venerdì 24 novembre 2017

La sinistra identitaria e il desiderio di essere sconfitti
Esiste una Sinistra Variamente Identitaria (che costituisce una parte della sinistra italiana e che abbrevierò in SVI per comodità) che tende a privilegiare gli elementi valoriali, programmatici e qualitativi, rispetto alla possibilità di far parte di una coalizione con potenzialità vincenti e a cui non piace negoziare (se riuscirà a vincere le elezioni) ciò che dei propri elementi valoriali e programmatici potrà ottenere, patteggiando civilmente coi componenti della coalizione.
Negoziare è una logica compromissoria? Sì, lo è. Ma in una democrazia negoziare è un requisito fondante. Lo hanno imparato perfino Berlusconi, Salvini e la Meloni.
Invece chi non negozia è potenzialmente antidemocratico e spesso pericoloso (almeno per la democrazia). Certo può darsi che chi non negozia abbia dalla sua parte la Ragione, Dio, la STORIA, il Destino, il POPOLO o perfino la MORALE. Ma chi non negozia resta un soggetto sordo alle esigenze altrui: quando ormai è sempre più chiaro che il mondo è fatto soprattutto da altri. Altri che non sono come noi e che non la pensano come noi, che vivono in questo grande supercondominio che è l'Italia e coi quali dobbiamo accordarci. Perchè è proprio il prevalere del concetto di alterità che mette in crisi i diversi NOI apparsi nella Storia e in perenne lotta tra di loro.
Ma nella SVI questo argomento non fa breccia. La SVI non negozia. Preferisce perdere, uscire umiliata dalle tornate elettorali, ma non compromettersi.
Va da sè, che la SVI con questo suo atteggiamento non danneggia solo se stessa, ma ottiene due risultati inutili (almeno per la SVI e, se la SVI avesse ragione, anche per il Paese), ovvero:
- favorisce il successo di coloro che la SVI considera i nemici più pericolosi (nell'italico caso: Destra e Grillini)
- rende impossibile far proliferare anticorpi per arrestare i nemici più pericolosi (anche se è evidente che per Bersani, Renzi non rappresenta un anticorpo rispetto a Berlusca o Grillo, ma è lui stesso un nemico da abbattere).
Ora se la SVI negoziasse col PD di Renzi, potrebbe partecipare ad una coalizione dove sarebbe in minoranza, ma dove, se la coalizione riuscisse a vincere, potrebbe sperare di portare a casa qualcosa. Poco? Sempre meglio che non ottenere niente.
Invece nisba. Nein. Non tratteremus, nemmeno coi meno peggio.
Ora come non risentire in questi atteggiamenti l'eco togliattiana che ragionava di socialfasciti in anni decisivi e sciagurati per le sorti della italica democrazia?
Come non risentire l'eco di chi pensa che Destra, Grillini e sinistra moderata sono solo facce diverse dei poteri forti che continuano a dominare la scena politica? E che quindi uno vale l'altro.
Ovvio che se SVI pensa che Renzi è peggio o uguale a Berlusca e a Grillo, il mio argomento non vale una cicca. Se anche Renzi è il Male...
Ma la SVI è proprio sicura di avere ragione a pensare questo pensiero?
Se la risposta è sì, mi arrendo. Una resa però accompagnata dal sospetto che la SVI sia afflitta oltre che da autismo politico da una freudiana pulsione autodistruttiva. Un'autodemolizione alla quale da diversi anni si è accinta con grande accanimento e che effettivamente sta dando buoni frutti.
Naturalmente i buoni frutti sono per gli altri.

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