mercoledì 27 dicembre 2017

Armando Zappolini: un prete secondo Francesco. Contemplativo, sognatore e costruttore di ponti / Armando Zappolini, 2017, Edizioni San Paolo, pp. 234

E' una biografia intensa quella che ha messo insieme Don Armando. Piena di suggestioni, di incontri, di riflessioni. Consegna al lettore l'idea di un progetto di vita come vocazione vissuta fino da ragazzo, ma con le incertezze e le difficoltà che la vita pone a tutti: anche ai più caparbi, ai determinati e ai giullari. E don Armando è tutto questo e molto di più, come scoprirà che leggerà la sue pagine
Attorno a sé, Don Armando, disegna un percorso di quaranta anni, con una Chiesa, diverse Comunità e più in generale un mondo affettuosamente umano, dove lui si muove, con la sua variegata personalità a tratte anche "selvaggia" (è una definizione sua). Una personalità che mira scuotere le coscienze assopite e a metterle di fronte alle responsabilità: quelle che hanno verso loro stessi, verso gli altri uomini e verso Dio.
E nel disegnare tutto ciò Don Armando ci regala un racconto variegato, pieno di dettagli e di attenzione per gli altri. Per il mondo della sofferenza e dell'emarginazione, per l'aiuto alle popolazioni povere della terra, per la battaglia a sostegno della legalità e contro la mafia.
Ma tutto questo andare verso il mondo, Don Armando lo fa partendo e restando nella sua parrocchia di Tripalle e Perignano. E dimostrando che si può e si deve essere universali nell'impegno di tutti i giorni, anche animando una parrocchia ed una comunità di 400 anime (come era quella di Tripalle negli anni '80).
Certo Don Armando, almeno per come ho letto io il libro e per quello che anche prima sapevo di lui, è soprattutto un costruttore di relazioni, una persona che turba le coscienze di coloro che vivacchiano, un uomo che vuole aiutare gli altri a crescere. A diventare persone adulte e responsabili. Un prete che crea relazioni e dialogo con tutti (incluse le altre religioni); che costruisce ponti, che fonda e anima cooperative e associazioni; e che sprona giovani e meno giovani ad impegnarsi nella vita sociale e civile, oltre che sul terreno religioso. E' un uomo che inventa progetti, trasforma la sua fede in opere di carità e di umanità a vantaggio dei più bisognosi, provoca e non sta con le mani in mano.
In questo segue il percorso di preti come Don Milani, Don Gallo e Don Ciotti. Ed è figlio ed interprete di un cristianesimo che prima di tutto è aiuto spirituale e materiale verso chi ha più bisogno. Verso chi chiede aiuto o semplicemente non ce la fa.
Ed è normale che, come dice lui stesso, oggi si senta pienamente a casa nella Chiesa che Papa Francesco ha definito e sta trasformando in un "ospedale da campo".

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