La Svizzera. Storia di un popolo felice di Denis De Rougemont
Ci sono libri che allargano il nostro orizzonte. Credo che questo testo sulla storia della Svizzera e su certe sue tradizioni di un autore di cui non sapevo nulla fino a pochi giorni fa, abbia allargato i miei spazi mentali. Spero in meglio.
Credo che la Svizzera costituisce un esempio interessante di città e regioni che coltivano la propria indipendenza, autonomia, singolarità, in sostanza le proprie diversità. Eppure da almeno 500 anni tutto questo lo fanno partecipando ad un insieme di governi confederati e in un regime di pace e di non coinvolgimento nella sanguinose guerre europee. Ok, ok. Sono isolati dal resto dell'Europa da montagne altissime di cui in qualche forma sono prigionieri culturali. Ma al di là delle battute e degli stereotipi, la Svizzera costituisce un esempio interessante di città, paesi e province che stanno insieme coltivando le differenze e le specificità, parlando lingue diverse e bilanciando con grande equilibro ruoli e poteri.
Un libro da meditare.
venerdì 21 ottobre 2016
Monsieur Ibrahim e fiori del Corano di Eric-Emmanuel Schmitt (E/o edizioni)
Piccola importante lettura per tutti. Un testo che fa riflettere dolcemente sulle differenze e sull'ignoranza degli uomini, ma anche sulla loro forza e sulla capacità di crescere, riscattarsi, adattarsi al mondo con sensibilità. Una favola, certo, letta con gli occhi di una adulto. Ma molto di più se a leggerla è un ragazzo che ha voglia di capire. Si svolge a Parigi ed ha per protagonista un ragazzo ebreo che dopo la scomparsa della madre e la morte del padre decide di farsi adottare da un negoziante arabo o per meglio dire un musulmano sufi. Favola moderna molto intrigante. Consigliata per i ragazzi e ancora di più per gli adulti.
Piccola importante lettura per tutti. Un testo che fa riflettere dolcemente sulle differenze e sull'ignoranza degli uomini, ma anche sulla loro forza e sulla capacità di crescere, riscattarsi, adattarsi al mondo con sensibilità. Una favola, certo, letta con gli occhi di una adulto. Ma molto di più se a leggerla è un ragazzo che ha voglia di capire. Si svolge a Parigi ed ha per protagonista un ragazzo ebreo che dopo la scomparsa della madre e la morte del padre decide di farsi adottare da un negoziante arabo o per meglio dire un musulmano sufi. Favola moderna molto intrigante. Consigliata per i ragazzi e ancora di più per gli adulti.
Don Milani, l'uomo del futuro
Libro complesso quello che ha costruito Eraldo Affinati (L'uomo del futuro, Milano, Mondadori, 2016). Il testo racconta, sotto forma di reportage giornalistico, non solo chi sia stato Don Lorenzo Milani, inseguendolo per i luoghi e le abitazioni della sua vita, ma anche cosa si dovrebbe fare oggi per seguire le orme di don Milani. Il libro si chiede anche chi siano oggi i nuovi poveri da sottoporre ad un ciclo scolastico intensivo e totalizzante come quello elaborato dal prete fiorentino e poi costruisce degli intermezzi di cui è protagonista lo stesso scrittore impegnato ad insegnare italiano agli extracomunitari in situazioni estreme. Ne esce un Don Milani insofferente alle gerarchie incluse quelle ecclesiastiche e un maestro di vita esigente e generoso, un pò come dovrebbero essere i maestri veri. Libro da meditare e da soffrire.
Libro complesso quello che ha costruito Eraldo Affinati (L'uomo del futuro, Milano, Mondadori, 2016). Il testo racconta, sotto forma di reportage giornalistico, non solo chi sia stato Don Lorenzo Milani, inseguendolo per i luoghi e le abitazioni della sua vita, ma anche cosa si dovrebbe fare oggi per seguire le orme di don Milani. Il libro si chiede anche chi siano oggi i nuovi poveri da sottoporre ad un ciclo scolastico intensivo e totalizzante come quello elaborato dal prete fiorentino e poi costruisce degli intermezzi di cui è protagonista lo stesso scrittore impegnato ad insegnare italiano agli extracomunitari in situazioni estreme. Ne esce un Don Milani insofferente alle gerarchie incluse quelle ecclesiastiche e un maestro di vita esigente e generoso, un pò come dovrebbero essere i maestri veri. Libro da meditare e da soffrire.
martedì 18 ottobre 2016
SBN dove va?
SBN resta uno strumento insufficiente per le biblioteche pubbliche. Qualche piccola proposta per migliorarlo
Volevo andare oggi a Firenze per i trent'anni di SBN, il Servizio Bibliotecario Nazionale, di fatto il catalogo elettronico che ci dovrebbe dire se un certo libro è presente o meno sul territorio nazionale e se c'è, dove si trova. Ero attirato dal titolo del convegno organizzato da varie Istituzioni (Regione Toscana in primis), che usa la parola "[ri]cominciare" e parla di "nuove prospettive".
Il lavoro quotidiano mi impedisce di andarci. Peccato!
Se fossi andato, avrei detto che SBN, nell'era di Internet e di Google, nonostante tutti i meriti, resta uno strumento insufficiente per le biblioteche pubbliche italiane.
Per due fondamentali ragioni:
- perchè sostanzialmente scoraggia le adesioni delle singole istituzioni al catalogo SBN;
- e perchè anche le adesioni delle Reti Documentarie ad SBN avvengono nell'impossibilità (concreta) di portarsi dietro i cataloghi elettronici che le Reti hanno accumulato nel tempo (l'alternativa è una migrazione costosissima e quindi irrealizzabile).
In questo modo SBN "ignora" (cioè esclude dal proprio catalogo) diversi milioni di record bibliografici già disponibili presso le singole biblioteche e le singole Reti.
Questo fa sì che oggi in Italia non abbia un catalogo elettronico centralizzato ed unico, presente in internet, ma non adeguato alle esigenze della ricerca bibliografica. Una ricerca che dovrebbe dire a qualunque bibliotecario o a qualunque generico utente che navighi in rete se un determinato libro c'è ed è reperibile nelle biblioteche italiane con una certezza ragionevole. In realtà chi cerchi libri nelle biblioteche italiane, deve ancora moltiplicare le sue ricerche ed...... avere fortuna.
Ciò accade sostanzialmente perchè l'anarchico e squilibrato sistema bibliotecario italiano (che è un prodotto della storia di questo paese) non è, almeno in parte, compatibile con le rigide impostazioni di SBN.
La rigidità in una certa misura è comprensibile. Un SBN troppo "sporco" e anarchico forse farebbe ridere i puristi, che, almeno in questo caso, hanno avuto la meglio. Un vero SBN italiano, che riflettesse lo stato del sistema bibliotecario italiano, diventerebbe uno strumento poco coerente e con una marea di differenze. Ma almeno ci racconterebbe quasi tutto il nostro patrimonio librario disponibile on line. Cosa che ora non accade.
In realtà qualcosa del genere esisteva. L'aveva creato il CNR tramite il CILEA. Era noto come MAI o AZALAI. E fino a quando è rimasto in piedi per diversi bibliotecari (per quello che ne so) era più facile trovare un libro su questo speciale METAOPAC AZALAIche su SBN.
Ora che AZALAI, nonostante le promesse, sembra defunto, andare a cercar libri su SBN è un esercizio obbligatorio, ma non sempre produttivo e con esiti certi. Almeno per i bibliotecari delle biblioteche pubbliche.
Mi auguro che nel convegno di Firenze vengano sollevati questi interrogativi.
Mi sembrano buoni spunti da cui partire per "migliorarsi". Anche se va detto che da soli non bastano.
Perchè poi ci vogliono risorse finanziarie, capacità di gestione e volontà politica per attuarli.
E qui.....
Volevo andare oggi a Firenze per i trent'anni di SBN, il Servizio Bibliotecario Nazionale, di fatto il catalogo elettronico che ci dovrebbe dire se un certo libro è presente o meno sul territorio nazionale e se c'è, dove si trova. Ero attirato dal titolo del convegno organizzato da varie Istituzioni (Regione Toscana in primis), che usa la parola "[ri]cominciare" e parla di "nuove prospettive".
Il lavoro quotidiano mi impedisce di andarci. Peccato!
Se fossi andato, avrei detto che SBN, nell'era di Internet e di Google, nonostante tutti i meriti, resta uno strumento insufficiente per le biblioteche pubbliche italiane.
Per due fondamentali ragioni:
- perchè sostanzialmente scoraggia le adesioni delle singole istituzioni al catalogo SBN;
- e perchè anche le adesioni delle Reti Documentarie ad SBN avvengono nell'impossibilità (concreta) di portarsi dietro i cataloghi elettronici che le Reti hanno accumulato nel tempo (l'alternativa è una migrazione costosissima e quindi irrealizzabile).
In questo modo SBN "ignora" (cioè esclude dal proprio catalogo) diversi milioni di record bibliografici già disponibili presso le singole biblioteche e le singole Reti.
Questo fa sì che oggi in Italia non abbia un catalogo elettronico centralizzato ed unico, presente in internet, ma non adeguato alle esigenze della ricerca bibliografica. Una ricerca che dovrebbe dire a qualunque bibliotecario o a qualunque generico utente che navighi in rete se un determinato libro c'è ed è reperibile nelle biblioteche italiane con una certezza ragionevole. In realtà chi cerchi libri nelle biblioteche italiane, deve ancora moltiplicare le sue ricerche ed...... avere fortuna.
Ciò accade sostanzialmente perchè l'anarchico e squilibrato sistema bibliotecario italiano (che è un prodotto della storia di questo paese) non è, almeno in parte, compatibile con le rigide impostazioni di SBN.
La rigidità in una certa misura è comprensibile. Un SBN troppo "sporco" e anarchico forse farebbe ridere i puristi, che, almeno in questo caso, hanno avuto la meglio. Un vero SBN italiano, che riflettesse lo stato del sistema bibliotecario italiano, diventerebbe uno strumento poco coerente e con una marea di differenze. Ma almeno ci racconterebbe quasi tutto il nostro patrimonio librario disponibile on line. Cosa che ora non accade.
In realtà qualcosa del genere esisteva. L'aveva creato il CNR tramite il CILEA. Era noto come MAI o AZALAI. E fino a quando è rimasto in piedi per diversi bibliotecari (per quello che ne so) era più facile trovare un libro su questo speciale METAOPAC AZALAIche su SBN.
Ora che AZALAI, nonostante le promesse, sembra defunto, andare a cercar libri su SBN è un esercizio obbligatorio, ma non sempre produttivo e con esiti certi. Almeno per i bibliotecari delle biblioteche pubbliche.
Mi auguro che nel convegno di Firenze vengano sollevati questi interrogativi.
Mi sembrano buoni spunti da cui partire per "migliorarsi". Anche se va detto che da soli non bastano.
Perchè poi ci vogliono risorse finanziarie, capacità di gestione e volontà politica per attuarli.
E qui.....
Serge Gruzinski, Abbiamo ancora bisogno della storia? Il senso del passato nel mondo globalizzato (Raffaello Cortina Editore, 2016).
domenica 16 ottobre 2016
Inaugurato il busto a Giovanni Gronchi presso la Biblioteca di Pontedera
Poco fa, davanti a oltre un centinaio di persone, l'Associazione Nazionale dei Carabinieri Sezione di Pontedera, Paolo Morelli e il sindaco di Pontedera, Simone Millozzi, hanno inaugurato il busto del Presidente delle Repubblica, Giovanni Gronchi, realizzato con grande maestria dallo scultore Alessandro Caetani. Era presente anche il Presidente di Geofor che ha sostenuto l'opera. Tra i relatori ufficiali anche un giovane studente del Liceo Scientifico di Pontedera, Mirko Tamburini, che con poche parole ha tratteggiato la figura dello statista.
L'opera di Caetani è particolarmente intensa. Mostra Giovanni Gronchi impegnato ed attivo, ma con un volto familiare e affabile.
La collocazione del busto in biblioteca è particolarmente significativa e va ben oltre la celebrazione ed il ricordo del pontederese più noto degli ultimi secoli.
Infatti oltre a rappresentare la storia del '900 italiano, per molti giovani il Presidente Gronchi potrebbe essere un esempio e, perchè no?, stimolo negli studi e nel percorso di vita. Un percorso che lo condusse dal ginnasio di Pontedera alla Scuola Normale di Pisa, ai banchi del Parlamento a 32 anni, alla fondazione del PPI e poi alla presidenza della Camera dei Deputati nel 1948 e nel 1955 alla Presidenza della Repubblica. Non senza dimenticare la persecuzione fascista a cui risposte ingegnandosi a costruire una propria piccola azienda di vernici: lui che era laureato in lettere.
E' una interessante biografia quella di Gronchi che affonda le sue radici nello spirito di Pontedera e meriterebbe di essere conosciuta meglio. La speranza è che anche questa bella opera d'arte, di cui siamo grati ad Alessandro Caetani, ci aiuti a farlo.
Poco fa, davanti a oltre un centinaio di persone, l'Associazione Nazionale dei Carabinieri Sezione di Pontedera, Paolo Morelli e il sindaco di Pontedera, Simone Millozzi, hanno inaugurato il busto del Presidente delle Repubblica, Giovanni Gronchi, realizzato con grande maestria dallo scultore Alessandro Caetani. Era presente anche il Presidente di Geofor che ha sostenuto l'opera. Tra i relatori ufficiali anche un giovane studente del Liceo Scientifico di Pontedera, Mirko Tamburini, che con poche parole ha tratteggiato la figura dello statista.
L'opera di Caetani è particolarmente intensa. Mostra Giovanni Gronchi impegnato ed attivo, ma con un volto familiare e affabile.
La collocazione del busto in biblioteca è particolarmente significativa e va ben oltre la celebrazione ed il ricordo del pontederese più noto degli ultimi secoli.
Infatti oltre a rappresentare la storia del '900 italiano, per molti giovani il Presidente Gronchi potrebbe essere un esempio e, perchè no?, stimolo negli studi e nel percorso di vita. Un percorso che lo condusse dal ginnasio di Pontedera alla Scuola Normale di Pisa, ai banchi del Parlamento a 32 anni, alla fondazione del PPI e poi alla presidenza della Camera dei Deputati nel 1948 e nel 1955 alla Presidenza della Repubblica. Non senza dimenticare la persecuzione fascista a cui risposte ingegnandosi a costruire una propria piccola azienda di vernici: lui che era laureato in lettere.
E' una interessante biografia quella di Gronchi che affonda le sue radici nello spirito di Pontedera e meriterebbe di essere conosciuta meglio. La speranza è che anche questa bella opera d'arte, di cui siamo grati ad Alessandro Caetani, ci aiuti a farlo.
domenica 9 ottobre 2016
La biblioteca Gronchi di Pontedera apre le sue porte ai lettori del Senegal
Ieri si è tenuto un bell'evento culturale e sociale alla biblioteca Gronchi. La comunità senegalese, particolarmente numerosa, mobilitando anche molti suoi ragazzi e bambini, ha preso atto del fenomeno della dispersione scolastica e della fatica, dell'impegno motivazionale, della costanza che comporta l'educazione scolastica e ha cominciato non solo a ragionarci sopra ma a fare proposte e ad organizzarsi. Mamadou Diop, Dia Papa Demba, Baba Car, il pugile Ali, la giovane Kumba e tanti altri sono intervenuti proponendo un'azione sistematica di sostegno ai percorsi scolastici dei ragazzi senegalesi e, ha aggiunto il consigliere delegato, Floriano Della Bella, ai percorsi scolastici di altre comunità, inclusi gli italiani. La presenza di tanti ragazzi senegalesi voleva testimoniare l'impegno della comunità senegalese che dalle prossime settimane dovrà trovare le giuste forme organizzative per raggiungere gli obiettivi se non si vuole che le parole restino solo parole. E che i sogni, come li ha chiamati Dia Papa, non restino nel cassetto. I leader della comunità dovranno sostenere il progetto e lavorare anche sul coinvolgimento delle famiglie, se davvero si vuole che il progetto riesca. Ma che l'impegno scolastico paghi lo dimostrava in carne e ossa la presenza in sala di Abdou Diouf. Abdou ha 27 anni, è venuto dal Senegal in Italia a 5 anni, ha studiato nelle scuole italiane, si è laureato in biologia all'università di Firenze, sta facendo la specializzazione in biologia, gioca da oltre 10 anni a pallavolo in squadre di serie B e C, tiene una pagina facebook seguitissima e ha scritto il suo primo libro dal titolo "È sempre estate". E si tratta di un libro che vi garantisco vale la pena di leggere e di cui sono contento di aver prestato le 4 copie che possiede la biblioteca Gronchi ad altrettanti ragazzi che spero riescano ad imitare il percorso di vita di Abdou.
Certo c'è anche bisogno delle istituzioni. Della scuola. Del comune. Dei soldi pubblici. Ma soprattutto c'è bisogno dell'associazionismo sociale, culturale e sportivo. C'è bisogno di insegnanti in pensione che abbiano ancora voglia di dare una mano ai ragazzi, di motivarli, di inserirli nello stesso contesto associativo e di farli crescere.
Ma la comunità senegalese deve dialogare di più con l'associazionismo locale. Solo così realizzerà i sogni di tanti suoi giovani.
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