Matteo Franconi è stato riconfermato sindaco dei pontederesi con il 53,90% dei voti validi. Ma i dati e le strategie elettorali meritano qualche riflessione.
Il risultato del ballottaggio, che metteva a confronto un primo cittadino che aveva governato per 5 anni e un consigliere di destra che ha fatto opposizione e si è limitato a sollevare obiezioni e a fare proposte alternative, ma non ha gestito un solo atto amministrativo, né ha presenziato a migliaia di incontri pubblici con la fascia tricolore, non ha visto stravincere il primo cittadino uscente come di solito succede ai sindaci che hanno concluso bene il mandato e si presentano per il secondo.
E anche se va detto che il secondo ballottaggio, almeno in percentuale, è andato meglio a Franconi rispetto al primo, l’indicazione che i numeri suggeriscono è quella di un sindaco che ha vinto ma non particolarmente convinto.
Anzi. Il dato elettorale dice che in cifra assoluta solo 3 pontederesi su 10 sono andati a votarlo e lo scarto tra i due Mattei non arriva al 5%.
Scrivo questo perché nei prossimi giorni sentiremo sicuramente Franconi ripetere che lui è il sindaco di tutti, rappresenta l’intera comunità, ascolterà tutti e via retoricheggiando.
Nessuno certo può negare che lui sia il sindaco eletto di Pontedera e che ci rappresenti tutti. Ma la matematica, che non è sensibile alla retorica, conferma che il suo consenso reale tra i cittadini è bassino.
E' un consenso che gli basta per legittimare il suo ruolo? Certo.
Ma la verità vera è che quando lui e la sua giunta prenderanno una decisione sapranno che solo 3 pontederesi su 10 sono sicuramente d’accordo con quella decisione. Gli altri 7 non si sa. Anzi di quei 7 quasi 3 certamente no. Degli altri, nessuno può dirlo.
Il centrosinistra ristretto sapeva prima del voto di non avere il sostegno della maggioranza dei pontederesi, ma non ha puntato a costruire un “campo largo” perché un'apertura alla sinistra rosso verde e ai cinque stelle avrebbe messo in discussione gli assetti di potere dentro la maggioranza ristretta e l’avrebbe costretta a modificare una parte del suo programma di governo della città che era già scritto e blindato, nelle sue parti strategiche, ben prima dei dialoghi urbani. Così il centrosinistra ristretto ha tirato dritto senza allargarsi e ha vinto al ballottaggio contando sul fatto che una parte dell’elettorato che non l’avrebbe votato al primo turno non sarebbe andata a votare al secondo per Bagnoli. Il sentimento di questi elettori non glielo consentiva. Su questo i pochi che contano nel centrosinistra ristretto hanno scommesso con astuzia; e su questo, di misura, hanno vinto.
Va inoltre preso atto che una maggioranza di centrodestra pura non c'è in Pontedera. Il centro destra ottiene consensi importanti in città, ma perde nelle frazioni (il voto familiare e di tradizione) e la sconfitta sia pure di misura è inequivocabile. Su questo il centro destra dovrà riflettere. Ha 5 anni per farlo.
Quanto ai rossoverdi della Ciampi ed ai civici di Andreoli vedremo cosa si attrezzeranno a fare. I problemi da loro sollevati restano tutti ben visibili. Vedremo con che forza li lavoreranno.
E vedremo se Franconi e i suoi cercheranno di rapportarsi con questi oppositori (in particolare coi rosso verdi) e se accoglieranno alcune delle loro istanze come ha vagamente lasciato intendere nelle settimane del ballottaggio il sindaco. Non credo. Ma si vedrà.
I vecchi, si sa, inclinano al pessimismo. Ma godono di una certa libertà di pensiero (e di parola). Così ammetto che la seconda vittoria di misura di Franconi non mi rattrista più di tanto. In realtà temevo un successo più vistoso da parte sua che per fortuna (almeno mia) non c'è stato. Naturalmente resta una vittoria elettorale che non cambierà l’assetto della città e non la aprirà verso nuove possibilità. Le strategie e i protagonisti in campo sono confermati. E per cinque anni balleremo (e non è una metafora) con questa musica. O allora! Almeno il vecchietto da tastiera se ne farà una ragione.
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