lunedì 29 novembre 2021

Per una biografia di Dino Carlesi: spunti provocatori

Undici anni fa, il 30 novembre, ci lasciava Dino Carlesi. Un pontederese quasi doc, in grado di animare la vita culturale e politica cittadina come pochi altri e soprattutto capace di produrre cultura con una propria originalità, rimanendo in provincia, come è quella che abitiamo noi pontederesi della valdera (tutto volutamente minuscolo per non far ridere il mondo e neppure Carlesi se per caso ci ascolta in qualche parte dell'inferno dantesco dove certamente si trova). La biblioteca Gronchi ha accolto e parzialmente catalogato diverse migliaia di volumi che Carlesi ha donato al Comune. Molti restano ancora da catalogare, ma gestire un fondo librario come quello accumulato da Dino non era e non è uno scherzo. Ci vorrà ancora del tempo. Ma la vera novità di queste settimane è che, compiendo un'opera assai meritoria, dopo 5 anni di lavoro, un gruppo di volontarie dell'Associazione Crescere Insieme di Pontedera ha completato l'inventario di una trentina e passa di scatole di materiale archivistico di Carlesi (lettere, testi, appunti, scritti editi e inediti). Un mare magnum documentario eccezionale. Tutti scritti attinenti ai quattro principali settori di cui Carlesi si è occupato: (1) pedagogia e didattica; (2) poesia; (3) critica d'arte; (4) politica e amministrazione. Ovviamente chi ha tra i venti e i trent'anni oggi di Carlesi non sa nulla. O quasi. Per loro Dino è un illustre sconosciuto. Normale che sia così. Ma questo indica un vuoto da colmare. E per colmarlo servirebbe un libro. Un testo serio e non celebrativo o agiografico, magari pieno di tante belle foto, come ne escono tanti. Servirebbe un testo analitico e critico, che esaminasse le fonti e ci restituisse l'uomo e le sue molteplici battaglie culturali: perchè Dino fu uomo di battaglie culturali anche veementi e aspre (e anche di accordi, naturalmente). Solo così si potrebbe dare l'idea  di chi sia stato l'uomo, amico, tra l'altro, di artisti del calibro di Renato Guttuso e Salvatore Quasimodo, di cui in biblioteca Gronchi si conservano alcune lettere. Sì, servirebbe uno strumento agile, una biografia ben scritta, che lo raccontasse, con quella vivacità e con quella profondità che a lui sarebbero tanto piaciute. Solo così, lo si potrebbe trasmettere alle nuove generazioni. Del resto non si faceva così già dal Medioevo con le storie dei Santi? Ma è possibile fare una cosa del genere? Certo che si. La documentazione è interamente disponibile presso la biblioteca Gronchi: basta trovare il tempo e la voglia di andarsela a studiare. Servirebbe però un committente della biografia (come nel Medioevo). Potrebbe essere la Fondazione socialista che gestisce il Circolo Fantozzi? Perchè no? Carlesi è stato un socialista di lungo corso e (non me ne vogliano nè Giacomo, nè Carletto) soprattutto il vero maitre a penser delle amministrazioni a guida socialista di Pontedera (nel periodo 1960-1990).  Ma anche le giunte guidate nel ventennio 1990-2009 dai post-comunisti Enrico Rossi e Paolo Marconcini sono state fortemente influenzate (almeno sul piano culturale) da Dino, non a caso collocato proprio da questi ultimi, con un ruolo certo non secondario, nella Fondazione Piaggio e nel Centro Otello Cirri. Mi dicono che la Fondazione Fantozzi non se la passi nemmeno male. Se l'informazione fosse vera, una borsa di studio per sostenere una biografia dedicata a Carlesi dovrebbe potersela permettere. Inoltre visto il ruolo di amministratore e di grande intellettuale cittadino (Dino è di sicuro l'inventore e il maggior coltivatore dell'idea di Pontedera come città d'arte contemporanea), forse un sostegno al progetto di scrivere e pubblicare una sua biografia potrebbe arrivare dalla stessa Amministrazione comunale, magari coinvolgendo nella cosa anche l'Amministrazione di Peccioli che si è avvalsa a lungo della collaborazione di Carlesi. Anche a loro potrebbe far piacere ricordarlo e invogliare i giovani a leggere i suoi scritti. Del resto, pensando ad un grande progetto culturale della Valdera, Carlesi casca a fagiolo. Suggerirei infine che a scrivere questa biografia fosse un giovane (un under 40), con un carattere un po' indipendente, in grado di affrontare tutti gli aspetti di una vita così poliedrica e curiosa come quella di Carlesi, senza però regalarci un santino, ma restituendoci un uomo vivo, in carne ossa, coi suoi pregi e i suoi difetti. Che ne dite? Sarà possibile realizzarla?

giovedì 25 novembre 2021

Tagete Edizioni di Michele Quirici: una storia lunga quasi 20 anni e 500 titoli pubblicati


Senza dimenticare Valentina Filidei, che della Tagete è stata coautrice e grande protagonista, ieri Michele Quirici ha raccontato parti importanti e perfino intime della sua avventura professionale. A cominciare da quando iniziò il suo percorso in mezzo alla carta stampata diventando uno degli ultimi rivenditori di libri della Einaudi, ereditando il ruolo che su Pontedera era stato svolto di Raffello Pistolesi. Davanti ad un pubblico di incuriosite e partecipi signore dell'UTel, Michele ha snocciolato le difficoltà del suo mestiere, la cronica mancanza di soldi dei committenti, lo scarso numero di lettori, la complessità di mettere insieme tutti i fattori che stanno dietro ad un volume. Ma poi è passato a sottolineare la bellezza e la passione di fare libri e di metterli al mondo, un po' come si fa coi figli, di presentarli agli amici e ai conoscenti, e poi di mandarli a giro per il mondo, da soli, perché attraverso la lettura si facciano una reputazione, facciano onore al loro autore e al loro editore, al quale, dettaglio non secondario, dovrebbero anche consentire di campare. Ma, come ha sottolineato più volte, la vita di un editore è dura e aspra. Michele però lo sapeva e non avrebbe mai voluto farne un'altra.
In particolare ieri Michele Quirici ha parlato, per oltre un'ora, di alcuni libri dedicati a Pontedera: da quelli che raccontano l'avventura di Sandro Mazzinghi alle 600 pagine del volume sul Pontedera Calcio: uno dei libri col maggior numero di pagine dedicato ad una squadra di calcio di tutte le serie (almeno in Italia). E poi dalla sua borsa ha tirato fuori i testi di Mario Marianelli, di Giacomo Maccheroni, il volume di Balbiani scritto da Dino Fiumalbi, la ricerca di Manfredi sul generale Luigi Stefanelli, lo splendido studio di Ristori dedicato al Palazzo Pretorio (ma anche palazzo comunale) di Pontedera . E ancora una miriade di altri volumi compresi quelli dedicati alla storia economica della città e alle lotte dei lavoratori della Piaggio in particolare. Infine ha citato (lui che, con Cimino, era stato un padre del premio letterario "Orne Gialle") la pubblicazione di un giallo che merita, uscito per la Tagete di recente e che sta dando fama al giovane Walter Mangini. Si tratta "La terapia celata".
Del resto se Pontedera ha una memoria così ricca e pubblicata, se la Valdera è inondata di libri di memorie e di saggistica, gran parte del merito va davvero alla Tagete Edizioni, al grande lavoro di scavo che lo stesso Quirici ha svolto negli ultimi venti annui sulle fonti e soprattutto alla sua voglia di "salvare tutti i documenti possibili", incluse le memorie delle singole personalità: modeste o illustri che siano.
Michele Quirici è insomma una risorsa culturale eccezionale per il nostro territorio, al cui appello a leggere (e a comprare libri) dovremmo tutti rispondere




domenica 21 novembre 2021

La nostra vita dipende dalle piante anche se non lo sappiamo

 In attesa di discutere presso il circolo di lettori di saggistica il libro di Stefano Mancuso "La nazione delle piante" (Laterza 2019), segnalo che nel 2020 lo stesso Mancuso ha pubblicato un altro bel libro dedicato alla terra come se fosse ricoperta da un'unica vegetazione tutta dialogante. Si intitolata "La pianta del mondo" (Laterza 2020). Tra i contenuti più interessanti e curiosi: una sintetica storia degli alberi della libertà; la datazione del tempo attraverso le piante; meravigliose annotazioni sugli alberi da cui si estraggono eccezionali strumenti musicali; belle riflessioni sulla teoria del mutuo appoggio che caratterizza il mondo vegetale rispetto alla teoria della guerra competitiva che vige in gran parte del mondo animale e umano; una curiosa storia sulla scivolosità delle bucce di banana; acute osservazioni sulle piante come strumenti per combattere il crimine e molto altro ancora.
Insomma il pensiero ecologista e filovegetale di Stefano Mancuso fa respirare aria buona e le sue storie arboree sono costruite con le tecniche se non del giallo almeno con quelle del thriller. Ma mettono meno ansia e forniscono molti buoni suggerimenti applicabili alla vita quotidiana una volta chiuso il libro. Perché a dirla in breve i vegetali, se sappiamo capirli, ci sono assai più amici degli animali. Leggere Mancuso per farsi un'idea.
Copie del volume nelle Biblioteche di Bibliolandia. 






martedì 16 novembre 2021

Gli Acusmatici nelle poesie ironiche e giocose di Giuliano Boldrini

 

Il poeta in bicicletta, al secolo Giuliano Boldrini, dedicò alla compagnia de Gli Acusmatici diversi testi poetici. Rigorosamente in vernacolo, come dimostra il brano che segue. Giuliano, una volta in pensione, divenne infatti non solo un assiduo frequentatore dei corsi dell’Università della Terza Età di Pontedera, come si chiamava fino a poco tempo fa l’UTeL, non solo un cantore della Pontedera del passato e di quella della contemporaneità che aveva contribuito a realizzare, ma tra che c’era si trasformò anche in attore; anzi, come diceva lui stesso, fu trasformato “con l’accetta” in cantastorie, bella statuina e attore. Un’esperienza che giudicava “favolosa”.

In qualche modo quindi gli Acusmatici, accanto agli applausi del pubblico locale ed europeo, accanto alla recensioni di numerosi giornali, trovarono gloria e tanta autoironia anche nella poesia di Boldrini. Anche di questo si dirà domani pomeriggio all’UTEL.



Tratta da:



domenica 14 novembre 2021

Gli Acusmatici ovvero la compagnia di attori dell’UTE di Pontedera

 Tra il 1995 e il 2008 a Pontedera, grazie alla collaborazione, al sostegno e all'intervento diretto del Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale di Pontedera, guidato, allora, da Roberto Bacci, ebbe vita una compagnia speciale di attori, tutti soci dell'Università della Terza Età. Insieme al CRST, la compagnia che si chiamò de “Gli Acusmatici” realizzò e portò in giro per la Toscana, l'Italia e perfino l'Europa, 8 spettacoli. Di quello splendido e vivacissimo gruppo facevano parte: Vivetta Baldini, Ernesto Bimbi, Giuliano Boldrini, Franca Ghiara, Maura Lazzeretti, Annamaria Mosti, Maria Teresa Orlandini, Aurelie Pieracci, Anna Regali e Miranda Tamberi. Le regie furono di Roberto Bacci, poi di Nicoletta Robello, di Roberto Romei e infine di Silvia Rubes, ma altri artisti, a cominciare da Dario Marconcini, collaborarono alle drammaturgie. Merito di Bacci e del CSRT aver creduto ed insistito nel progetto per oltre 13 anni. Ma senza questi straordinari attori anziani (avevano tutti un’età compresa tra i 62 anni e gli 80), senza la forza e il coraggio di mettersi in gioco, la compagnia e gli spettacoli non ci sarebbero stati o non avrebbero avuto la qualità che progressivamente assunsero. La storia de gli Acusmatici verrà brevemente ricordata da Roberto Cerri in un incontro che si terrà presso la sede dell'Utel di Pontedera mercoledì 17 alle ore 15.30. L'incontro è aperto a chi è curioso di conoscere questa storia di teatro non solo amatoriale e a chi potrebbe essere interessato a raccogliere il testimone de GFli Acusmatici. Mascherina e green pass obbligatori. Per informazioni: UTEL tel. 0587 57000 o mail: segreteria@utelpontedera.it

lunedì 8 novembre 2021

Possiamo salvare il mondo prima di cena? di Jonathan Safran Foer

 

Mentre seguivo le vicende delle conferenze internazionali sul clima (in Italia, il G20, poi in Scozia), con un certo scetticismo, deve ammettere; mentre scorrevo i commenti sui giornali, le promesse dei pochi Grandi e le proteste delle moltitudini dei Piccoli, mi è capitato di leggere anche un libro di... saggistica di uno scrittore americano, di cultura ebraica, impegnato sul fronte dell'ambientalismo e del vegetarianesimo.

Mi riferisco a Jonathan Safran Foer e al libro intitolato "Possiamo salvare il mondo prima di cena. Perché il clima siamo noi" (Guanda, 2019, pp. 312) di cui suggerisco caldamente la lettura.
Perché?
Prima di rispondere devo aggiungere che una decina di anni fa sempre di J. Safran Foer (che abbrevierò in JSF) avevo letto con una certa ansia il saggio: "Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?" (Guanda, 2010): un testo sull’organizzazione degli allevamenti degli animali e dell'industria che produce la carne rossa e bianca che noi compriamo già pronta per essere mangiata, senza fare alcuno sforzo e senza farci molte domande su quello che ci sta dietro.

[Di lui ho letto anche il testo d’esordio, Ogni cosa è illuminata, ma mi è piaciuto meno e l’ho quasi completamente dimenticato].
I due libri su allevamenti e clima sono collegati perché la produzione di carne per 8 miliardi di umani risulta essere, secondo i dati forniti da JSF, la principale fonte di inquinamento e di crescita dei gas serra del pianeta.
Ma il bello del documentato saggio di Safran Foer sul cIima (“Possiamo salvare il mondo prima di cena”) è che non contiene solo l’analisi delle criticità ambientali e delle fonti di inquinamento che gli allevamenti producono, mettendo a rischio la sopravvivenza degli uomini sulla Terra. Il bello sta soprattutto nel fatto che JSF si chiede non solo cosa possono fare i Grandi della terra per evitare la catastrofe; ma anche e soprattutto cosa possiamo fare NOI, individualmente, col nostro impegno quotidiano, familiare. Perché se non ci comporteremo individualmente in maniera ecosostenibile la nostra storia collettiva non finirà molto bene.
Ma quali sono allora le proposte concrete che JSF avanza per se stesso e per ciascuno di noi, nessuno escluso, in un libro di circa 310 piagine, ma con 50 pagine di note e di bibliografia?

A pag. 111 JSF le riassume brevemente così: (1) mangiare vegetariano, (2) non prendere aerei, (3) non avere l’automobile e (4) fare meno figli .

Scioccante? Certo. Ma lui argomenta molto bene, cita molte fonti, evoca molte storie e il libro mi pare decisamente affidabile, per non dire “illuminante”. Quindi per approfondimenti e arrabbiature, rimanderei alla lettura soprattutto di “Possiamo salvare il mondo prima di cena”, ma subito dopo anche di “Se niente importa”. Credo che né il primo, né il secondo deluderanno i lettori, anche se diversi di loro (soprattutto gli estimatori delle bistecche alla fiorentina e delle grigliate) indubbiamente si arrabbieranno. I problemi più seri li avranno però quelli che riterranno che JSF abbia ragione.

Perchè se le sue argomentazioni sono valide, se i rimedi che propone sono giusti (non solo proteste, ma soprattutto azioni e comportamenti individuali coerenti col raggiungimento degli obiettivi), allora la strada è maledettamente impegnativa. Non ci sarà solo da convincere i GRANDI, ma da conquistare i PICCOLI, uno per uno. E come insegna la storia dei no vax non sarà una passeggiata.

Come sempre, marciare e protestare non basterà. Bisognerà fare molto di più. E non sarà facile. JSF infatti sostiene che sarà più facile scomparire.

PS. Su posizioni analoghe si è schierato anche il matematico Piergiorgio Odifreddi che in un articolo apparso su LA STAMPA di sabato 6 novembre u.s. (p.27), intitolato "Greta accusa ma nessuno ascolta", ha sostenuto che una vera posizione ecologista richiederebbe un forte taglio dei trasporti e dei consumi (in particolare di carne).