Alla biblioteche scolastiche non bisogna regalare libri, ma bibliotecari
Non ho niente contro la campagna #ioleggoperchè che anche quest'anno ha regalato libri alle biblioteche scolastiche. Faccio il bibliotecario da 36 anni (circa), collaboro con biblioteche scolastiche da altrettanti anni, conosco presidi e dirigenti scolastici, di alcuni suppongo pure di potermi considerare amico, eppure .... eppure sostengo, dopo 35 anni di esperienza professionale, che alle biblioteche scolastiche non servono libri, ma c'è invece bisogno di donare bibliotecari. Bibliotecari veri, in carne ed ossa e bravi.
Dai, Roberto, non ci prendere in giro. Come si fa a donare bibliotecari alle scuole? E poi perchè?
Una bella risposta al perchè è contenuta in un recente libro di Gino Roncaglia (intitolato "L'età della frammentazione. Cultura del libro e scuola digitale", Bari, Laterza, 2018, in particolare nelle pagine da 152 a 197). Ma mi rendo conto che suggerire una risposta contenuta in 45 pagine di un libro non è elegante. Chi non mi conosce, non andrà a leggersi le pagine di Roncaglia. E anche chi mi conosce, non lo farà.
Allora mi trovo costretto a sintetizzare.
Le biblioteche scolastiche sono rimaste (nella stragrande maggioranza dei casi) dei magazzini di libri invecchiati, per lo più ad uso di pochi docenti. Negli ultimi 30 anni in questi magazzini è accaduto quasi niente. Sì, qualcosa è stato catalogato. Qualcosa perfino messo in internet. Qualcosa digitalizzato. Insomma le BS hanno sbattuto sull'automazione, ma senza modificare il loro andazzo soporifero. E questo perchè quasi mai un bibliotecario come si deve è entrato in una biblioteca scolastica.
In taluni casi sono arrivati un po' di libri nuovi (ma soprattutto sono arrivate pessime donazioni), ma bibliotecari come professione comanda quasi mai (e questo per essere ottimisti).
Ma che c'entrano i bibliotecari coi libri delle biblioteche scolastiche? Bella domanda.
Quello che i dirigenti scolastici fingono di ignorare è che i libri non vivono di vita propria. I libri, per funzionare bene, debbono essere somministrati. Servono persone che conoscano bene i lettori e i libri e che sappiano dare, nella maniera giusta, il libro giusto ed in dosi giuste ai lettori. E, credetemi, quella di far leggere gli altri è un'arte. Una grande arte, che non ha niente da invidiare a quella dei pittori o dei calciatori. Anche se è molto meno pagata, perchè non interessa per niente al grande pubblico e nemmeno ai ricchi.
Ovviamente per i libri aspirina va bene anche il fai da te, ma per i buoni libri, per i libri che aiutano a crescere, lì serve il bibliotecario che suggerisce, propone, mette davanti le letture giuste, ascolta i gusti delle persone, sa come incoraggiarle a leggere. Almeno a provarci. Ma tutto questo la scuola italiana non è in grado di capirlo. Può assumere 140.000 insegnanti di sostegno (per aiutare i ragazzi con disabilità), ma assumere 10.000 bibliotecari veri che aiuterebbero 7 milioni di ragazzi a leggere, questo non sa farlo. Questo è un paese che capisce la parola "salute" (non a caso siamo longevi e anziani), capisce i bisogni sociali (140.000 insegnanti di sostegno, con una media di 20/30 per istituto superiore stanno lì a dimostrarlo), ma la lettura, dai, di incoraggiare alla lettura si può fare a meno (ed infatti in quasi nessun istituto superiore c'è un, leggasi 1, bibliotecario professionale).
Ma è chiaro perchè le cose vanno così, diranno i miei 27 lettori. Nella scuola il mediatore specializzato tra i libri e i ragazzi c'è già. Anzi ce ne sono tanti. Sono gli insegnanti.
Sbagliato, rispondo io. Credere che gli insegnanti siano buoni suggeritori di libri è un inganno. E non solo perchè spesso gli stessi insegnanti non sono buoni lettori, conoscono solo i libri che piacciono a loro (e su cui si sono formati, magari quando erano giovani), oppure non sanno presentare i libri ai ragazzi, nè si sforzano di capire i gusti e i desideri di lettura dei ragazzi. Ovviamente ci sono insegnanti che sono buoni lettori, che leggono moltissimo e di tutto, che conoscono i gusti dei ragazzi e sanno presentare i libri ai giovani. A questi insegnanti tanto di cappello. Ma... di insegnanti così... io ne conosco pochi pochi. Mentre di insegnanti ne conosco tanti.
La verità è che soprattutto nella scuola media e negli istituti superiori mancano bibliotecari che per 18 ore alla settimana stiano in biblioteca o girino per le classi ma solo per offrire libri come doni ai ragazzi e ai colleghi. Mancano bibliotecari che incoraggino la lettura e che conoscano davvero bene l'offerta libraria su carta e su digitale. Che ci sappiano fare con i ragazzi e con gli insegnanti.
E allora come meravigliarsi che i ragazzi leggano poco quando in famiglia hanno genitori che spippolano sugli smartphone appena meno dei loro figli; quando hanno nonni rintontoliti da tv perennemente accese e a scuola non c'è nessuno che cerchi di avvicinarli quotidianamente e con sensibilità giusta ai libri?
Concludo. Se vogliamo che i ragazzi leggano di più, dobbiamo regalargli bibliotecari, soprattutto regalarli alle scuole. Come? Magari con un bonus bibliotecario. Un'ora di bibliotecario costa come un libro, sui 22/23 €. Ecco, propongo che invece di regalare 100 libri ad una biblioteca scolastica, gli si comprino 100 ore di un bibliotecario sveglio. Naturalmente assicurandoci che sia davvero sveglio. Perchè se lo è sveglio, quel bibliotecario riuscirà almeno a far leggere un libro a qualche centinaio di ragazzi. Mentre 100 libri scaraventati in una biblioteca scolastica priva di un bibliotecario rimarranno non letti. Non se ne gioverà nessuno. Certo i donatori si sentiranno gratificati (hanno donato). E i dirigenti potranno dire di avere una biblioteca ricca di libri (hanno ricevuto). Ma la verità è che quei libri sono come una sacca di sangue donata senza che nessuno sappia trasferire quel sangue ad un paziente che ne ha davvero bisogno. Esagero? Temo di no.
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