Questo il titolo di uno degli ultimi testi pubblicati dallo storico contemporaneista pisano Alberto Mario Banti. Si tratta di un piccolo volume, a carattere divulgativo (edizioni Laterza, 2020, p. 97, senza appendici, € 14) che affronta diverse tematiche, dal neoliberismo al "banal-nazionalismo" (p.38), dalla cultura mainstream agli immaginari collettivi, mutuando quasi tutti i materiali da un ben più denso e corposo volume che Banti aveva dedicato alla cultura di massa (cfr. dello stesso autore "Wonderland. La cultura di massa da Walt Disney ai Pink Floyd", Laterza 2017).
Il testo è agile e si legge bene, ma, ad essere sincero, risulta un po' troppo semplificata l'analisi di una realtà sociale e politica (in cui si inserisce anche quella italiana) che non può essere banalizzata oltre una certa soglia, se non rischiando di renderla ancora più incomprensibile: sia ai vecchi che l'hanno vissuta che ai giovani che la vivono senza mostrare di capirci un gran che.
Le fonti analitiche di riferimento di Banti paiono quelle della controcultura marxisteggiante e di una sociologia della cultura sostanzialmente "anticapitalista" e "orwelliana" che pur non prive di suggestioni e stimoli finiscono però per procedere più per autoconvincimento che non per dimostrazioni forti (le tabella allegate sono comunque interessanti).
Così, tanto per fare un esempio, della democrazia dei followers (argomento, la cui eviscerazione ci saremmo aspettati conducesse ad una accanita analisi dei social media: data invece per scontata) si colgono per lo più gli aspetti negativi e si ignorano gli elementi "positivi", nonchè l'intreccio che lega gli uni agli altri. Difficile è infatti fare i conti, fino in fondo e in maniera convincente, con una realtà in cui i livelli di consapevolezza e di conoscenza sono così dilatati (e inimmaginabili, a livelli di massa, anche solo fino a vent'anni fa) e allo stesso tempo permane e a tratti sembra prevalere l'antico fenomeno del gregarismo sociale e del "eroe" come deus ex machina.
Ma si può oggi fare sociologia e storia della cultura (incluso la parte che riguarda la politica e la democrazia) senza intrattenere un dialogo attivo con le neuroscienze, la biologia, l'evoluzionismo, l'antropologia, l'ecologia, ecc.?
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