mercoledì 7 ottobre 2015

LA  REGIONE TOSCANA NON RINNEGHI LA SUA POLITICA BIBLIOTECARIA

Nella riorganizzazione in corso nell'ambito dei servizi regionali, il settore che si occupa e sostiene le Biblioteche locali da alcuni anni viene indebolito. Fondi tagliati per le Reti Bibliotecarie Provinciali di oltre il 20 % rispetto all'anno passato (e stiamo parlando di una sottile trama di capillari che irrora la lettura su tutto il territorio regionale). Ma sopratutto soldi promessi e non ancora assegnati per l'anno in corso. E stiamo parlando di contributi essenziali per gli acquisti dei libri: il pane della cultura. Stiamo parlando di soldi per il trasporto dei libri sul territorio, e altre cose di questo genere. E ancora personale regionale del Settore Biblioteche, con anni di esperienza, spostato e servizi accorpati in un mega settore omnibus chiamato assurdamente "Patrimonio culturale, siti Unesco, arte contemporanea, Memoria". Spariscono perfino le voci storiche del settore. Via le parole: biblioteche, archivi, musei, istituti culturali. Il messaggio sembra terribilmente chiaro. L'obiettivo non dichiarato ma largamente praticato è che le sovvenzioni regionali per questo settore (che sono pari al costo di un chilometro scarso di superstrada, si avete letto bene a sostegno di tutte le biblioteche comunali la Regione Toscana, se nel 2015 lo farà, i decreti sono pronti da maggio, ma non vengono approvati, metterà l'equivalente di un chilometro di superstrada), le sovvenzioni ai Comuni si riducono al lumicino. Ma con questi spiccioli (non ancora erogati) e con questi pochi addetti non è possibile nessuna vera strategia regionale per il settore. E questo in barba a tutta la normativa anche recente e alla tante chiacchiere fatte anche negli ultimi 5 anni, quando però gli investimenti in edifici (va detto per amore della verità) sono stati da parte della Regione comunque importanti. Così chi se ne importa se nell'era di internet non esiste un catalogo unico delle biblioteche civiche toscane? Perché sostenere un servizio di prestito librario che coinvolga seriamente tutta la Regione? A chi interessa se c'è o se non c'è un piano operativo di digitalizzazione della documentazione libraria e archivistica regionale?
Non a caso in Regione Toscana, nella Regione dove lavorò Luigi Crocetti, uno dei più qualificati bibliotecari italiani del '900, oggi a dirigere il Settore Biblioteche (che di fatto non c'è più) non c'è nessun bibliotecario. Nessuno che assomigli anche solo vagamente a Crocetti. In compenso, come va di moda, a Crocetti è stata intitolata l'ex biblioteca del servizio beni librari regionali. Non credo che Crocetti sarebbe contento di questa deriva.
Insomma a 40 anni dalla legge regionale n. 33 del 1976, che rappresentò un punto di svolta nella pubblica lettura in Toscana e aprì una straordinaria e diffusa fioritura di biblioteche pubbliche locali, il nuovo assessore alla cultura (e anche alle biblioteche) si presenta ridimensionando il mondo delle biblioteche. Uno dei pochi settori che lavora per far funzionare meglio il cervello della gente viene trattato come una bagatella. Un settore al servizio dell'intelligenza e dell'innovazione viene mortificato come se si stesse parlando di qualche rotonda stradale. Il neo Assessore, per altro docente universitario, non riesce neppure a far approvare (almeno ad oggi, quando mancano 80 giorni alla fine dell'anno) i bandi annuali per il 2015 varati a febbraio e che secondo la stesse normativa toscana dovevano essere approvati, finanziati e "liquidati" entro maggio. E nemmeno riesce a convocare i responsabili politici delle Reti toscane e a condividere con loro, in una situazione che non ha precedenti, il disagio di una situazione che certo non ha determinato lei, ma rispetto alla quale l'Assessore (per altro anche vicepresidente della Regione) ha il dovere culturale se non morale di dire da che parte sta e soprattutto dove vuole portare le biblioteche pubbliche locali.
Su questo punto spero che AIB non taccia e organizzi una vibrante protesta, magari proprio sotto le finestre dell'assessorato, contro l'attacco che nessuna politica di spending review più giustificare. Non possiamo permetterci di disinvestire nel settore delle biblioteche se non vogliamo togliere soprattutto ai nostri giovani perfino la speranza del futuro. Libri, biblioteche e formazione permanente costituiscono un asset imprescindibile su cui semmai la Regione Toscana dovrebbe mettere più uomini e più risorse. Vendiamo palazzi, vendiamo quadri, vendiamo terreni, azzeriamo le spese di rappresentanza, ma troviamo due milioni all'anno per comprare libri per le biblioteche civiche toscane. Semmai chiediamo ai bibliotecari di prestarne di più, di promuovere di più la lettura, ma manteniamo quattro o cinquecento bibliotecari a fecondare la campagne della cultura. Se non riusciremo a farlo, accelereremo la profezia della Yourcenar che nelle Memorie di Adriano diceva di intravedere l'arrivo dell'inverno dello spirito, un inverno che secondo lei andava combattuto anche aprendo biblioteche, Signor Presidente della Regione Toscana, l'inverno dello spirito è già qui. Non azzoppi le biblioteche civiche. Abbiamo bisogno che la Regione non solo le sostenga, ma detti gli indirizzi collettivi e gli obiettivi di sviluppo. In questo settore abbiamo bisogno di più Regione e di una Regione che aiuti le collettività locali a guardare lontano. Le biblioteche toscane sono tra i pochi granai dell'anima generosamente costruiti e sparsi su tutto il territorio da una coraggiosa politica regionale adottata negli ultimi quaranta anni dai suoi precedessori. Lei che si dichiara loro seguace non rinneghi la lungimiranza di quegli amministratori in gran parte comunisti.


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