lunedì 25 agosto 2025

L’INDIPENDENZA UCRAINA E' OGGI GARANTITA ANCHE DA UE E NATO

La celebrazione dell’indipendenza ucraina dalla Russia è oggi consentita (anche se non molto sbandierata) da UE e NATO insieme, ovviamente, al valore dimostrato dai combattenti ucraini sul fronte del Donbass e alla resilienza della società e della politica ucraina. Ma due ragioni mi pare meritino una riflessione particolare rispetto a questa “indipendenza”.

La PRIMA è che l’Ucraina è diventata di fatto il 28° stato della UE. Non importa che manchino gli atti formali a sancire questa affiliazione. Nella sostanza Kiev è ormai UE. Suonerebbe perciò come una capitolazione se le istituzioni UE spingessero gli ucraini fuori dall’Unione e ne permettessero la ricollocazione sotto il dominio dei Russi. L’antipatia dei Russi per l’UE nasce da qui. Questo non significa che l’UE sappia bene come gestire l’affare Ucraina. Tutt’altro. Ma l’Ucraina è ormai il 28° stato UE e solo i Russi (e forse Trump) possono sottrarla al patronato dell'UE. Purtroppo non ci si interroga su cosa questo incremento dell’impero europeo comporti (soprattutto nel produrre antagonismo con l’impero russo e probabilmente anche con quello americano). E ciò rende più complicato capire (e risolvere) le cose.

La SECONDA è che l’Ucraina è già anche il 33° stato membro della NATO. Anche qui mancano gli atti formali per sancire questa affiliazione, ma è evidente a tutti che dal febbraio 2022 a oggi la NATO ha applicato all’Ucraina quello che Meloni ha finto di proporre alcuni giorni fa a casa di Trump, ovvero di usare l’art. 5 del Trattato nei riguardi di Kiev, indipendentemente dalla sua affiliazione formale. Di fatto sono già 3 anni che i più importanti stati della NATO rendono possibile l’indipendenza ucraina da Mosca. Ma anche questa realtà viene volutamente ignorata. Perché? Perché il sostegno fa arrabbiare parecchio i russi che considerano l’Ucraina “cosa loro”. Perché una parte degli stati europei che fanno parte della NATO non è affatto entusiasta di questa affiliazione, anche se non si è potuta opporre direttamente a questo “ingresso“. Perché gli Usa di Trump hanno cambiato posizione rispetto alla decisione di Biden di dare protezione all’Ucraina e di farsi carico del confronto con la Russia. 

Trump si sente impantanato in una situazione che non gli piace. Lui non vorrebbe continuare ad applicare in maniera spuria l’art. 5 della NATO all’Ucraina e preferirebbe ristabilire relazioni più collaborative con la Russia. Perciò oscilla tra: la volontà di fare pagare le spese della difesa dell’Ucraina agli europei, l’idea di trarre benefici diretti per gli Usa dal conflitto e dalla protezione (vedi accordo sulle terre rare, sui dazi, ecc.) e l'ipotesi di restituire l’Ucraina all’influenza dei russi e chiudere la partita. Ovviamente l’ultima opzione creerebbe agli Usa qualche problema con l’Ucraina e con gli Europei. Ma per Trump non c'è niente di non negoziabile.

E' da queste due realtà non esplicitate e dalle oscillazioni trumpiane che nascono il caos presente nelle cancellerie europee e gli atteggiamenti ondivaghi dei 27 leader UE più Starmer.

Ma guardare bene in faccia la realtà implicherebbe un gesto collettivo di coraggio che obbligherebbe poi i 27+Starmer a cercare soluzioni chiare al problema, condividendo queste scelte con le proprie opinioni pubbliche. Cosa assai difficile da fare.

Perciò, come diceva Jean Monnet, i 27 sperano che da una crisi non prevista possa nascere un’Europa migliore, più forte e più grande. 

Sperarlo del resto non costa nulla e tirare a campare è sempre meglio di tirare le cuoia.

mercoledì 20 agosto 2025

MODERATO ELOGIO DEI PACI-OCCONI LEADER EUROPEI

Da tempo i disarmanti (e quasi disarmati) leader europei sono presi a cannonate dai russi, vengono schiaffeggiati da molti dei loro elettori e da quest'anno sono anche ricattati da quel gentleman del presidente Usa.

Finiti quasi senza colpa nel mezzo della guerra russo-ucraina; costretti dai loro sani principi etico politici, ma contro i loro interessi economici, a stare dalla parte dell'aggredito; non avendo sotto mano una forza militare dissuasiva contro il ritorno dell’imperialismo russo; trattati come pellai da quello che per 80 anni è stato (ed è ancora) il loro santo protettore (gli Usa); storditi dall’avanzata dell’ideologia sovranista, ma che altro possono fare questi poveri cristi dei leader europei se non arrabattarsi?

È già un mezzo miracolo che non perdano la testa e chiudano baracca e burattini, tornando ognuno a giocare sul proprio uscio. Ora stanno tentando confusamente di riarmarsi usando debito europeo. Nazione per nazione. Scelta a mio avviso errata. Ma e’ possibile smettere di prendere botte da russi ed evitare di farsi taglieggiare dagli americani senza provare a fare la voce un po' grossa? E si può fare la voce grossa verso russi e americani non disponendo almeno di un po' di forza militare?

Ma non avendocela questa forza, che diavolo possono fare questi volenterosi se non le comparse, fingendo al contempo di essere comprimari almeno di fronte alle loro manipolabili opinioni pubbliche?

Per questo mi chiedo se siamo davvero così sfortunati ad avere come leader europei questi paci-occoni che in larga parte continuano a non riattivare la leva militare.

Certo, i paciocconi non ci garantiscono che la partita in Ucraina finirà bene. Nè per l’Ucraina, nè per l’Europa.

Ma siamo seri: chi, avendo a che fare con tipastri come Trump e Putin e con i loro apparati oligarchico-militari, potrebbe garantircelo?

domenica 17 agosto 2025

SOVRANITÀ E SICUREZZA IN EUROPA

Le relazioni internazionali tra gli stati dipendono dai “pesi specifici” dei singoli stati, dalle loro relazioni storiche e dalle vicinanze geografiche. E i “pesi specifici” dei singoli stati sono determinati da molti fattori: forza economica, forza militare, ricchezza del paese, compattezza politica, democraticità, demografia, cultura, livelli di istruzione, ecc.

Ora il dilemma di Zelenski e più in generale dell’Ucraina è se essere un satellite di Putin (che se potesse farebbe fuori Zelenski anche fisicamente e riporterebbe l’Ucraina sotto il diretto dominio russo) oppure un vassallo di Trump (che se potesse, come ha dimostrato l’incontro alla casa Bianca, Zelenski lo farebbe fuori anche lui e comunque con l’accordo sulle terre rare ha mostrato di volerlo tenere in una posizione di ostentata sudditanza per ricattarlo). 

L’unica certezza è che una piena sovranità l’Ucraina farà fatica ad averla. Perché la sua storia secolare è avvinghiata a quella russa che è il suo invadente e aggressivo vicino di casa. Perché il suo “peso specifico” è modesto, soprattutto dopo la cessione delle armi atomiche ai russi.

Purtroppo la precaria autonomia dell’Ucraina, che le è stata regalata solo dal crollo dell’URSS, si è ulteriormente ridotta nel momento in cui la Russia ha deciso di invaderla per impedirle di legarsi all’Unione Europea e quindi agli Stati Uniti (con l’adesione alla NATO).

Per resistere alla perdita di sovranità, l'attuale leadership Ucraina si è dovuta impegnare in una guerra coi russi e ha dovuto farsi aiutare da altri stati con un peso specifico paragonabile o superiore a quello russo. Perciò si è trasformata in vassallo degli Usa e degli Europei (UE + UK).

Così facendo però le sorti del complicato conflitto russo-ucraino (e dell’autonomia ucraina) sono finite nelle mani degli americani (oltre che dei russi, ovviamente).

E l’Europa?

L'Europa, coi suoi 27 leader, continua a sostenere l'autonomia ucraina contro la Russia. Ma l’UE non ha l’unità politica necessaria per fronteggiare i russi, non ha la cattiveria nazionalista di russi, nè ha la forza militare dei russi, avendo per fortuna sospeso in molti suoi stati, da oltre venti anni, la leva maschile obbligatoria: una bellissima scelta di disarmo (ideologico e organizzativo), unilaterale, senza precedenti nella storia europea.

La conseguenza di tutto ciò è che l’Europa, nonostante tutte le chiacchiere dei suoi 27 leader più Ursula e l’esterno Keir, deve a sua volta chiedere aiuto agli Usa (dei quali è lei stessa a tutti gli effetti un vassallo) per garantire la difesa dell’Ucraina (e anche la propria) e per contrastare i comportamenti aggressivi della Russia. 

Gli Usa, che di capacità militare ne hanno da vendere, si prestano a fare i protettori di Ucraini e Europei. Ma con Trump presidente intendono farlo a modo loro e trarne il maggior guadagno possibile. La security è un servizio strategico che si paga. E caro.

Il resto è una conseguenza.

sabato 16 agosto 2025

UNA GIUNGLA CRESCE NEL CORTILE DELL’EX SCUOLA CURTATONE

A tre passi dalla villa Crastan, il cui giardino è stato chiuso quasi sempre in luglio e sempre in agosto, sta crescendo, vivace, una nuova giungla di erbacce.

Sta venendo su rigogliosa e fitta proprio nel cortile della abbandonatissima ex scuola Curtatone che siamo sicuri sia tutti i giorni presente nell’agenda politica dell’attentissima squadra amministrativa comunale,la quale, chissà per quale cavillo burocratico (che certamente avrà e venderà alla stampa amica), si è dimenticata di inserire nei programmati tagli d’erba estivi quello dell’ex edificio scolastico.

Certo, pare di sentirli quelli della squadra, con tutti i problemi che la città e il mondo hanno, venirci a ricordare il piccolo gorillaio del cortile della ex scuola Curtatone, e a ferragosto poi, vuol proprio dire che uno ce l’ha per ragioni personali con la squadra del Palazzo, che però aveva promesso di non lasciare lo storico palazzo abbandonato per anni e avviare subito un percorso virtuoso di recupero e riuso. E invece…

Ora è vero che nell’ultimo programma della piccola minoranza elettorale, che solo grazie ad una legge fortemente maggioritaria governa il Comune, sull'ex scuola Curtatone erano state buttate là solo frasi di buon auspicio. Ma anche le piccole promesse vanno mantenute e nel caso appaiano dimenticate che altro può fare il vecchietto da tastiera se non ricordarle ai chiedenti voti?

Così, tra che c'è, il vecchietto butta là che, in attesa dei faraonici progetti di riuso dell’ex scuola che sicuramente la squadra prima o poi allestira’, il vecchietto si accontenterebbe che l’immenso, inutilizzato, ex edificio venisse almeno curato al minimo. E togliere periodicamente le erbacce dei cortili è proprio il minimo sindacale. E comunque sarebbe già un segnale di attenzione verso un bene che non può essere lasciato degradare.

Anche perché non è un belvedere quel gorillaio proprio davanti al tanto giustamente osannato “Muro di Baj" e a due passi dalle panchine artistiche di piazza Garibaldi. 

Per una città così piena di turisti che, sfidando il caldo agostano, vengono apposta a vedere le nostre opere d’arte, la nostra street art e la straordinaria mostra del Palp, via, quel cortile dell’ex scuola infestato da erbacce crea proprio un corto circuito estetico che questa ambiziosa città non può permettersi. 

O sbaglio?

giovedì 14 agosto 2025

SU ISRAELE E LA SUA DERIVA

Alcuni amici hanno rilanciato su fb un recente intervento di D’Alema sullo stato di Israele e l’evoluzione del conflitto a Gaza. Ora l'ex leader comunista (e poi Ds e successori) sostiene che l’evoluzione di Israele e quello che combina oggi sono tutta colpa dell’Europa che non riuscirebbe a mantenere Israele nell'alveo delle democrazie.

Ma chiunque abbia un po' di conoscenze storiche (e demografiche) si rende conto che la vicenda israelo-palestinese non poteva che andare così.

Quando una minoranza etnica (si può dire?) vuole dominare su territori e popolazioni di diversa etnia e cultura può evitare di costruire una società e uno stato fondamentalista, razzista e militarizzato?

Semmai l’illustre ex primo ministro anziché rimpiangere i democristiani della prima Repubblica italiana (che per altro niente ebbero a che fare con la nascita di Israele: l’Italia fu ammessa all’ONU solo nel 1955) dovrebbe chiedersi che fine hanno fatto il comunismo e il socialismo nella cultura politica di Israele. E domandarsi, lui che di queste cose se ne intende, perché questi orientamenti siano pressoché scomparsi o marginali nella vita politica di quella società e di quello stato. E da quali altre narrazioni sono state sostituite.

Dovrebbe interrogarsi insomma sulle cause endogene e profonde che hanno portato all’attuale situazione politica israeliana e non prendersela (solo perché è più salviniano farlo) con un’Europa dei 27 stati sovrani, un’Europa che non ha alcuna forza militare, politica ed economica per dirimere la questione Israelo-palestinese, come sanno tutti quelli che vogliono sapere. 

Se non ha forza l'ONU di metterci becco, figuriamoci l'Europa.

Nessuno infatti è in grado di fermare ne' con la forza né con la persuasione l’evoluzione razzista di Israele.

E tra che c’era l’ex primo ministro avrebbe dovuto spiegare perché gli israeliani (intesi come società civile e come stato militarizzato) sono regrediti ad una concezione politica di dominio sui palestinesi che ignora perfino le conquiste di civiltà della rivoluzione francese: che ignora i diritti dell’uomo e del cittadino. La Fraternità.

E poi spiegare come pensa che un popolo armato fino ai denti e dove il servizio militare (che, per parità di genere, fanno anche le donne), possa essere riportato sulla retta via.

Ma se non ha idee migliori di quella di prendersela con gli europei (perché gli americani tanto sono “complici” a prescindere degli israeliani), finirà col dire cose che piacciono tanto ai postcomunisti ma che francamente lasciano il tempo che trovano e spiegano solo la superfluità dei postcomunisti stessi.

PS. 

Per leggere analisi più realistiche sulla situazione israeliana consiglierei i recenti volumi di Anna Foa, Anna Momigliano, Roberta de Monticelli e Francesca Albanese, nonché il fondamentale testo di Ronen Bergman “Uccidi per primo”.

domenica 3 agosto 2025

Biblioteca comunale di Cascina

Solidarietà agli ottuagenari cascinesi che protestano per le eccessive chiusure estive. E' bello vedere che la lotta per la cultura coinvolge anche le generazioni anziane che giustamente applicano il diritto all'educazione permanente. Non potrebbe l'amministrazione di centro-sinistra cascinese trovare qualche spicciolo e, utilizzando l'appalto di Bibliolandia, fare fronte alle esigenze di apertura? Tra l'altro  l'apertura completa in agosto potrebbe tornare utile anche ai bambini e ai ragazzi che restano in città, oltre a tutto il resto della popolazione. Ovviamente.