Nella strategia dell’underturism il Comune di Pontedera ha trovato un partner importante: il Museo Piaggio.
Per quanto gestito ufficialmente da una Fondazione partecipata dal Comune, che, come socio di minoranza, esprime nel CDA il vicepresidente, il Museo è diretto ferreamente dalla proprietà della Piaggio (oggi in mano ai fratelli Colaninno). E' la multinazionale a possedere gli oggetti, i marchi, ecc. ecc. e a decidere tutto. I rapporti di forza col Comune sono sproporzionati. La sudditanza operativa del Comune, massima. La capacità di incidere sulla strategia museale, anche se il Comune avesse idee (e non è un rischio che sembra voler correre), minimale.
Il Museo Piaggio, che contiene al proprio interno una delle storie imprenditoriali (e lavorative) più originali della Nazione, anziché valorizzare in maniera socialmente moderna un patrimonio culturale di interesse “planetario”, non è ancora riuscito a costruire, a 25 anni dall’avvio, una struttura all’altezza delle potenzialità e della sfida. Le ragioni di questa incertezza progettuale e costruttiva sono molte e complesse. Meriterebbero un dibattito pubblico che Piaggio però non vuole (e quindi non si farà) e che il Comune, per sudditanza, rinuncia perfino a ipotizzare. Ci si accontenta dei raduni, che ovviamente non sono certo da sminuire. Ci mancherebbe.
Restano outsider come me a poter sollevare il tema e a riprendere osservazioni che si borbottano, a mezza bocca, in città, ma che nessuna forza politica (e giornalistica), neppure di opposizione, osa sollevare. Ecco quindi alcune delle mie annotazioni.
LE APERTURE DOMENICALI. Ma possibile che il Museo Piaggio sia chiuso il 50% delle domeniche dell’anno? Eppure le domeniche sono il giorno più appetibile per i visitatori dei musei, soprattutto per quelli che vengono da lontano. Davvero una multinazionale come Piaggio non trova gli spiccioli per aprire il Museo tutte le domeniche?
LE MOSTRE FUORI TARGET. Ma che c’azzeccano le mostre di arte contemporanea con i prodotti Piaggio? Ma davvero un appassionato di Piaggio fa centinaia di km per venire a Pontedera al museo Piaggio per vedere mostre d’arte spesso “modeste”, offerte gratuitamente, e che si vedono in 40 minuti (e a volte meno)? Non sarebbe meglio invece promuovere mostre o eventi specificamente legati ai prodotti o ai marchi Piaggio o al mondo due ruote, allestiti in esposizioni di ampio respiro e con modalità più moderne?
LA DIREZIONE SCIENTIFICA. Ma un simile Museo non dovrebbe avere una direzione scientifica di altissimo profilo? Una direzione con una strategia magari anche di medio periodo e di orizzonte internazionale? E il Museo, che contiene anche un grande archivio storico che racchiude una immensa storia popolare, non andrebbe valorizzato molto, molto di più? La grande storia della motorizzazione su due ruote non potrebbe diventare anche il centro di una produzione letteraria e social che andrebbe incoraggiata in maniera sistematica e con più mezzi?
GLI INVESTIMENTI PROMOZIONALI. Non servirebbe anche una strategia di comunicazione più efficace, in grado di attrarre molto più pubblico (orientato al prodotto) che sarebbe tanto apprezzato anche dalla città soprattutto se pernottasse? Tra l’altro sarebbe apprezzabile che le statistiche minimali, offerte dal Museo, scorporassero i visitatori museali che vengono per vedere gli oggetti Piaggio da quelli che vengono per eventi più disparati. Solo così si avrebbe il dato sulla capacità attrattiva del Museo. Una cosa è infatti il Museo Piaggio e una cosa è l’uso dei suoi spazi per finalità culturali diverse. La confusione tra i due ruoli non giova allo specifico “Piaggio” e ai suoi prodotti e ha un impatto minimo sulla città.
LA BIGLIETTAZIONE. E che dire della possibile introduzione di un sistema di bigliettazione anche simbolico? Che magari separasse l’evento occasionale (tipo la presentazione di un libro, un concerto musicale, uno spettacolo di beneficienza, una serata di un’istituzione amica, ecc., che dovrebbero restare gratuiti) dagli eventi museali specifici?
IL PUBBLICO. Ma quale pubblico di visitatori il Museo Piaggio punta a portare a Pontedera? I turisti nazionali e internazionali attratti dal mito vespa/ape o i pontederesi e un po' di amici di Pontedera e dei dintorni che vengono agli eventi di sapore locale?
GLI SPAZI. Possibile che sia stata abbandonata l’idea di progettare una sede che permetta un percorso museale di due o tre ore con un racconto degli oggetti meno affastellato? Possibile che non si riesca a superare un'accoglienza alla buona e non si metta su un piccolo ristorante interno, con un adeguato servizio di caffetteria e altri strumenti di accoglienza più qualitativi, ecc.? Adesso che l'Atelier della Robotica non si farà più nei capannoni attigui al museo, quegli spazi anziché essere trasformati in parcheggi, non potrebbero essere riacquisiti e ristrutturati per creare un ampliamento del museo Piaggio? I materiali da mostrare ci sono. Vanno solo resi organizzati in un percorso,più moderno. I servizi e l’accoglienza invece sono minimalisti. Andrebbero migliorati. E infine nei nuovi spazi riacquisibili su via del Fosso vecchio non potrebbe trovar posto una sede per il coordinamento dei tantissimi vespa club italiano ed esteri e ancora una sede per un mercato periodico se non mensile, che ne so, trimestrale, di oggetti Piaggio, ecc. ecc.?
Concludo. Per il pressappochismo che caratterizza l’intervento in ambito turistico sostengo che Comune di Pontedera, Palp e Museo Piaggio (che pure, insieme, qualcosa investono nelle iniziative) sembrano davvero coltivare l’underturism.
Per l’amor di Dio, come ecologista, posso esserne solo contento. Meno gente viene, meno inquinamento si produce.
Ma da pontederese e per le potenzialità che la città sembra avere in questo settore, un significativo turismo di qualità, gestito bene, credo che ci gioverebbe. E parecchio.
Tra l’altro il Museo Piaggio (che resta l’unico vero attrattore di un turismo che viene da lontano) ci potrebbe consentirebbe di coltivare anche la memoria di “come eravamo” e potrebbe non solo identificarci e renderci orgogliosi di quello che città e cittadini sono ancora oggi (pur senza percepirlo), ma darci ancora, oltre a risorse dirette, suggerimenti per il presente e soprattutto per il futuro. O almeno così presumo.