L'età del disordine. (Il caso italiano 1968-2017) / Detti - Gozzini, Laterza, 2018. Parte seconda (+ breve)
Il bel manuale che racconta gli ultimi 50 anni di storia mondiale, presenta anche una breve appendice sulle vicende italiane. 10 pagine scarse, una sintesi estrema, meno di un saggio da rivista, per provare a tracciare i mutamenti essenziali e le continuità del Paese.
Ovviamente l'Italia dal '68 in poi si confrontò col disordine del mondo, coi processi di secolarizzazione religiosa e ... politica. Con la fine delle ideologie, con l'impatto della globalizzazione, coi mutamenti di mentalità e di costume.
E di fronte a tutto questo l'Italia, sostengono Detti e Gozzini, non stette ferma. E io concordo. Governi e società cercarono di dare risposte. Pensioni, divorzio, diritto dei lavoratori, diritto di famiglia, regioni, servizio sanitario nazionale. Insomma l'Italia si modernizzò. Certo, lo fece all'italiana, ovvero indebitandosi fino agli occhi e superando, alla fine degli anni '90 il 100% del proprio PIL. Il tutto per sostenere un welfare figlio di un modello di sviluppo che stava nel frattempo esaurendo la propria spinta e andava sostenuto a sua volta.
Comunque dopo il '68 il Paese cambiò pelle politica. Tra gli anni '80 e '90 uscì dalla dialettica destra democristiana sinistra socialcomunista per tentare un bipolarismo che però vista la tipica frammentazione politica nostrana non funzionò. Tornò di moda il personalismo politico. Berlusconi, grazie alle sue TV, si inventò un partito dal nulla e sdoganò voti e uomini politici dell'ex Movimento Sociale, in qualche modo chiudendo l'era dell'arco costituzionale e provando a "pacificare" gli astiosi italiani.
La grande industria cresciuta col boom si sgonfiò e riemerse l'Italia delle piccole e medie imprese, l'Italia dei distretti industriali, l'Italia delle manifattura leggera in grado però di reggere meglio la globalizzazione e di adattarsi con più facilità alle pieghe del nuovo disordine globale. Naturalmente il Paese continuò ad arrancare attorno a bassi livelli di occupazione, con troppi giovani e troppe donne disoccupati e bassi livelli di alfabetizzazione e di titoli di studio universitari.
Il sogno europeo, il sogno di un'Italia agganciata all'Europa però continuò a funzionare; così, nonostante la nostra debolezza finanziaria (fatta da un mix di spaventoso debito pubblico e di alta inflazione), il Paese rimase agganciato alla locomotiva Franco-tedesca ed entrò con qualche affanno e molto fardello nella moneta unica, nell'euro. Fu il secondo miracolo italiano, dopo quello degli anni '50, anche se di questo secondo miracolo che interrompeva il ciclo perverso di inflazione/svalutazione della moneta e ripartenza economica quasi tutti fecero finta di non accorgersi.
Dalla fine degli anni '90 altri fenomeni hanno poi caratterizzato il Paese. Tra questi: gli intensi fenomeni migratori soprattutto dall'Africa, la crescente denatalità, lo sviluppo del protagonismo femminile.
Ma il Paese è anche rimasto una società ad alta intensità criminale e se è riuscito a recuperare e ad a far quasi scomparire la criminalità politica (di estrema destra e di estrema sinistra) che aveva ferocemente insanguinato strade e piazze dal 1969 al 1987 (provocando quasi 500 morti), meno è riuscito a fare per mettere sotto controllo la criminalità mafiosa e camorrista. E' infatti questa criminalità che continua ancora oggi a dettare legge in almeno quattro importanti regioni meridionali e ad impregnare della propria violenza e dei propri commerci illegali anche il resto del Paese, tanto che, se dovessi citare un libro simbolo di questi anni, non esiterei a parlare di "Gomorra", scritto da Roberto Saviano, il quale da 13 anni (ovvero dal 2006) vive sotto scorta.
Detti e Gozzini non lo scrivono, ma in fondo l'Italia di questa età del disordine e di caos sembra un po' l'emblema. In piccolo e con tutta una serie di difetti e peculiarità tipicamente italiane, ovviamente.
Nell'insieme, tuttavia, il paese ha tenuto botta alla globalizzazione. Certo ha perso occupazione e pezzi importantissimi del proprio tessuto industriale, ma ha anche reagito potenziando la piccola e media impresa e perfino inventandosi e facendo dilagate la microimprenditorialità. Il popolo delle partite IVA, con milioni di imprese unicellulari, è un fenomeno che ci caratterizza abbondantemente.
E se continuiamo ad investire poco nella formazione e nella ricerca, puntiamo sul genio e sulla nostra arte di arrangiarsi per sopravvivere e resistere sui mercati, costruendo un impasto di "vecchio" e "nuovo" che da sempre è la cifra di questo paese. Il tutto all'insegna della modernizzazione e del cambiamento e tentando di migliorarsi costantemente. In maniera difforme, a macchia di leopardo, secondo la logica delle tre e più Italie, secondo quando scritto nel DNA antropoligico di un paese fatto davvero di tanti paesi e di tante anime.
Insomma sono 10 pagine intense, con diverse riflessioni anche sulla politica, che per brevità (e perchè considero meno interessanti) ometto. 10 pagine che aiutano a riflettere sulle dinamiche italiane inserite nelle dinamiche internazionali. Pagine che risulteranno utili a che vorrà leggere la storia degli anni recenti rifuggendo dalle 140 battute di un tweet o dalle banalità di tanti articoli di giornale.
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