Elogio di Letta. Il segretario del pd interpreta e rappresenta un partito atlantista ed europeista in politica estera, molto pluralista in politica economica (include dai liberisti agli statalisti), in grado di accogliere al suo interno molte anime e posizioni culturali e ideali: dal cattolicesimo alla Papa Francesco ai liberali, dai libertari ai nicodemici tardocomunisti. Il tutto organizzato in cordate, frazioni e gruppi di potere interni ed esterni. Ma va aggiunto che rispetto alla forma partito il pd è l'unica forza non padronale, il cui azionariato è frammentato e non gestibile con una leadership forte che Letta per altro non persegue. Il pisano sa di avere a che fare con un partito non facile da orientare e da muovere, come le drammatiche dimissioni di Zingaretti un anno fa indicarono con chiarezza. Naturalmente anche Letta sbaglia. E l'errore più grave è stato in questi mesi di gettare a mare l'alleanza coi 5 stelle e di schiacciarsi troppo sulle soluzioni alla Draghi. Ma, va detto, nessuno è perfetto.
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