giovedì 23 dicembre 2021

Il Polo Carlesi e le scuole pontederesi

Non trovo coraggiosa ma approssimativa e poco razionale la scelta del nuovo plesso scolastico nell’area tra nuova coop, pubblica assistenza, rotatorie stradali varie e cimiteri e mi paiono troppo vaghe le affermazioni su cosa si farà dell'edificio di piazza Garibaldi (il terzo o quarto edificio scolastico destinato a una vita fantasmatica).

Sono ovviamente contento che l'intitolazione della nuova scuola sia caduta su Dino Carlesi. È stato indubbiamente uno dei pedagogisti più importanti della nostra città. Ma osservo che la città ha avuto anche altre figure interessanti di docenti e pedagoghi. Penso a Aldo Vespi o a Enzo Catarsi, che andrebbero valorizzati, non solo intitolandogli qualche edificio. Come? Con studi, convegni, lavoro di analisi, incentivi a giovani ricercatori a scriverne la biografia; in sostanza con azioni serie e impegnative di cui invece a Pontedera non si vede traccia. Perchè la memoria va bene, ma è soprattutto la conoscenza del lavoro e delle idee dei concittadini qualificati che arricchisce la città. La memoria infatti è spesso usata dalle istituzioni per scopi celebrativi e cerimoniosi. A volte perfino per ragioni propagandistiche o per sviare l’attenzione dell’opinione pubblica. E a Carlesi essere usato come specchietto per le allodole è sicuro che non sarebbe piaciuto affatto.

Detto questo aggiungo che il progetto di portare via dall'edificio di piazza Garibaldi le scuole medie e elementari mi convince poco. Cosi come mi paiono poco chiare e vaghe le dichiarazioni dell'amministrazione di voler riportare tra tre o quattro anni (ovvero se l'attuale amministrazione supererà la prossima tornata elettorale) in piazza Garibaldi alcune classi non meglio precisate. In sostanza l'intitolazione della nuova sede a Dino Carlesi, che, ripeto, apprezzo molto, stride troppo con la scarsa chiarezza che si nota attorno al nuovo polo scolastico e al destino dell’edificio di piazza Garibaldi. E parlo di scarsa chiarezza perchè non mi risulta che tutte le scelte annunziate e quelle già realizzate siano accompagnate da uno studio analitico sull’offerta formativa e sulla distribuzione degli scolari e dei plessi a Pontedera. Sbaglierò, ma più che con coraggio, mi pare un modo di procedere alla carlona, con un intervento qui (come la distribuzione di un po’ di classi alla Borra, magari per giustificare interventi che con la scuola non c’entrano nulla) e uno là, senza chiarire come si riposizioneranno bene tutte le risorse in campo: da quelle umane a quelle edilizie.

E poiché ciò che si sa del progetto non mi convince, metto giù alcune annotazioni sperando di suscitare un po’ di dibattito pubblico su quella che è di sicuro una scelta importante per la città. Una scelta che dovrebbe essere ponderata attentamente. Perchè è soprattutto la razionalità che dovrebbe guidare l’azione amministrativa.
La prima è che quasi nessun bambino o ragazzo andrà o sarà accompagnato nella nuova scuola a piedi; e anche recarcisi in bicicletta non sarà facile a meno di non infrastrutturare in forma diversa la viabilità della sfrangiata aria a sud del capoluogo. Nell'era in cui tutti siamo chiamati al risparmio energetico, tutti o quasi tutti dovranno prendere un mezzo di trasporto inquinante e che spreca energia non rinnovabile per raggiungere la nuova scuola. Anche l'elettricità delle auto elettriche infatti andrà in larga misura prodotta con combustibili fossili. Non dimentichiamocelo. Un primo spostamento fuori città è già avvenuto per l'asilo confinato allo Sporting club, corredato dall’abbandono a se stesso del vecchio edificio di via Corridoni, usato oggi, sembra, come un magazzino e di cui non si conosce il futuro. Così come non si sa che fine farà la gigantesca scuola ex Iti in piazza Belfiore, l'ex Ipsia in via Manzoni: a documentare una vera moria di edifici scolastici, destinati a restare ruderi per lunghi decenni, a Pontedera, e ai quali potrebbe ora affiancarsi anche la scuola Curtatone.
La seconda è legata all'età dei bambini e dei ragazzi che frequentano la nuova scuola. Una scelta straniante come quella extra urbana, se va bene per ragazzi delle superiori funziona peggio per i più piccoli, disancorandoli e disamorandoli dal rapporto abitazione-scuola-quartiere-citta'. Un rapporto importante per generare cittadinanza.
La terza è che il grande edificio ottocentesco di piazza Garibaldi è strettamente legato all'identità urbana e scolastica di Pontedera e si dovrebbe rinnovarlo, se necessario rifondarlo, magari farlo riprogettare in forma più moderna e funzionale, ... ma restituirlo alla sua vocazione primaria: interamente e chiaramente scolastica. Certo la riprogettazione dovrebbe avere indirizzi chiari e non vaghi come quelli rintracciabili nei comunicati del Comune. Ma un documento di programmazione univoca e chiara approvato con una delibera dalla Giunta c'è?
La quarta e' che un centro storico vive di funzioni e nella nostra città le funzioni scolastiche hanno strutturato e caratterizzato anche tutti i servizi intorno a quell'area urbana. Lo sradicamento di questa funzione è una ferita che il centro storico rischia di pagare a caro prezzo, avviandosi sempre più in una dimensione effimera e continuamente cangiante, ovviamente foriera di una perdita di identità e forse anche di risorse. La fuoriuscita della scuola da piazza Garibaldi, insieme a tutte le chiacchiere che corrono in città anche su altri plessi, crea un vuoto culturale e un certo smarrimento non solo nei genitori e nella loro già complicata gestione dei figli, ma in chiunque viva la città e l'apprezzi come un corpo coerente e non come una giungla in cui sopravvivere disperatamente, mentre l'amministrazione si arrabatta in scelte apparentemente ganze e coraggiose, ma assolutamente scollegate dal resto del contesto urbano e della popolazione che ci vive.
La quinta è che un progetto scolastico così importante come quello vagheggiato andrebbe supportato da uno studio pedagogico, di didattica scolastica e di riorganizzazione assai approfondito. Con un’analisi degli andamenti demografici, di quanti bambini e ragazzi ci aspettiamo nei prossimi 20 anni in città, di quali servizi si intendono realizzare per loro, di come sarà ristrutturata la viabilità e la parcheggiabilità nell’intera area tra Coop e Cimiteri, con tanto di impatto ambientale, ecc.: Insomma un investimento di diversi milioni di euro richiederebbe uno studio approfondito (e non solo chiacchiere coraggiose) su ciò che si vuole davvero fare (con obiettivi, popolazione coinvolta, cronoprogramma, ecc.); uno studio che non mi pare di aver visto circolare, né mi risulta sia stato elaborato da qualche esperto (nemmeno in forma di un primo report, se non proprio di bozza definita). Quello che manca dunque pare proprio un progetto razionale e serio. Un progetto che sono convinto Dino Carlesi avrebbe voluto leggere e studiare con attenzione prima di dire la sua. Un progetto che ai vecchi tempi sarebbe stato presentato nelle sezioni dei partiti di maggioranza, poi discusso in un un'assemblea pubblica e infine portato in consiglio comunale (dove invece la discussione su questo punto previsto nel DUP 2022 è scivolata via nell’indifferenza o con parole eccessivamente emozionali e retoriche). Insomma tutto il rovescio di come si è fatto adesso, dove un chiacchiericcio quotidiano e diversi comunicati sulla stampa, su facebook, sul web stanno confondendo il cervello più che chiarire le idee ai genitori e ai cittadini.
Un modello antiquato? La democrazia partecipata e lineare va troppo lenta per i tempi moderni? Per quello che so di Carlesi non credo che avrebbe apprezzato tutta questa frettolosa e fantasmagorica approssimazione. Proprio no. Per questo sottolineo che non basterà la trovata di una intitolazione qualificata della nuova scuola a farne un buon progetto e a non aprire un vuoto culturale e forse identitario del cuore della città. No, non basterà



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