giovedì 30 marzo 2017

Riflettendo sul valore della memoria e dei testimoni rispetto ai campi di sterminio della seconda guerra mondiale.

Ho ascoltato alcune sere fa, presso la biblioteca di Pontedera, una trentina di ragazzi di diverse scuole superiori raccontare la loro esperienza del viaggio ai campi di sterminio. A quello di Auschwitz in particolare.
I ragazzi hanno detto tutti cose sagge. Molto sagge. Probabilmente perchè sono studenti in gamba e motivati. E avrebbero parlato in maniera intelligente e chiara della Shoah anche se non fossero stati in visita ai campi di sterminio. Ma per loro, per fortuna, il grand tour formativo ha incluso anche questi luoghi desolati. Perchè in fondo anche Auschwitz e Dacau e altri luoghi con nomi altrettanto terribili, per quanto appaiano tristi, malmessi e desolati, sono "musei" che producono in chi li visiti un'esperienza fondamentale ed in una certa misura indelebile. Chi esce da Auschwitz non è la stessa persona che vi è entrata. Perchè chi varca la soglia di un campo di sterminio è come una specie di Ulisse che scende nell'abisso dell'anima umana. Dacau, Auschwitz sono luoghi in cui l'inferno è sgorgato con la forza devastante di un vulcano sulla terra e si è manifestato provocando una piaga purulenta. Si può fare "museo" di una simile piaga morale? Si può fare museo dell'orrore e dell'inferno? Sì. La risposta non può che essere sì. Di più. Si deve fare in modo che a mano a mano che il tempo si allontana dall'ultima tragica eruzione dei vulcani del male in Europa non si perda la memoria del fatto che l'inferno c'è e può sempre spalancare le sue porte ed inghiottire tutti, credenti e non credenti. Intelligenti e stupidi. Ricchi e poveri. Come hanno dimostrato tragicamente anche le più recenti guerre balcaniche, quelle di fine Novecento.
E per queste ragioni che non solo devono  esistere musei come Auschwitz, ma essi vanno tutelati con cura, perchè sono, di diritto, un patrimonio dell'umanità, come le rovine di Palmira o quelle molto molto più fortunate del Colosseo di Roma. E ancora. Le famiglie, le associazioni e le istituzioni pubbliche hanno due obblighi verso questi luoghi: visitarli e conservarli. E bene fa in particolare la Regione Toscana ad inviare periodicamente 5/600 ragazzi delle scuole superiori, in treno, nei luoghi dove l'Olocausto è stato più brutale e feroce, senza dimenticare le stazioni italiane della via crucis dei deportati.
Ma tra le tante cose sagge che i ragazzi hanno detto alcune sere fa, mi permetto di commentarne una.
Le visite ad Auschwitz si accompagnano anche ad incontri con deportati che, essendo all'epoca bambini, hanno miracolosamente attraversato quell'orrore e hanno ancora voglia e fiato per testimoniarlo e raccontarlo. I ragazzi sono colpiti dalle storie atroci degli ultimi superstiti. E provano un sentimento di tristezza e allo stesso tempo di orgoglio quando pensano di essere l'ultima generazione che avrà visto in vita i "salvati" dalla Shoah e avrà potuto udirli parlare e raccontare la loro esperienza.
E' vero. Ma mi sono permesso di aggiungere che molti dei testimoni dell'Olocausto che in effetti non sono più fisicamente con noi, non sono morti del tutto. Molti di loro ci hanno infatti lasciato testimonianze orali e scritte e mai come oggi è facile reperire queste testimonianze e leggere i loro racconti. E meditarli. E commuoversi.
In effetti ogni volta che leggo "Se questo è un uomo" di Primo Levi soffro. Così come piango sulle pagine de "La Notte" di Elie Wiesel. E lo stesso mi è accaduto con il diario "Ho fatto solo il mio dovere" scritto da Italo Geloni, un deportato politico di La Spezia e poi, a lungo residente a Pontedera, che è sopravvissuto a diversi campi di sterminio. Geloni ha fondato l'ANED ed è stato animatore fino alla sua morte di innumerevoli viaggi a Dacau e ad Auschwitz, accompagnando in questi "musei" centinaia di ragazzi e spronando la Regione Toscana a "scolarizzare" questa tipologie di "gite".
E confesso anche che ogni volta che leggo le parole di Levi o di Wiesel o di Geloni, io dialogo con loro e loro mi parlano. E non credo di essere matto; perché è esattamente la stessa cosa che faccio quando leggo un testo di Platone, di Seneca o di Thomas Mann. Perchè è anche grazie al dialogo coi morti che si diviene un po' più consapevoli di se stessi e del mondo.
Perciò finchè si stamperanno i libri con le testimonianze di chi è sopravvissuto alla Shoah e si leggeranno le loro parole sulla carta o nei file elettronici scaricabili perfino nel cellulare che teniamo in tasca, fino a quando avremo voglia di leggerli, i testimoni ci parleranno e ci aiuteranno a superare l'angoscia e la paura che le loro terribili storie ci debbono inevitabilmente trasmettere.
Non solo un antropologo. Tuttavia mi piace pensare che la stessa primordiale decisione degli uomini di seppellire i morti in una terra speciale, una terra identificata come luogo di culto dove periodicamente poter andare a parlare con loro e a ricordarli, sia l'atto fondante della storia dell'umanità. Un atto che crea una catena culturale e non solo biologica. E immagino che questo atto corrisponda al big bang dell'uomo. Perchè la sepoltura in un luogo degno di rispetto non è, come potrebbe apparire a prima vista, una follia del genere homo dettata dal dolore o solo un palliativo per colmare l'ansia della perdita. Sembra piuttosto una trovata geniale che consente ai vivi di dialogare con anime che grazie al ricordo e alla memoria non muoiono del tutto. Non fino a quando verranno ricordate. Grazie a questo è possibile costruire una genealogia, quindi immaginarsi la continuità temporale, infine la storia, l'umanizzazione del tempo. In questo senso le sepolture antiche sono anche i primi musei dell'umanità, tanto che mi pare buffo pensare che proprio di materiali recuperati da questi cimiteri siano pieni oggi i musei moderni.
E i campi di sterminio sono immensi cimiteri. Terre sacre per l'umanità tutta. Luoghi da attraversare in silenzio per ascoltare meglio le voci che da lì ci indicano le vie sbagliate. Le strade da evitare. I mali da combattere. Il razzismo. L'odio. La guerra. La violenza. Il desiderio di sopraffare gli altri.
Certo, sarebbe stato meglio per l'umanità non aver bisogno di questi cimiteri e di questi musei. Su questo non ci sono dubbi. Ma sarebbe sbagliato non custodire questi luoghi con cura. Disperderne volutamente la memoria. Assolvere la colpa. Perché se essi sono la testimonianza della presenza della malvagità e della follia umana nella storia, sono anche la prova che l'uomo può riscattarsi dall'orrore e costituiscono comunque un monito terribile di ciò che può accadere quando l'odio e la violenza hanno la meglio sulla ragione e sul rispetto reciproco. Una macchia indelebile. Un monito da ricordare. Per sempre.
27 marzo 2017
La ricchezza nascosta delle Nazioni. Indagine sui paradisi fiscali / di Gabriel Zucman (Prefazione di Thomas Piketty), add Editore, 2017

Libro davvero interessante per chi voglia entrare dentro il mondo dei paradisi fiscali e degli infiniti marchingegni che permettono la legalizzazione dell'evasione fiscale. Molti i paesi protagonisti di questa storia di opportunismo e di zone d'ombra. La conferma è che la grande (e la piccola) speculazione finanziaria si giova di asimmetrie, furberie e trucchi. Essa lucra su tanti fattori, inclusa la complicità esplicita di grandi istituzioni e di grandi paesi. Ma anche di piccoli e piccolissimi (Isole Cayman in testa). Si tratta di un fenomeno tutt'altro che facile da affrontare e da estirpare. Ma Gabriel Zucman, un giovane ricercatore di 29 anni, ha qualche idea interessante da suggerire. Speriamo che venga ascoltato. Ma ha già fatto un grande e coraggioso lavoro a mettere insieme il filo di questa storia e a raccontarcela. Bravo Gabriel!

mercoledì 29 marzo 2017

Piove all'insù / Luca Rastello, Bollati Boringhieri, 2006

Libro complicato e allo stesso tempo suggestivo. Narra l'esperienza di una generazione che diventa grande alla fine degli anni '70 in un paese caotico e confuso come da sempre è l'Italia e della generazione diventata adulta nel secondo dopoguerra. Due storie che si intrecciano: quella di un padre (quarantenne negli anni '70) ufficiale in forza ai carabinieri e un figlio che bazzica ambienti molto alternativi e rivoluzionari. I protagonisti (immaginari? ricostruiti?) incrociano anche personaggi storici e si trovano immersi in vicende di cronaca vera o verosimile. Da qui una miriade di suggestioni e di riflessioni che mescolano l'esistenziale e il vissuto collettivo, l'io e il noi, il privato e il pubblico, sulla falsa riga di uno slogan di quei tempi che annegava tutto il vissuto privato nelle vicende politiche. Il testo però non va letto come un racconto storico. O almeno non credo.

domenica 26 marzo 2017

Biblilandia day n. 5 a Cascina - Un bilancio e qualche ulteriore spunto

Credo sia opportuno ringraziare tutti coloro che hanno lavorato per costruire la giornata n. 5 di Bibliolandia che si è tenuta ieri a Cascina. Grazie Alessandra, grazie Massimiliano, grazie Manuela e Michela. E poi grazie a tutti i bibliotecari che si sono dati da fare per selezionare i bibliotecari vincitori, gli utenti forti e gli insegnanti collaboranti. Credo che l'impossibilità della grande sala di Cascina di contenere tutto il pubblico che ieri, sabato pomeriggio, ha partecipato all'evento, ci imponga per il prossimo anno di cercare una sede ancora più grande. Non ce ne vogliano gli amici cascinesi, ma ci potrebbe essere necessaria almeno una sala da 150 posti. Con annesso spazio per i bambini.
Credo che nell'insieme la giornata di ieri abbia raccontato molto bene 3 cose:
- cosa facciamo (gli interventi di Ciampi, Gabbrielli e Brotini sono stati molto chiari). E, come ha dovuto ammettere con le sue statistiche perfino il "pessimista" Massimo, la rete sta funzionando benino e tutti i nostri marcatori di qualità sono "positivi" (prestiti, utenti attivi, patrimonio, attività di promozione).
- le diverse problematiche connesse al nostro fare (testimoniate da Pezzini, Marino e anche dalla Regione Toscana, attraverso la voce di Alessandra Nardini). Problematiche che ci sono e su cui lavoriamo quotidianamente, senza retorica e senza ignorarle.
- e per chi lavoriamo. Le testimonianze dei nostri lettori/utenti e dei nostri partner del mondo della scuola (maestri e professori) sono state eloquenti e a tratti emozionanti. Il nostro pubblico e i nostri sostenitori (gli insegnanti) sono in maniera sempre più numerosa e attiva con noi.
Purtroppo sono mancati i "politici", gli assessori e i sindaci. Dei 26 comuni soci della Rete, a parte Ciampi e Nannipieri, non era presente nessun altro amministratore. E insieme a loro sono mancati quasi tutti i funzionari e i dirigenti del settore cultura dei 26 comuni.
Qui sta un limite ancora forte su cui credo che i bibliotecari dovranno lavorare se vorranno continuare a costruirsi un "buon futuro": per loro e per i loro utenti/lettori. Perchè temo che non sia sufficiente lavorare bene col pubblico, se non si riuscirà a coinvolgere di più anche il livello dei decisori finali: amministrativi e amministratori. E questo coinvolgimento non può essere lasciato solo alla Rete.
Detto questo ieri è stata un'altra importante giornata per la lettura in provincia di Pisa. Una giornata di cui devono essere orgogliosi coloro che credono che leggere aiuti le persone a crescere meglio e quindi favorisca uno sviluppo più equilibrato del nostro paese.

Il bibliotecario dell'anno: Enrico Pantani (quello in camicia e con la barba)


(da sinistra): Lucia Campi, Luca Nannipieri e Manuela Simoncini

bibliotecari, lettori, insegnanti

martedì 21 marzo 2017

Daniel Pennac / Ernest e Celestine (Feltrinelli, 2013, pp.186)
Libro molto molto carino e intelligente, ma anche arguto, gentile, sorprendente, spiritoso, con un'abilità unica che mi è piaciuta da morire di spezzare e alleggerire la storia facendo a tratti dialogare autore e personaggi e poi lettore e personaggi e autore. Mancava l'intervento dell'editore e del libraio e poi ci sarebbero stati davvero tutti. La storia racconta la convivenza tra due individui che più diversi non potrebbero essere: un orso e una topolina, ognuno legato ad un mondo e con caratteristiche estremamente particolari. Il testo si snoda sul filo del gioco, dell'avventura, ma anche della scrittura e della riflessione sulla scrittura. Insomma, un libro che gli adulti si divertiranno moltissimo a leggere per sé trovando la scusa di doverlo leggere ai loro figli o ai lori nipoti.
Edward W. Said / Dire la verità. Gli intellettuali e il potere (Feltrinelli, 1995, p. 125)
Gran bel libro sul ruolo degli intellettuali e sul loro rapporto con la verità e, soprattutto, col Potere. Riflessioni interessanti, intelligenti e colte che stimolano il pensiero. Per Said (in intellettuale americano ma di origine palestinese), l'intellettuale per eccellenza è quello che opera per mostrare tutti i giorni la nudità e la non sacralità del potere, di tutti i poteri, quello religioso incluso. E' un lavoratore dell'ingegno al soldo della "verità" e non di un "padrone". Sono pagine dense quelle che ci regala la riflessione di Edward W. Said e, benchè scritte nei primi anni '90 del '900 (ovvero sostanzialmente prima dell'avvento di Internet), ancora estremamente attuali. Meritano di essere lette. Tra i miti di Said ovviamente un elenco degli intellettuali "contro": da Gramsci a Sartre su su fino a Foucault. Qua e là anche opinioni discutibili, come il ruolo volutamente da "dilettante" di questo tipo di intellettuale in contrapposizione con l'intellettuale "specializzato" e quindi disposto a vendere la propria prestazione professionale al Potere. Ma, sostanzialmente, un libro da cui si impara. Molto.

sabato 4 marzo 2017

Una nuova biblioteca a Fornacette (Calcinaia)
Inaugurata una bella biblioteca per bambini e ragazzi a Fornacette in via Morandi. I cittadini di Calcinaia, ed in particolare bambini e ragazzi, hanno da oggi un nuovo spazio per leggere, per ascoltare storie, per giocare in maniera intelligente e quindi per crescere meglio. La realizzazione, anche in tempi di crisi, si deve ad un'amministrazione che ha sicuramente messo al centro dei propri obiettivi strategici l'educazione e la cultura. Ed è la migliore dimostrazione che chi crede nella cultura può realizzare cose concrete ed importanti. E chi conosce il sindaco Ciampi e l'assessore Ceccarelli sa quanta cura, quanto amore e quanta caparbia tenacia, unite ad una buona dose di esperienza e di saper fare, ci voglia per costruire e gestire progetti come questo. Ma il fatto che si arrivi a realizzali, dimostra che validi amministratori, operatori motivati ed in gamba, insieme a cittadini e associazioni disponibili a dare una mano, possono fare davvero molto. Anzi moltissimo.