Riflessioni postelettorali. Parte terza. Conclusione. Provvisoria
Perchè e come una maggioranza che è una minoranza di fatto dovrebbe coinvolgere nelle scelte amministrative una minoranza che è una maggioranza di fatto?
Perché chi amministra non ha solo l'obbligo di fare, ha anche il dovere morale di convincere e di tenere conto delle sensibilità e degli interessi degli altri. E questo obbligo è ancora più forte per una minoranza che sa di occupare quel ruolo direttivo grazie ad una semplificazione legislativa. Legittimamente. Sia chiaro, ma questa consapevolezza richiede un rispetto maggiore dei tanti che non la pensano come te e che non possono essere trattati come masse amorfe, nemiche e ignoranti. Verso chi non la pensa come noi abbiamo obblighi: di rispetto, di dialogo, di coinvolgimento e di riconoscimento.
Come o cosa fare? Qui il sentiero si fa più complicato.
Ad esempio ci si potrebbero inventare incontri di lavoro preconsiliari dove su temi strategici per la città si construiscono insieme gli atti amministrativi. O almeno ci si confronta, ci si ascolta reciprocamente e si prova a trovare insieme un denominatore comune.
Si costruisce la possibilità anche per l'opposizione di proporre punti amministrativi (non mozioni, ma delibere operative) e di aprire i dibattiti non su opzioni astratte, ma su soluzioni amministrativamente concrete.
Suggererei di cominciare da un'analisi seria della macchina amministrativa comunale e dalle proposte di modifiche, integrazioni, assunzioni.
Ma potrebbe andar bene partire anche da altri temi che riguardano la vita della città.
Proviamoci. Potrebbe uscirne fuori un'esperienza di confronto interessante, una modalità per crescere insieme; una modalità di democrazia partecipata davvero da tutti. Una democrazia a guida collettiva, veramente plurale, dove ci sia l'obbligo di mettersi d'accordo, ma dove questo obbligo consenta a tutte le parti di avere spazi di manovra e di veder riconosciute le proprie scelte a livello generale.
Possibile?
Penso di sì.
Servono coraggio, pazienza e tanta buona volontà.
domenica 30 giugno 2019
sabato 15 giugno 2019
Riflessioni postelettorali forse interessanti per la piana pisana. Parte seconda. Il condominio (+ breve)
Da una decida di anni ho mutato il mio modo di vedere le cose. L'esperienza, l'età, il mestiere, diversi fattori hanno congiurato per farmi abbandonare non tanto le mie idee giovanili (quelle sono svanite da tempo) quanto quelle per cui una parte, ad esempio la mia, ha sempre ragione e l'altra sempre torto e la politica si riduce alla conquista del consenso politico per la nostra parte, consenso con il quale poi fare quello che si ritiene giusto o nel caso peggiore "quello che piace solo a noi".
L'idea che ho sviluppato è che una città, ma anche una nazione o il mondo stesso non siano altro che un grande supercondominio e che in questo supercondominio tutti dovrebbero fare la loro parte, impegandosi, dialogando e collaborando, ma ciascuno tenendo conto delle esigenze degli altri. Insomma l'idea a cui mi sono affezionato in tarda età è che non solo siamo tutti sulla stessa barca, ma che questa nave dovremmo governarla tutti insieme, senza distinguerci in equipaggio (coloro che si danno da fare) e passeggeri (quelli che vengono trasportati, stanno a guardare e magari borbottano).
Dico questo perché qualcuno mi ha chiesto di provare ad articolare meglio la proposta di costruire un dialogo tra forze politiche che pur facendo parte degli stessi supercondomini continuano a guardarsi in cagnesco e anziché cercare di collaborare per il bene dei loro paesi continuano a trattarsi come se la campagna elettorale non fosse finita e si dovesse puntare ogni minuto a rovesciare il tavolo, a offendersi, a trattarsi come se una potenza demoniaca avesse invaso la mente ed il corpo dell'altro e noi fossimo tanti piccoli esorcisti votati a cacciare il male dal mondo.
E allora una delle piccole proposte che farei alle opposizioni per costruire un dialogo e cercare di istaurare un livello di collaborazione minimale ma duratura, in un contesto di trasparenza e senza confondere i ruoli, è quella di offrire loro la presidenza dei consigli comunali. Se il sindaco è il sindaco di tutti i cittadini, anche il presidente del consiglio comunale dovrebbe sentirsi ed essere il presidente di tutto il consiglio. E da questo potrebbe nascere uno spirito di confronto ben più aperto e franco di quello che caratterizza la vita amministrativa oggi. Almeno nel pisano. Questo può complicare la vita alla maggioranza amministrativa? Può darsi. Questo potrebbe dare un ruolo maggiore all'opposizione? Può darsi. Perché una maggioranza che potrebbe governare senza nulla concedere all'opposizione dovrebbe cercare un dialogo con l'opposizione e dare spazio all'opposizione? Ecco, questa è una bella domanda, a cui risponderò nel prossimo post.
Da una decida di anni ho mutato il mio modo di vedere le cose. L'esperienza, l'età, il mestiere, diversi fattori hanno congiurato per farmi abbandonare non tanto le mie idee giovanili (quelle sono svanite da tempo) quanto quelle per cui una parte, ad esempio la mia, ha sempre ragione e l'altra sempre torto e la politica si riduce alla conquista del consenso politico per la nostra parte, consenso con il quale poi fare quello che si ritiene giusto o nel caso peggiore "quello che piace solo a noi".
L'idea che ho sviluppato è che una città, ma anche una nazione o il mondo stesso non siano altro che un grande supercondominio e che in questo supercondominio tutti dovrebbero fare la loro parte, impegandosi, dialogando e collaborando, ma ciascuno tenendo conto delle esigenze degli altri. Insomma l'idea a cui mi sono affezionato in tarda età è che non solo siamo tutti sulla stessa barca, ma che questa nave dovremmo governarla tutti insieme, senza distinguerci in equipaggio (coloro che si danno da fare) e passeggeri (quelli che vengono trasportati, stanno a guardare e magari borbottano).
Dico questo perché qualcuno mi ha chiesto di provare ad articolare meglio la proposta di costruire un dialogo tra forze politiche che pur facendo parte degli stessi supercondomini continuano a guardarsi in cagnesco e anziché cercare di collaborare per il bene dei loro paesi continuano a trattarsi come se la campagna elettorale non fosse finita e si dovesse puntare ogni minuto a rovesciare il tavolo, a offendersi, a trattarsi come se una potenza demoniaca avesse invaso la mente ed il corpo dell'altro e noi fossimo tanti piccoli esorcisti votati a cacciare il male dal mondo.
E allora una delle piccole proposte che farei alle opposizioni per costruire un dialogo e cercare di istaurare un livello di collaborazione minimale ma duratura, in un contesto di trasparenza e senza confondere i ruoli, è quella di offrire loro la presidenza dei consigli comunali. Se il sindaco è il sindaco di tutti i cittadini, anche il presidente del consiglio comunale dovrebbe sentirsi ed essere il presidente di tutto il consiglio. E da questo potrebbe nascere uno spirito di confronto ben più aperto e franco di quello che caratterizza la vita amministrativa oggi. Almeno nel pisano. Questo può complicare la vita alla maggioranza amministrativa? Può darsi. Questo potrebbe dare un ruolo maggiore all'opposizione? Può darsi. Perché una maggioranza che potrebbe governare senza nulla concedere all'opposizione dovrebbe cercare un dialogo con l'opposizione e dare spazio all'opposizione? Ecco, questa è una bella domanda, a cui risponderò nel prossimo post.
mercoledì 12 giugno 2019
Riflessioni postelettorali sui paesi del pisano
Ora che la passione politica, la propaganda elettorale ed il timore di essere fraintesi non obbliga più ad un linguaggio "cauteloso", ora forse si può riflettere su queste elezioni politiche e amministrative e sull'impatto che hanno avuto nel pisano.
E la prima cosa che a me dicono (anche sulla scia dei risultati delle politiche del 2018) è che il Centro Sinistra (d'ora in poi CS) non è maggioranza "politica" assoluta in quasi più nessuno dei nostri paesi. Ovviamente se il CS non è più maggioranza assoluta, tanto meno lo è il PD che del CS è solo una componente (anche se maggioritaria).
Ragionare del perchè e del come questo sia accaduto e se questo ridimensionamento sia reversibile o meno aprirebbe un interessante dibattito, che per il momento però accantonerei.
La cosa su cui mi concentrerei è che ad una non maggioranza politica del CS, corrisponde una maggioranza formata da Centro Destra (attualmente a trazione leghista) e dal M5S. Ma, per fortuna del CS, questa maggioranza elettorale non può saldarsi nè sul piano politico, nè su quello amministrativo. O almeno non può farlo ufficialmente e spesso non lo fa nemmeno ufficiosamente.
Da qui, nel pisano, nasce la vittoria del CS sul piano amministrativo. Una vittoria, però, che incorona una minoranza, a cui viene affidato il compito di amministrare i comuni e i loro enti gestionali.
Aggiungo che la vittoria amministrativa del CS nasce anche da altri due debolezze del Centro Destra: la fragilità di una classe dirigente locale e l'inevitabile assenza di un leadership autorevole.
Infine la vittoria amministrativa del CS scaturisce dal fatto che il CS ha ancora radici valoriali e familiari nei territori; ha un corpo di amministratori riconosciuti e validi (ma non sempre e non ovunque); ed è ancora in grado di tenere insieme interessi, associazioni e parti di società civile (ma sempre meno).
Da tutto questo ricavo la convinzione che il futuro del CS dipenderà sempre di più dalla bravura dei suoi amministratori, dalla qualità della sua azione amministrativa e dalle capacità relazionali delle sue disomogenee componenti.
Non che questi fattori non abbiano contato in passato, ma in futuro conteranno sempre di più.
Così come conterà sempre di più la capacità di ragionare sulle critiche e sui suggerimenti che verranno da chi, nei fatti, è al contempo maggioranza politica e minoranza sul piano amministrativo e sull'abilità nell'assorbirle.
Credo infine che i sindaci che in questi giorni si affannano a dire che saranno "i sindaci di tutti" dovranno dimostrare la veridicità di questa loro affermazione con atti concreti. E questi dovranno sostanziarsi non solo nella capacità di ascoltare le critiche delle opposizioni e poi però fare come gli pare. Dovranno articolarsi nella costruzione di un negoziato continuo con la maggioranza politica dei concittadini che la pensa diversamente dal sindaco eletto. E questo non perchè i sindaci eletti non siano legittimati a governare col voto contrario dell'opposizione. Possono farlo. La democrazia amministrativa glielo consente sia nella forma che nella sostanza. Ma chi si ritiene "sindaco di tutti" e sa di essere stato eletto solo da una minoranza di cittadini dovrebbe porsi il problema etico di come rappresentare anche gli altri. Anche i suoi non elettori. Sennò cosa vuol dire essere il "sindaco di tutti" se realizza solo il programma politico della sua parte politica, per giunta minoritaria?
E il negoziato con le opposizioni che sono la maggioranza politica non può essere un trucco. Voler rappresentare tutti vuol dire incarnare uno stile amministrativo che umilmente prenda atto dei limiti del proprio mandato amministrativo e assecondare i desiderata di tutti i cittadini e non solo di quelli che si riconoscono nella propria parte politica.
Credo che da questo nuovo stile amministrativo potrebbe uscire una migliore capacità di gestire la cosa pubblica. In forme più condivise e sicuramente più partecipate. Naturalmente anche più complicate. Ma accadrà?
giovedì 6 giugno 2019
I cerchioni di Dante / letti e commentati dagli studenti e dagli insegnanti dell'IPSIA Pacinotti di Pontedera insieme ad alcuni studenti della Scuola Normale di Pisa
I cerchioni di Dante / letti e commentati dagli studenti e dagli insegnanti dell'IPSIA Pacinotti di Pontedera insieme ad alcuni studenti della Scuola Normale di Pisa
Oggi, 6 giugno, alle 18, a Pontedera, in piazza della Stazione, un agguerrito gruppo di studenti dell'IPSIA Pacinotti, supportato da alcuni prof e da alcuni studenti della Scuola Normale Superiore di Pisa ha letto brani dell'Inferno di Dante, dimostrando che le scuole e soprattutto ragazzi e docenti non hanno "limiti" e che, almeno in Italia, anche chi studia meccanica, moda e altre nobili arti manuali può misurarsi con Dante Alighieri e farlo proprio, e ritrovare in lui radici profonde del proprio sentire contemporaneo.
Nata da una proposta "visionaria" di Giuseppe Cecconi che ha messo in contatto e fatto dialogare studenti della Normale e professori e dirigente dell'ISPIA, dopo alcuni mesi di lavoro su un testo con 700 anni sulle spalle, la messa in scena è stata spartana, ma impeccabile. Una ventina di studenti italiofoni, ma provenienti (almeno i loro genitori) da diverse aree del mondo (dove Dante, per dirla tutta, è quasi sconosciuto), sono saliti su un palcoscenico quasi naturale (i tondi su cui sono infisse le Vespe di Trafeli) e hanno letto per oltre un'ora i versi del grande poeta fiorentino che ha forgiato la lingua italiana e ha dato fiato a sentimenti, espressioni, modi di dire e di essere che ancora oggi ci caratterizzano.
Un bella prova di carattere e di plasticità da mostrare a viso aperto e con orgoglio a chi non riesce a vedere le potenzialità della nostra scuola e del lavoro che si svolge nelle aule percepisce solo i problemi (che certamente ci sono, ma sono piccola parte in un mare di forza e di capacità).
Un finale d'anno scolastico davvero insolito, in un luogo insolito, ma perfettamente in sintonia con la poesia universale di un artista che a buona ragion dovrebbe essere considerato il rappresentante morale di tutti i profughi e di tutti gli stranieri
Oggi, 6 giugno, alle 18, a Pontedera, in piazza della Stazione, un agguerrito gruppo di studenti dell'IPSIA Pacinotti, supportato da alcuni prof e da alcuni studenti della Scuola Normale Superiore di Pisa ha letto brani dell'Inferno di Dante, dimostrando che le scuole e soprattutto ragazzi e docenti non hanno "limiti" e che, almeno in Italia, anche chi studia meccanica, moda e altre nobili arti manuali può misurarsi con Dante Alighieri e farlo proprio, e ritrovare in lui radici profonde del proprio sentire contemporaneo.
Nata da una proposta "visionaria" di Giuseppe Cecconi che ha messo in contatto e fatto dialogare studenti della Normale e professori e dirigente dell'ISPIA, dopo alcuni mesi di lavoro su un testo con 700 anni sulle spalle, la messa in scena è stata spartana, ma impeccabile. Una ventina di studenti italiofoni, ma provenienti (almeno i loro genitori) da diverse aree del mondo (dove Dante, per dirla tutta, è quasi sconosciuto), sono saliti su un palcoscenico quasi naturale (i tondi su cui sono infisse le Vespe di Trafeli) e hanno letto per oltre un'ora i versi del grande poeta fiorentino che ha forgiato la lingua italiana e ha dato fiato a sentimenti, espressioni, modi di dire e di essere che ancora oggi ci caratterizzano.
Un bella prova di carattere e di plasticità da mostrare a viso aperto e con orgoglio a chi non riesce a vedere le potenzialità della nostra scuola e del lavoro che si svolge nelle aule percepisce solo i problemi (che certamente ci sono, ma sono piccola parte in un mare di forza e di capacità).
Un finale d'anno scolastico davvero insolito, in un luogo insolito, ma perfettamente in sintonia con la poesia universale di un artista che a buona ragion dovrebbe essere considerato il rappresentante morale di tutti i profughi e di tutti gli stranieri
sabato 1 giugno 2019
Premiazione dei bibliogiochi a Capannoli a cura di Bibliolandia
Premiazione dei bibliogiochi a Capannoli a cura di Bibliolandia
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