Paolo M., con cui dialogo di politica, con passione, da oltre 50 anni, oggi butta in mezza burla la storia della seconda Valdera senza rammentare la storia della prima fase, quella dell'Intercomunale degli anni 70-80, anch'essa finita a gambe all'aria. Senza ricordare la vicenda tragicomica delle province (le ridimensioniamo, poi le chiudiamo, poi ce le teniamo ma senza chiarirne bene diversi aspetti). Senza sottolineare il passaggio da una politica anche locale in cui c'erano i partiti e i loro uomini ad una in cui ci sono solo gli uomini (pochi) e i partiti sono oggetti opachi e senza idee altruiste. La storia apparentemente sconclusionata delle vicende organizzative della nostra amata Valdera è figlia anche di destrutturazioni e disarticolazioni che stanno modificando il volto di questo paese. Processi che non sono facili né da capire né, avendone la forza e la voglia, da modificare. Per questo restano le tare che a volerle vedere si vedono bene. E la tara più grossa che caratterizza uomini e territori, Valdera inclusa, è che ogni territorio (con tanto di leader e popolazione) sul suo vuol fare un po' come gli pare. Sembra roba da antichi romani o da alto medioevo e invece è piena contemporaneità. Perchè questo atteggiamento egoistico, quando non c'è più nessuna religione (o credo politico) a temperarlo, è il più facile e immediato. Mentre affermare idee e scelte condivise con gli altri (per comuni, per individui e per popolazioni) è più faticoso, meno immediato e richiede il ridimensionamento dei propri egoismi e una certa disposizione alla generosità e alla collaborazione. Richiede altruismo. Richiede la volontà di contenere il proprio io individuale e collettivo. E insieme la capacità di gestire i conflitti interni ed esterni. Ma nell'epoca dell'io first superare gli egoismi territoriali (e personali) è dura.
Segnalo l'indirizzo dove si può leggere il bell'articolo di Paolo M. che ha ispirato questa noterella:
https://www.quinewsvaldera.it/blog/pensieri-della-domenica/valdera.htm
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