La pace in Europa negli ultimi 80 anni, contrariamente a quello che sostengono diversi personaggi illustri, non è stata garantita dal comportamento delle principali nazioni europee. In realtà tutti gli Stati europei sono stati sconfitti, ridimensionati e ridotti a vassalli o neutralizzati nella seconda guerra mondiale dagli Stati Uniti a ovest e dalla Russia a est.
Sono queste due superpotenze che dal 1945 in poi hanno imposto fino al 1990 ai paesi vinti e ai loro vassalli una situazione di “pace fredda”, armata, garantita dalla forza dei loro eserciti schierati sul terreno e delle armi anche atomiche. Sono state le due superpotenze a tenere a bada gli europei, anche con strumenti di dominio ideologico (gli americani sostenendo la superiorità della democrazia borghese, i russi quella del comunismo).
Francia, Italia, Germania, per certi versi la stessa Inghilterra e il resto dell’Europa (anche dell’Est) hanno giocato un ruolo marginale nell’equilibrio della pace atomica in Europa, essendo tra l’altro divise al proprio interno da forze sia filo americane che filorusse.
La stessa costruzione del mercato europeo e poi delle intricate istituzioni europee, è andata nella direzione di stabilizzare la pace fredda, ma senza costruire qualcosa che assomigliasse ad una superpotenza europea. E di sicuro non una potenza militare.
Poi nel 1990 l'URSS è inaspettatamente implosa. Gorbaciov e una parte del Pcus hanno fatto collassare la superpotenza comunista. Un regalo inaspettato per gli occidentali e per i vassalli orientali dei sovietici. Questo ha cambiato lo scacchiere europeo, restituendo spazi di protagonismo anche ai vassalli europei dell’est e dell'ovest che però nel caso dei Balcani e del collasso della Jugoslavia non si sono propriamente dimostrati all’altezza dei nuovi compiti, come è noto a tutti.
L’UE e la NATO hanno inoltre deciso dopo il 1990 di approfittare dell'implosione politico militare della Russia per accrescere l’area di influenza dell’Occidente verso est, immaginando che la Russia non si sarebbe mai più ripresa quel ruolo di superpotenza che aveva esercitato fino al 1990 e che non avrebbe contrastato il loro progetto di allargamento. Allargamento operato in nome della democrazia, dell’indipendenza dei popoli e del diritto internazionale, ma che gli eredi dell’URSS non hanno affatto gradito, anche se non sono riusciti a impedirlo.
Questa situazione è durata fino ai primi anni 2000. Poi il nuovo gruppo dirigente andato al potere in Russia e arroccato attorno a Putin ha provato a riprendersi un ruolo più forte sul piano internazionale. Da qui vari interventi militari (in Cecenia, Georgia, Siria) culminati con quello in Ucraina.
A quel punto Europa e Usa si sono prima meravigliati del risveglio russo e poi sono finiti impantanati nella guerra Ucraina, a difesa dell’indipendenza di quel paese. Probabilmente all’inizio non si immaginavano che questo li avrebbe costretti a mettere in discussione le relazioni economiche costruite con la Russia tra il 1990 e il 2022 e, per quanto riguarda gli europei che nel frattempo avevano abolito la leva, perfino a riarmarsi.
Ora che in tale complicato contesto alcuni illustri continuino a sostenere il ruolo di primo piano dell’Europa sullo scacchiere internazionale è davvero stravagante, perché non corrisponde ad alcuna particolare capacità militare, né diplomatica e neppure politica del nostro continente.
Certo il mondo ha bisogno di relazioni internazionali corrette e cooperative. Ma chi rivendica di avere meriti speciali per recitare un ruolo di leader in queste relazioni come minimo si inganna, di sicuro si attira antipatie ma soprattutto prende un abbaglio che speriamo non gli si ritorca contro.
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