venerdì 5 luglio 2024

PONTEDERA: DA PIAGGIOPOLI A CITTÀ DEI FUTURI

 Le città si modificano. Costantemente. Sono i luoghi dove forse il mutamento è più evidente. A fine ‘800 Pontedera era piena di opifici e fabbriche tessili. Poi nel 1924 arrivò la Piaggio. Prima producendo motori per aerei e, dopo la 2a guerra mondiale, Vespe e Api. E mentre il tessile scompariva, la meccanica Piaggiocentrica ridisegnò la città e dette lavoro a oltre 11.000 addetti, più l’indotto. Ma negli anni ‘80 la Piaggio collassò e si stabilizzò sui circa 3.000 addetti di oggi, liberandosi sia di enormi spazi industriali sia di strutture sociali (come il Villaggio Piaggio e i suoi impianti sportivi).

Lo shock produttivo e sociale costrinse Pontedera a ripensarsi e a cercare un’evoluzione industriale anche al di là della meccanica. Tant’è che oggi si propone anche come centro di un distretto dei rifiuti (stoccaggio, riciclaggio, recupero di energia), di valenza regionale.

Una partita difficile si giocò in particolare sugli immobili industriali dismessi.

E qui fu il Comune a impegnarsi a dare nuove opportunità e vocazioni agli edifici orfani della produzione delle Vespe. Opportunità che si sono incamminate in più direzioni, seguendo uno spettro di collaborazioni:

1 l’Università Sant’anna di Pisa ha portato sul viale Rinaldo Piaggio, in edifici ristrutturati, l’istituto di biorobotica e le sue geniali sperimentazioni;

2 l’Università di Pisa ha collocato a Pontedera corsi di infermieristica e una segreteria per l’accoglienza degli studenti;

3 il Comune ha realizzato, col sostegno della Regione Toscana una nuova grande (4000 mq) biblioteca comunale, dedicata al Presidente G. Gronchi;

4 sempre il Comune ha costruito sul viale Piaggio un edificio all’inizio pensato per l’accoglienza di studenti Erasmus poi trasformato in aule per il corso universitario di infermieristica.

Tra i capannoni già riutilizzati con altre finalità ecco:

a) la nascita del Museo Archivio storico della Piaggio (gestito da una Fondazione mista)

b) l’insediamento di una moderna scuola di moda privata con master universitario, Modartech, di rilievo nazionale

c) l’insediamento di un associazione culturale internazionale “Sete 

Sois Sete Luas" che produce eventi importanti

d) altri spazi ex Piaggio sono stati usati da start up, incubate da società come Pontech e Pontlab, compartecipate da Unipisa, Comune di Pontedera e altre aziende private

e) altre aree sono state trasformate a parcheggio (di interscambio con la stazione ferroviaria o per dipendenti Piaggio)

f) altri spazi dedicati a foresterie per vari istituti e imprese presenti nell’ex area industriale.

La risistemazione degli ultimi capannoni ex Piaggio, ancora in fase di completamento, riguarda oggi:

-Aree in cui gestire l’ulteriore sviluppo della biorobotica (con Università di Sant’Anna e altri partner)

-Ulteriori aree di parcheggio e foresterie.

Nell’insieme la transizione relativa alle aree di più antico insediamento Piaggio ha preso dunque varie strade.

Una di mantenimento di una vocazione industriale che sta lentamente assumendo il volto della robotica in collaborazione con l’università Sant’Anna di Pisa.

L’altra collegata alla presenza di una miriade di piccole società che accompagnano oggi le produzioni innovative, tra cui quelle legate alla transizione energetica (e al distretto dei rifiuti, ma non solo).

Poi c’è il ruolo della formazione superiore e universitaria e della ricerca avanzata.

Infine l’espansione dell’offerta culturale in senso proprio, di cui il Museo Piaggio rappresenta la realizzazione più importante e più visibile, con una capacità di attrazione turistica internazionale. Accanto al Museo, ma con una valenza tutta locale, ecco la biblioteca Gronchi, con i suoi numerosi servizi e un forte orientamento ai bambini, ai ragazzi e ai giovani.

Ciascuna di queste soluzioni ha le sue dinamiche complesse e coltiva una storia aperta. È una sfida appena avviata. Ma, pur nelle incertezze e nelle contraddizioni dell'agire quotidiano, si tratta di risposte positive, figlie della capacità di reazione attivata dal Comune, sostenuto dalla Regione Toscana, e da tutta un’altra serie di attori presenti sul territorio, Piaggio inclusa.

Difficile infine dire quale equilibrio si stia realizzando tra memoria dei luoghi e attuale assetto produttivo e culturale.

Alcuni legami sono evidenti: il Museo Archivio Piaggio è il più lineare. Dentro i suoi edifici, un tempo adibiti a officine, si conserva e si espone il meglio della produzione storica della Piaggio e la documentazione archivistica che ne supporta la conoscenza.

Meno comprensibile e più discontinuo è invece il rapporto tra la robotica e l’evoluzione del prodotto Piaggio.

Ma quello che per concludere vorrei sottolineare è come sia stata la presenza di un facilitatore di transizione a favorire i passaggi positivi da una produzione o una vocazione all'altra.

Nel 1924 fu una cordata di benestanti famiglie pontederesi a rilevare i capannoni e i macchinari di imprese fallite per poi venderli alla Piaggio e favorirne così l'insediamento in città.

Dagli anni ‘90 in poi il ruolo di facilitatore è stato invece giocato dal Comune di Pontedera(e dalle forze politiche che lo hanno diretto), che, attraverso tutta una serie di scelte (raccontate nel bel volume di Michela Lazzeroni intitolato “La resilienza delle piccole città”, Pisa University Press, 2016), ha favorito la transizione delle aree dismesse dalla Piaggio verso una pluralità di futuri.

Futuri che solo in parte sono legati alla memoria dei luoghi e forse invece sono più connessi alle nuove opportunità che ogni epoca reca con sé e che la creatività  e la prontezza delle classi dirigenti locali, pubbliche e private, riesce a cogliere e realizzare.

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