La
morte del tipografo, editore, amante d'arte, erudito e collezionista
Sergio Vivaldi priva Pontedera di un grande lavoratore, di
un'intelligenza curiosa e di un profondo conoscitore di Pontedera e
del contesto artistico dell'intero Paese. Chiunque l'abbia conosciuto
ha di sicuro imparato qualcosa da lui e la città gli deve davvero
molto. Non a caso nel 2016 l'Amministrazione comunale lo omaggiò con un importante riconoscimento, come la stampa locale ha ricordato.
Ma c'è di più.
La morte di Sergio Vivaldi lancia alla famiglia, alle forze politiche locali, alle istituzioni cittadine una sfida culturale e organizzativa di ampia portata che vale almeno la pena di essere esaminata.
Vivaldi ha accumulato nel corso della sua lunghissima vita un enorme patrimonio documentario su Pontedera e sulla storia dell'arte di questo Paese. Si tratta di migliaia di cartoline, manifesti, disegni, opere d'arte, cimeli, documentazione di vario genere che costituiscono una grande collezione privata, nota agli esperti e disseminata in Pontedera in vari spazi.
In pochi anni questo enorme patrimonio culturale potrebbe essere venduto e finire in mani private. Sono sicuro che le offerte in tal senso, almeno per una parte del patrimonio, non mancheranno. Non ci sarebbe niente di male, ma la città ne sarebbe impoverita.
Per ovviare a questa perdita il Comune (attraverso la Biblioteca Gronchi e il PALP) e altre istituzioni culturali, a cominciare dalla stessa Fondazione Piaggio, potrebbero fare gruppo, definire un progetto di uso collettivo, negoziare con gli eredi il futuro della collezione, inventariarla e usarla per attività culturali, senza neppure escludere il prestito temporaneo a gallerie e mostre di mezza Italia. Insomma le istituzioni potrebbero interagire con gli eredi di Vivaldi per far restare il patrimonio in città, per valorizzarlo e per valorizzare contestualmente Pontedera, creando anche un ponte tra istituti culturali, scuole incluse, interessati a usare questo patrimonio per proprie finalità. Ovviamente questa è solo un'ipotesi. Altre se ne possono pensare, vista la mole e la ricchezza del materiale.
Certo non si tratta di una sfida semplice. Ma sarebbe un peccato ignorarla e di sicuro sarebbe una perdita per la città assistere allo smembramento della collezione.
Per questo mi auguro che le élite politiche che ci governano e quelle che a loro si oppongono ci ragionino sopra e facciano presto sentire la loro voce.
È l'unico modo per rendere un vero omaggio a Sergio Vivaldi, per raccogliere concretamente l'eredità culturale che ci lascia e per fare il bene di Pontedera.
La morte di Sergio Vivaldi lancia alla famiglia, alle forze politiche locali, alle istituzioni cittadine una sfida culturale e organizzativa di ampia portata che vale almeno la pena di essere esaminata.
Vivaldi ha accumulato nel corso della sua lunghissima vita un enorme patrimonio documentario su Pontedera e sulla storia dell'arte di questo Paese. Si tratta di migliaia di cartoline, manifesti, disegni, opere d'arte, cimeli, documentazione di vario genere che costituiscono una grande collezione privata, nota agli esperti e disseminata in Pontedera in vari spazi.
In pochi anni questo enorme patrimonio culturale potrebbe essere venduto e finire in mani private. Sono sicuro che le offerte in tal senso, almeno per una parte del patrimonio, non mancheranno. Non ci sarebbe niente di male, ma la città ne sarebbe impoverita.
Per ovviare a questa perdita il Comune (attraverso la Biblioteca Gronchi e il PALP) e altre istituzioni culturali, a cominciare dalla stessa Fondazione Piaggio, potrebbero fare gruppo, definire un progetto di uso collettivo, negoziare con gli eredi il futuro della collezione, inventariarla e usarla per attività culturali, senza neppure escludere il prestito temporaneo a gallerie e mostre di mezza Italia. Insomma le istituzioni potrebbero interagire con gli eredi di Vivaldi per far restare il patrimonio in città, per valorizzarlo e per valorizzare contestualmente Pontedera, creando anche un ponte tra istituti culturali, scuole incluse, interessati a usare questo patrimonio per proprie finalità. Ovviamente questa è solo un'ipotesi. Altre se ne possono pensare, vista la mole e la ricchezza del materiale.
Certo non si tratta di una sfida semplice. Ma sarebbe un peccato ignorarla e di sicuro sarebbe una perdita per la città assistere allo smembramento della collezione.
Per questo mi auguro che le élite politiche che ci governano e quelle che a loro si oppongono ci ragionino sopra e facciano presto sentire la loro voce.
È l'unico modo per rendere un vero omaggio a Sergio Vivaldi, per raccogliere concretamente l'eredità culturale che ci lascia e per fare il bene di Pontedera.
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