lunedì 8 luglio 2024

LE BIBLIOTECARIE MALTRATTATE DI SAN MINIATO CHIEDONO GIUSTIZIA E REINTEGRO

Anche se la stentata vittoria del sindaco Giglioli rende la situazione più complicata, le 7 bibliotecarie maltrattate non si danno per vinte e chiedono giustizia e reintegro, perché le soluzioni proposte non sono per loro accettabili.

E una delle cose che più colpisce, a parte l’atteggiamento ormai scontato del sindaco, è come il loro sindacato, la CGIL, non sia riuscito a dare vita ad una vertenza con l’amministrazione comunale di San Miniato e a difendere i diritti elementari delle lavoratrici. Non era e non è facile, certo. Ma davvero non si può fare di più?

In particolare colpisce come, nella civilissima Toscana, il sindacato non sia riuscito ad evitare che le lavoratrici venissero penalizzate per aver semplicemente chiesto il rispetto delle norme di sicurezza sul luogo di lavoro. Perché questo è uno degli snodi fondamentali della situazione.

Eppure l’Italia è un paese che, specialmente a livello pubblico, parla continuamente di sicurezza del lavoro e di quanto sia etico che i lavoratori e le lavoratrici si battano per la sicurezza; e poi quando succede che un gruppo di lavoratrici denuncia lo stato di insicurezza in cui lavora, e questo luogo non è una fabbrica o un campo, ma un ufficio comunale, la politica e anche il sindacato si voltano dall’altra parte e fingono di non sentire e di non vedere.

A San Miniato è successo che di fronte ad un intervento dei vigili del fuoco, sollecitato dalle lavoratrici maltrattate, e alla relazione presentata dai VVFF che dava ragione sostanzialmente alle lavoratrici, il Comune ha chiuso il servizio bibliotecario e archivistico e ha deciso di non rinnovare l’appalto alle lavoratrici, scaricando su una cooperativa di servizi culturali (che se ne è fatta carico) l’onere di ricollocare le 7 dipendenti ovunque fosse possibile. Anche a decine di chilometri dalle loro abitazioni. Anche in orari difficili da gestire per chi è lavoratrice e madre. E questo dopo che alcune di loro avevano lavorato da oltre venti anni in quei servizi.

Ora è vero che Maria Rosa, Chiara, Aurora e le altre non si aspettavano che il presidente Mattarella le nominasse cavalieri del lavoro, dopo 20 anni di servizio in biblioteca e in archivio, e magari con una menzione speciale per essersi loro impegnare direttamente per la sicurezza sui luoghi di lavoro, che sono anche spazi aperti al pubblico.

No, un riconoscimento speciale per il loro comportamento sul lavoro e per il loro senso civico, non se lo aspettavano.

Ma si aspettavano almeno che il loro sindacato le aiutasse a difendere i loro diritti.

E invece poiché si tratta di una vertenza da condurre contro un Comune di centro sinistra, la CGIL locale si è impegnata nella vertenza al minimo sindacale o anche meno. Perché sui territori non contano solo i diritti, contano anche le relazioni tra le persone coinvolte. E un dirigente CGIL, con in tasca magari la tessera del PD, non può fare una dura vertenza ad un sindaco del PD, che lui e i suoi parenti e amici magari hanno votato, un sindaco che gode se non della fiducia almeno del sostegno della comunità di centro sinistra a cui appartengono anche diversi iscritti della CGIL. Compresi quelli che lavorano in Comune.

Aggiungiamo che gli organi provinciali, regionali o nazionali del sindacato fanno fatica a entrare nella vertenza. Lo fanno malvolentieri. Non possono smentire i propri rappresentanti sul territorio e non possono attaccare il sindaco di un partito storicamente amico.

Ecco allora che i partiti, certi sindacati e i loro uomini si impantanano. E ragionando in astratto certo sono disposti a difendere il principio della sicurezza del lavoro. Ma poi da vicino, calati sui territori, scesi nel caso concreto, bisogna vedere come si mettono le relazioni. E secondo come si mettono, ci sta che la sicurezza del lavoro si difenda accettando che i servizi pubblici vengano chiusi e le lavoratrici rimpiscatole in qualche modo penalizzate e allontanate. 

Perché di solito, più ci si avvicina al basso, più le relazioni danneggiano chi osa contestare i poteri, rivendicare diritti, affermare principi che vanno bene sulla Carta, ma non sui luoghi di lavoro concreti, li dove invece i diritti vanno ostinatamente difesi, coi denti, e spesso riconquistati. Giorno per giorno. Rischiando. Impegnandosi. Battendosi.

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