LA REGIONE TOSCANA NON RINNEGHI LA SUA POLITICA BIBLIOTECARIA
Nella
riorganizzazione in corso nell'ambito dei servizi regionali, il
settore che si occupa e sostiene le Biblioteche locali da alcuni anni
viene indebolito. Fondi tagliati per le Reti Bibliotecarie
Provinciali di oltre il 20 % rispetto all'anno passato (e stiamo
parlando di una sottile trama di capillari che irrora la lettura su
tutto il territorio regionale). Ma sopratutto soldi promessi e non
ancora assegnati per l'anno in corso. E stiamo parlando di contributi
essenziali per gli acquisti dei libri: il pane della cultura. Stiamo
parlando di soldi per il trasporto dei libri sul territorio, e altre
cose di questo genere. E ancora personale regionale del Settore
Biblioteche, con anni di esperienza, spostato e servizi accorpati in
un mega settore omnibus chiamato assurdamente "Patrimonio
culturale, siti Unesco, arte contemporanea, Memoria".
Spariscono perfino le voci storiche del settore. Via le
parole: biblioteche, archivi, musei, istituti
culturali. Il messaggio sembra terribilmente chiaro.
L'obiettivo non dichiarato ma largamente praticato è che le
sovvenzioni regionali per questo settore (che sono pari al costo di
un chilometro scarso di superstrada, si avete letto bene a sostegno
di tutte le biblioteche comunali la Regione Toscana, se nel 2015 lo
farà, i decreti sono pronti da maggio, ma non vengono approvati,
metterà l'equivalente di un chilometro di superstrada), le
sovvenzioni ai Comuni si riducono al lumicino. Ma con questi
spiccioli (non ancora erogati) e con questi pochi addetti non è
possibile nessuna vera strategia regionale per il settore. E questo
in barba a tutta la normativa anche recente e alla tante chiacchiere
fatte anche negli ultimi 5 anni, quando però gli investimenti in
edifici (va detto per amore della verità) sono stati da parte della
Regione comunque importanti. Così chi se ne importa se nell'era di
internet non esiste un catalogo unico delle biblioteche civiche
toscane? Perché sostenere un servizio di prestito librario che
coinvolga seriamente tutta la Regione? A chi interessa se c'è o se
non c'è un piano operativo di digitalizzazione della documentazione
libraria e archivistica regionale?
Non a
caso in Regione Toscana, nella Regione dove lavorò Luigi Crocetti,
uno dei più qualificati bibliotecari italiani del '900, oggi a
dirigere il Settore Biblioteche (che di fatto non c'è più) non c'è
nessun bibliotecario. Nessuno che assomigli anche solo vagamente a
Crocetti. In compenso, come va di moda, a Crocetti è stata
intitolata l'ex biblioteca del servizio beni librari regionali. Non
credo che Crocetti sarebbe contento di questa deriva.
Insomma
a 40 anni dalla legge regionale n. 33 del 1976, che rappresentò un
punto di svolta nella pubblica lettura in Toscana e aprì una
straordinaria e diffusa fioritura di biblioteche pubbliche locali, il
nuovo assessore alla cultura (e anche alle biblioteche) si presenta
ridimensionando il mondo delle biblioteche. Uno dei pochi settori che
lavora per far funzionare meglio il cervello della gente viene
trattato come una bagatella. Un settore al servizio dell'intelligenza
e dell'innovazione viene mortificato come se si stesse parlando di
qualche rotonda stradale. Il neo Assessore, per altro docente
universitario, non riesce neppure a far approvare (almeno ad oggi,
quando mancano 80 giorni alla fine dell'anno) i bandi annuali per il
2015 varati a febbraio e che secondo la stesse normativa toscana
dovevano essere approvati, finanziati e "liquidati" entro
maggio. E nemmeno riesce a convocare i responsabili politici delle
Reti toscane e a condividere con loro, in una situazione che non ha
precedenti, il disagio di una situazione che certo non ha determinato
lei, ma rispetto alla quale l'Assessore (per altro anche
vicepresidente della Regione) ha il dovere culturale se non morale di
dire da che parte sta e soprattutto dove vuole portare le biblioteche
pubbliche locali.
Su
questo punto spero che AIB non taccia e organizzi una vibrante
protesta, magari proprio sotto le finestre dell'assessorato, contro
l'attacco che nessuna politica di spending review più
giustificare. Non possiamo permetterci di disinvestire nel
settore delle biblioteche se non vogliamo togliere
soprattutto ai nostri giovani perfino la speranza del futuro. Libri,
biblioteche e formazione permanente costituiscono un asset
imprescindibile su cui semmai la Regione Toscana dovrebbe mettere più
uomini e più risorse. Vendiamo palazzi, vendiamo quadri, vendiamo
terreni, azzeriamo le spese di rappresentanza, ma troviamo due
milioni all'anno per comprare libri per le biblioteche civiche
toscane. Semmai chiediamo ai bibliotecari di prestarne di più, di
promuovere di più la lettura, ma manteniamo quattro o cinquecento
bibliotecari a fecondare la campagne della cultura. Se non riusciremo
a farlo, accelereremo la profezia della Yourcenar che nelle Memorie
di Adriano diceva di intravedere l'arrivo dell'inverno dello
spirito, un inverno che secondo lei andava combattuto anche aprendo
biblioteche, Signor Presidente della Regione Toscana, l'inverno dello
spirito è già qui. Non azzoppi le biblioteche civiche. Abbiamo
bisogno che la Regione non solo le sostenga, ma detti gli indirizzi
collettivi e gli obiettivi di sviluppo. In questo settore abbiamo
bisogno di più Regione e di una Regione che aiuti le collettività
locali a guardare lontano. Le biblioteche toscane sono tra i pochi
granai dell'anima generosamente costruiti e sparsi su tutto il
territorio da una coraggiosa politica regionale adottata negli ultimi
quaranta anni dai suoi precedessori. Lei che si dichiara loro seguace
non rinneghi la lungimiranza di quegli amministratori in gran parte
comunisti.
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