Alcuni amici hanno rilanciato su fb un recente intervento di D’Alema sullo stato di Israele e l’evoluzione del conflitto a Gaza. Ora l'ex leader comunista (e poi Ds e successori) sostiene che l’evoluzione di Israele e quello che combina oggi sono tutta colpa dell’Europa che non riuscirebbe a mantenere Israele nell'alveo delle democrazie.
Ma chiunque abbia un po' di conoscenze storiche (e demografiche) si rende conto che la vicenda israelo-palestinese non poteva che andare così.
Quando una minoranza etnica (si può dire?) vuole dominare su territori e popolazioni di diversa etnia e cultura può evitare di costruire una società e uno stato fondamentalista, razzista e militarizzato?
Semmai l’illustre ex primo ministro anziché rimpiangere i democristiani della prima Repubblica italiana (che per altro niente ebbero a che fare con la nascita di Israele: l’Italia fu ammessa all’ONU solo nel 1955) dovrebbe chiedersi che fine hanno fatto il comunismo e il socialismo nella cultura politica di Israele. E domandarsi, lui che di queste cose se ne intende, perché questi orientamenti siano pressoché scomparsi o marginali nella vita politica di quella società e di quello stato. E da quali altre narrazioni sono state sostituite.
Dovrebbe interrogarsi insomma sulle cause endogene e profonde che hanno portato all’attuale situazione politica israeliana e non prendersela (solo perché è più salviniano farlo) con un’Europa dei 27 stati sovrani, un’Europa che non ha alcuna forza militare, politica ed economica per dirimere la questione Israelo-palestinese, come sanno tutti quelli che vogliono sapere.
Se non ha forza l'ONU di metterci becco, figuriamoci l'Europa.
Nessuno infatti è in grado di fermare ne' con la forza né con la persuasione l’evoluzione razzista di Israele.
E tra che c’era l’ex primo ministro avrebbe dovuto spiegare perché gli israeliani (intesi come società civile e come stato militarizzato) sono regrediti ad una concezione politica di dominio sui palestinesi che ignora perfino le conquiste di civiltà della rivoluzione francese: che ignora i diritti dell’uomo e del cittadino. La Fraternità.
E poi spiegare come pensa che un popolo armato fino ai denti e dove il servizio militare (che, per parità di genere, fanno anche le donne), possa essere riportato sulla retta via.
Ma se non ha idee migliori di quella di prendersela con gli europei (perché gli americani tanto sono “complici” a prescindere degli israeliani), finirà col dire cose che piacciono tanto ai postcomunisti ma che francamente lasciano il tempo che trovano e spiegano solo la superfluità dei postcomunisti stessi.
PS.
Per leggere analisi più realistiche sulla situazione israeliana consiglierei i recenti volumi di Anna Foa, Anna Momigliano, Roberta de Monticelli e Francesca Albanese, nonché il fondamentale testo di Ronen Bergman “Uccidi per primo”.
Nessun commento:
Posta un commento