' troppo semplificata l'analisi di una realtà sociale e politica (in cui si inserisce anche quella italiana) che non può essere banalizzata oltre una certa soglia, se non rischiando di renderla ancora più incomprensibile: sia ai vecchi che l'hanno vissuta che ai giovani che la vivono senza mostrare di capirci un gran che.

Le fonti analitiche di riferimento di Banti paiono quelle della controcultura marxisteggiante e di una sociologia della cultura sostanzialmente "anticapitalista" e "orwelliana" che pur non prive di suggestioni e stimoli finiscono però per procedere più per autoconvincimento che non per dimostrazioni forti (le tabella allegate sono comunque interessanti).

Così, tanto per fare un esempio, della democrazia dei followers (argomento, la cui eviscerazione ci saremmo aspettati conducesse ad una accanita analisi dei social media: data invece per scontata) si colgono per lo più gli aspetti negativi e si ignorano gli elementi "positivi", nonchè l'intreccio che lega gli uni agli altri. Difficile è infatti fare i conti, fino in fondo e in maniera convincente, con una realtà in cui i livelli di consapevolezza e di conoscenza sono così dilatati (e inimmaginabili, a livelli di massa, anche solo fino a vent'anni fa) e allo stesso tempo permane e a tratti sembra prevalere l'antico fenomeno del gregarismo sociale e del "eroe" come deus ex machina.

Ma si può oggi fare sociologia e storia della cultura (incluso la parte che riguarda la politica e la democrazia) senza intrattenere un dialogo attivo con le neuroscienze, la biologia, l'evoluzionismo, l'antropologia, l'ecologia, ecc.?

sabato 9 gennaio 2021

Pisacane, Nello Rosselli, la politica e la storia

Carlo Pisacane, Nello Rosselli, la storia e la politica.
"La politica è un'infida distesa di sabbie mobili: finché te ne tieni lontano, stupisci che quei che vi sono capitati in mezzo non riescano a sottrarvisi più, e gestiscano e gridino come gente invasata. Ma se per caso ti ci avventuri anche tu, presto ti accorgi che l'uscirne è pressoché impossibile: vi affondi lentissimamente, ma senza mercé" (p. 161).
La citazione (quasi preveggente della sua tragica biografia) è tratta da un bel libro scritto da Nello Rosselli (lo storico allievo di Gaetano Salvemini), in cui viene ricostruita la biografia di Carlo Pisacane, il militante mazziniano guidò la spedizione di Sapri. Si trova in un libro scritto circa 100 anni fa, che, al pari del volume dedicato da Rosselli a "Mazzini e Bakunin", getta una luce veritiera, per quanto è possibile, su alcuni protagonisti del nostro risorgimento.
Segnalo il testo (intitolato Carlo Pisacane nel risorgimento italiano, Einaudi, 1977) sperando che altri trovino la voglia e la curiosità di cercarlo (nelle nostre biblioteche comunali è presente), di leggerlo e di meditarlo.
La storia non è magistra vitae. O almeno lo è raramente. Ma spesso, quando non è manipolata, è prezioso disincanto.
Nello Rosselli non dipinge un Pisacane "eroe risorgimentale", non costruisce un retorico monumento, ma ci fornisce una ricostruzione prosaica, disincantata e umanissima dell'uomo, delle sue idee sociali e politiche e delle sue relazioni.