mercoledì 2 settembre 2015

Le dinamiche del capitalismo

Come aveva brillantemente intuito a metà del XIX secolo Carl Marx e come hanno ampiamente dimostrato gli studi storici di Fernand Braudel sul sistema-mondo (e di tanti dei suoi epigoni, tra cui vanno annoverati, almeno a mio avviso, anche Wallerstein e Piķetty), il capitalismo è per sua natura un modo per far soldi molto molto instabile e continuamente cangiante. Ma anche dannatamente efficace e capace di adattarsi a quasi tutti i climi geografici e politici che conosciamo. Squilibri, speculazioni, crisi, cambiamenti, rapide fortune, crack inaspettati e violenti, cadute rovinose, cinismo, affarismo, furberie, corruzione, sono solo alcune delle sue molteplici facce, che Stati e altre istituzioni tentano di controllare e di gestire in qualche modo per trarne, a loro volta, il maggior vantaggio possibile. Soldi, imprese, banche e collettività nazionali, Stati piccoli e grandi, sono tutti coivolti in un sistema pazzesco e per certi aspetti infernale che però è in grado però di produrre ricchezza e di distribuirla per quanto in maniera diseguale. Le forze e i protagonisti del capitalismo hanno una grande capacità di adattamento. Non a caso sono stati in grado di acclimatarsi sotto quasi tutti i regimi, da quelli liberal democratici, a quelli totalitari, dalle dittature nazifasciste alle società criminali, dalle società militarizzare, fino alla Russia post-comunista e alla Cina comunista. Quest'ultima, la Cina, sembra essere diventata l'ultima preda di un capitalismo. Qui gli agenti attivi del capitale (banche, imprenditori e affaristi vari) si sono sentiti così audaci da sfidare tutte le logiche e da tentare di prosperare perfino in una società che continua a dirsi comunista e nelle cui scuole si contuano ad insegnare, presumo abbastanza seriamente, le idee di Marx, Lenin e Mao Tse Tung. Marx comunque sarebbe l'ultimo a meravigliarsi di questa dinamica del capitalismo e della sua capacità di diffondersi anche in una Cina, un paese che fino ad una trentina di anni fa era sostanzialmente fuori dal mercato mondiale e che in una decina di anni si è trasformato in un pilastro fondamentale del commercio e della produzione a livello mondiale. Oggi il capitalismo, ovvero una circolazione ormai planetaria di capitali, pagamenti, merci e uomini, con relativamente pochi vincoli e rischi, rispetto ai secoli passati, è la caratteristica fondante del sistema mondo in cui ci troviamo a vivere. Cina inclusa. E inclusi perfino paesi ufficialmente contrari al capitalismo per motivi religiosi, anch'essi catturati dalle logiche, per loro sataniche, del mercantilismo, ed a cui per motivi ideologici viene dato (da questi paesi a totalitarismo religioso) un volto occidentale. Ma è il capitalismo cinese e più in generale quello asiatico a presentare oggi una delle facce più aggressive e dinamiche oltre che di maggiore dimensione per capitali impegnati, progetti e territori coivolti. E con tutti i suoi terribili limiti e gli enormi difetti, il capitalismo, come sistema per produrre ricchezza, non pare avere rivali. È un pò come la democrazia. Non è perfetto, ma è il meno peggio di quanto gli uomini si siano inventati finora per migliorare le condizioni della loro vita materiale. Non segna nè il fine, nè la fine della storia. Ma ha segnato le dinamiche della storia in maniera via via sempre più pervasiva negli ultimi 4 secoli, in abbinata con uno sviluppo tecnologico senza precedenti. Non so se come profetizzano Krugman e altri economisti catastrofisti il capitalismo ci regalerà cento anni di stagnazione e forse di regressione economica. Non vivrò così a lungo per osannare Krugman se le sue previsioni si riveleranno esatte o per prenderlo in giro se avrà sbagliato. So però che il capitalismo farà di tutto per dargli torto. E fino ad ora, nonostante i suoi terribili limiti, ha avuto la meglio su uno stuolo di formidabili critici e... gufi.

Nessun commento:

Posta un commento