giovedì 27 agosto 2015

LE CONDIZIONI DELLA RIPRESA INTERNA CI SONO, MA SONO... DEBOLI

Scrivere un fondo alla settimana per un' importante rivista non mette al riparo dal dire cose di una banalità sconvolgente, nè garantisce che si risponda correttamente alle domande complicate che questa congiuntura economica ci pone. Anzi più si scrive e più aumenta la possibilità di dire cose inesatte. Come mai col petrolio al minimo e con bassi tassi di interessi sui capitali la ripresa in Little Italy non si palesa? Già,  come mai? Una delle risposte che non si danno è questa. Gran parte del motore dello sviluppo italiano negli ultimi 70 anni è stato trascinato dall'industria del mattone,  l'edilizia. Ma in questi 70 anni in Italia si è costruito una quantità di alloggi pari al costruito dei 2000 anni precedenti. Solo che la popolazione non è cresciuta abbastanza per far fronte all'offerta, nè sono cresciute le famiglie in grado di comprare nuove case, nè abbiamo avuto emigranti che sono rientranti investendo sul mattone. In buona sostanza, nell'edilizia, petrolio a buon mercato e soldi a prezzi stracciati non fanno né caldo nè freddo. Se le case non si vendono, non si possono costruire. E poi l'impatto del costruito è ormai pesante sull'ambiente e sconsiglia di insistere sul consumo di suolo. Tra i fattori che restano poi critici e ci regalano una bassa se non bassissima crescita c'è il costo del lavoro, l'introduzione di robot risparmia lavoro e il trasferimento di lavorazioni e di capitali su mercati più dinamici di quello nazionale. Tutte osservazioni che il voluminoso libro di Piketty sul capitale nel XXI secolo scandaglia uno per uno, con riferimento anche al nostro amato paese, e che la prestigiosa rivista ha recensito e segnalato, ma forse senza obbligare i propri redattori di punta a leggerlo e studiarlo.
Perché se Piketty avesse letto il titolo dell'articolo di Manfellotto sul numero 35/2015 dell'Espresso in cui ci si chiede "Quando smetterà di essere l'Italia dello zero virgola", avrebbe risposto, grafici alla mano, che semplicemente, Renzi o non Renzi, non smetterà rapidamente. E al massimo si arriverà ad una crescuta del Pil su base annuale dell'1%, ma è difficile che si vada oltre, o molto oltre. Perché un tasso di crescita dell'1% per un paese a capitalismo maturo, e saturo dal punto di vista edilizio, come è il nostro è già un bel risultato. Peccato invece che certa stampa continui a immaginarsi il ritorno dell'Italia del Miracolo economico, magari insieme alla Dc e al Pci. Beh, che torni un Pci col 25% dei voti non ci credo. Ma la Dc, dopo l'incontro di Renzi a Rimini col popolo di Cl, non mi sento affatto di escluderlo.

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