venerdì 9 ottobre 2015

UMBERTO ECO SU MARX E IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA

Eco è tornato brevemente a occuparsi di Marx in un volume recente e ha fatto un esame in larga misura condivisibile del testo più famoso del filosofo e politico di Treviri, il Manifesto del partito comunista, testo che per Eco dovrebbe essere obbligatorio leggere a scuola (1). In Russia lo è stato per diversi anni, credo, e in Cina immagino lo sia ancora. Ma in entrambi i casi i risultati di questa lettura obbligatoria non mi sembrano esaltanti. Niente di quanto è obbligatorio a scuola entusiasma mai i giovani. Comunque l'analisi che Marx faceva 170 anni del capitalismo era lungimirante. Ne aveva capito le dinamiche profonde, la potenza, ma anche i vizi e i guai che avrebbe portato con sé. Ma se aveva capito tutto questo e se milioni di uomini e forse alcuni miliardi di loro sono stati e sono in grado di leggere questa analisi critica, perchè il capitalismo ha largamente dominato e domina le dinamiche di sviluppo del pianeta? Perché è riuscito a ribaltare 70 anni di rivoluzione sovietica e a colonizzare il sempre più confuciano comunismo cinese? Perché le ricette di Marx e di tanti critici del capitalismo non hanno attecchito o si stanno dimostrando fallimentari? Le risposte sono indubbiamente molte e complesse. Ma semplificando parecchio credo che il nocciolo del problema vada ricercato nel rapporto tra capitalismo e libertà individuale e collettiva. Il capitalismo è un sistema che si adatta bene a tutti i contesti politico-istituzionali, compresi i più autoritari e corrotti, purché dotati di una qualche stabilità. Si adatta bene anche a diversi contesti religiosi, incluso quello musulmano. Ma soprattutto si adatta bene al rapporto liquido ed ambiguo che l'uomo contemporaneo intrattiene con la propria libertà individuale, con la coscienza dei singoli e con quella collettiva. Tutto questo sfuggiva a Marx nel '48 e la sua utopia dell'uomo nuovo, del non-borghese, finiva per appoggiarsi su una visione idealizzata del proletariato comunista che alla prova dei fatti si è dimostrata appunto irrealistica e poco efficace. Allora Marx non ci serve più? Tutt'altro. La sua diagnosi del fenomeno è ancora attuale. È su come imbrigliare e curare le energie negative del capitalismo e su come far crescere la coscienza individuale e quella collettiva  (per neutralizzare le forze negative) che il marxismo ci suggerisce purtroppo medicine inefficaci. Il materialismo storico, l'approccio illuministico, scientifico e in certa misura deterministico, positivistico, che hanno accompagnato buona parte del marxismo e dei marxisti del secolo andato non hanno infatti prodotto un'etica per le masse in grado di resistere efficacemente alla globalizzazione capitalistica. Non a caso questi filoni culturali sono ormai confinati in nicchie ambientali frequentate da pochi. Un pò meglio hanno fatto le religioni che, ancora oggi, più della politica, stanno parlando al cuore, alla testa e più in generale alla coscienza degli uomini, pur in un contesto difficile, confuso e per certi versi lacerante.
Ma questo è  esattamente il problema che abbiamo di fronte. Conservare le libertà individuali e collettive, farle crescere laddove ancora faticano ad affermarsi e far sviluppare negli uomini una coscienza forte per resistere alle intemperie dei tempi. In questi tempi da lupi, un ruolo travolgente lo recita uno sfrenato sviluppo capitalistico che, con le sue bolle speculative e le sue sperequazioni, rischia di travolgere importanti conquiste sociali e di frantumare legami significativi per la vita civile. Per arginare i suoi effetti negativi, ci serve una forte moralità individuale ed un altrettanto forte spirito pubblico. Ma temo che proprio su questo punto Marx e molti altri critici del capitalismo e della società contemporanea invece possano dirci poco. I guai cominciano qui.

(1) il testo di Eco è stato parzialmente pubblicato su supplemento Tuttolibri de La Stampa del 3 ottobre 2015 (n. 1973)

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