L'uomo che sussurrava ai lettori / Romano Montroni (Longanesi, 2020)
Leggere i testi di Montroni è per me sempre un piacere. Per l'eleganza con cui parla di libri, librai ed editori, ma anche e soprattutto per l'attenzione che rivolge ai lettori, ovvero ai clienti degli editori e delle librerie, senza la cui attiva presenza e senza la cui curiosità l'intera filiera del libro non reggerebbe.
In questo testo Montroni, già direttore e animatore della catena delle Librerie Feltrinelli e poi delle Librerie della Coop, parte dalla sua recente esperienza di presidente del "Centro per il libro e la lettura", un organismo del Ministero dei Beni Culturali finalizzato alla promozione della lettura, per tornare a concentrarsi però sul cuore della sua professione e sulla passione che lo contraddistingue da tutta una vita (Montroni oggi è un ottantenne): quella per il mestiere del librario, con un occhio e un'attenzione particolare alle piccole librerie indipendenti.
Il grosso del volume contiene sostanzialmente suggerimenti per i librai ed offre spunti e riflessioni su come si dovrebbe fare il mestiere del libraio oggi, in un mondo che cambia continuamente e che modifica costantemente anche il comparto dei libri. In particolare l'ultimo testo di Montroni delinea un modo vincente di fare la professione in un tempo molto difficile (dove se ti va bene sopravvivi dignitosamente, dice lui, ma non fai certo i quattrini e dove la maggiore soddisfazione è svolgere un mestiere che ti piace a contatto col pubblico).
Gran parte delle cose che scrive Montroni erano già presenti in un altro suo testo che considero un manuale fondativo e una lettura obbligatoria per chi, a vario titolo, voglia occuparsi di libri. Mi riferisco al volume "Vendere l'anima. Il mestiere del libraio" (Laterza, 2006)
Purtroppo "Vendere l'anima" e temo anche "L'uomo che sussurrava ai lettori" resteranno letture ignote al grosso dei bibliotecari italiani. Ed è forse anche per questo che oggi le librerie sono aperte al pubblico, mentre le biblioteche pubbliche, pur occupandosi di libri, sono sballottate e sono in stato di rannicchiamento e lo stesso Ministero della Cultura le considera meno importanti delle librerie. Il grosso dei bibliotecari del resto assomiglia troppo poco ai librai e fa troppo poco per imitarli. Per non dire poi che i vertici amministrativi e politici, da cui le biblioteche pubbliche (comprese quelle universitarie) dipendono, hanno una vaga e confusa idea di cosa siano i servizi bibliotecari oggi e quindi li tengono in uno stato poco più che vegetativo (tranne poche fortunate eccezioni).
Tra l'altro considero magistrale l'elogio della competenza professionale del librario come elemento che fa la vera differenza sul piano commerciale, come la fa (o la farebbe se fosse sostenuta e coltivata dalle pubbliche amministrazioni) anche quella dei bibliotecari.
Ed aggiungo che (ma questa è una mia valutazione, non presente nel testo di Montroni) fino a quando i bibliotecari non agiranno con lo spirito imprenditoriale dei librai (e non faranno tesoro dei suggerimenti di Montroni), e fino a quando i vertici amministrativi e politici non incentiveranno questo approccio, la pubblica lettura almeno in Italia non crescerà oltre una certa soglia. Soprattutto non cresceranno i nuovi lettori e i lettori deboli non si trasformeranno in lettori forti. Semmai buona parte di loro si perderanno per la strada.
Il testo di Montroni, edito da Longanesi nel 2020, si trova nelle librerie ed è comunque disponibile nella Rete Bibliolandia.
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