mercoledì 2 ottobre 2019

Martin Eden / film di Pietro Marcello con Luca Marinelli (2019)

L'ambientazione italiana del libro Martin Eden di Jack London ha generato un film complesso e assai più cervellotico ed intricato del testo scritto dall'autore americano. Del resto il regista Marcello ha scritto di essersi molto liberamente ispirato al romanzo americano.
In realtà la struttura portante della trama del film ricalca quella essenziale del romanzo autobiografico di London. Un marinaio uscito da una famiglia popolare si innamora e vuole conquistare una ragazza borghese altolocata e decide di trasformarsi in uno scrittore di successo. Dei due progetti di vita il secondo (diventare scrittore e guadagnare molti soldi) gli riesce, a prezzo però di uno sforzo durissimo che fiacca il giovane scrittore soprattutto nell'animo. Mentre le convenzioni borghesi della famiglia della ragazza e certe confuse idee "rivoluzionarie" dello stesso Martin gli sbarrano la conquista della ragazza e l'accesso ad una relazione ordinaria (ma era davvero questo ciò che desiderava?).
Il successo conquistato a duro prezzo svuota Martin/Jack London e colloca l'autore/protagonista in una situazione di depressione da cui il personaggio (e l'autore) uscirà ricco ma stritolato.
Nel film di Marcello tutto questo si svolge in uno strano secondo dopoguerra italiano che oscilla tra gli anni '50 e gli anni '60. Con un finale che forse allude anche al "Tallone di ferro" (altro romanzo di London).
La pellicola è lunga, intricata, con spezzoni di film d'epoca e una discussione politico filosofica non facile da trasportare nella contemporaneità.
Qualcuno ha scritto che è un film inconcluso. Condivido questa diagnosi.
Aggiungo però che la prova di attore di Luca Marinelli è davvero notevole. Hanno fatto bene a premiarlo a Venezia come miglior attore.
Concludo che il film come il romanzo sono tutto un peana al libro come strumento di riscatto e di emancipazione individuale. Ma nel romanzo anche le biblioteche e i bibliotecari hanno un piccolo spazio, moderno e ben delineato. Però siamo negli USA di fine '800. Portando la vicenda in Italia e nella Napoli del secondo dopoguerra il regista trasforma le biblioteche nel negozio di un rigattiere. Che altro poteva fare?
Insomma è un film piuttosto impegnativo, ma che vale la pena di essere visto.

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