lunedì 13 maggio 2019

Riflettendo sulle attività della Rete Bibliolandia con un'attenzione specifica al rapporto con le scuole e le biblioteche scolastiche. L'esperienza della Rete e qualche modesta proposta.

Riflettendo sulle attività della Rete Bibliolandia con un'attenzione specifica al rapporto con le scuole e le biblioteche scolastiche. L'esperienza della Rete e qualche modesta proposta.

Come integrare le biblioteche di pubblica lettura con le biblioteche scolastiche. Quali i vantaggi e quali le difficoltà? Come ci siamo organizzati? Queste le domande a cui gli organizzatori di un dibattito sulle "Reti Bibliotecarie Scolastiche", previsto per domenica 12 maggio al Salone del Libro di Torino, mi avevano chiesto di rispondere.  Riflessioni da condensare in 8 minuti al massimo. Ecco quello che ho scritto e che poi ho sintetizzato a braccio, aggiungendo anche qualche modesta proposta, in 7:40 minuti.

Da venti anni coordino in provincia di Pisa un insieme di 57 biblioteche che cooperano all’italiana (si tratta di una trentina civiche, una decina private e religiose, una quindicina scolastiche). Il nostro nome è Rete Bibliolandia.

Quali vantaggi ci sono a fare Rete? Intanto quello di condividere un insieme di 500.000 volumi come se fossero un’unica biblioteca. Di avere un solo catalogo elettronico (OPAC) e gestire tutti gli utenti della provincia come se fossero iscritti alla stessa biblioteca. Il tutto con un solo software che gestisce 57 sportelli bibliotecari distribuiti sul territorio. Agganciato al catalogo on line e alla gestione degli utenti, c’è un nostro servizio di trasporto libri che sposta settimanalmente da una parte all’altra della provincia, su richiesta dei lettori, circa 2000 libri (60.000 testi trasportati A/R su 240.000 prestiti globali annuali). La Rete (che è governata da una convenzione, attuata da una Unione Comunale) fa anche altri servizi per i soci. Ma qui mi soffermerò solo su quelli orientati alle scuole e dai quali le scuole traggono un vantaggio diretto.

Il programma di Bibliolandia ogni anno coinvolge su tutto il territorio provinciale circa 600 classi (e un numero maggiore di insegnanti) in attività che vanno dal prestito librario a domicilio al bibliogioco, agli incontri con l’autore, agli incontri su libri che trattano diverse tematiche (incluse alcune molto sensibili come il “genere” e l’emigrazione). E’ attraverso la promozione della lettura che la Rete interagisce con le Biblioteche scolastiche. Ma se le BS dovessero pagare i servizi ricevuti (con quote simili a quelle comunali) probabilmente le BS non starebbero in rete. Le loro quote di iscrizione sono minimali; e questa è una criticità seria, che potrebbe essere superata se Ministero del Pubb. Istruzione finanziasse direttamente le Reti che si fanno carico delle BS.

Rispetto alla Primaria, la Rete pisana punta a creare contatti, collaborazione, relazioni tra bibliotecari e insegnanti elementari per far crescere i livelli di lettura. Da qui la costruzione di due azioni: la prima vede i bibliotecari civici attivare un flusso di prestiti di buoni libri e libri moderni verso le singole classi (con l’insegnante che fa da mediatore attivo); la seconda da sì che i bambini visitino con la loro classe le biblioteche civiche e imparino a riconoscerle e apprezzarle come luoghi accoglienti e utili per la loro crescita. Ad oggi abbiamo singole biblioteche civiche che realizzano anche più di 200 incontri annuali tra prestiti a domicilio (in classe) e visite di classi in biblioteca; e il 50% del prestato delle civiche va alla fascia di bambini-ragazzi (5-16).

Nei plessi delle scuole medie e delle superiori la Rete cerca di suonare un’altra musica, anche perché mentre con gli insegnanti della primaria i rapporti sono facili e buoni, alle medie e alle superiori le relazioni coi prof divengono più complicate e difficili.

Lo stato delle collezioni librarie delle scuole medie nel pisano è pietosa, o almeno quella dei 7 Comprensivi che aderiscono alla nostra Rete. Quando i dirigenti ci chiamano per un consiglio, noi proponiamo scarti massicci. Le biblioteche scolastiche delle medie presentano per lo più libri vecchi, non comprano quai mai nulla, ma le segreterie amministrative sono terrorizzate dagli scarti e i dirigenti scolastici (quando ci sono, non sono a scavalco e non sono del tutto insensibili alla lettura) sono vittime della retorica del libro come oggetto di culto. Da adorare, ma non da leggere. Laddove poi c’è un insegnante “carcerato” in biblioteca, è peggio che meglio. Non c’è bisogno che vi dica perché.

Verso le medie in venti anni abbiamo tentato tre strategie: A) mettere un bibliotecario vero, per poche ore alla settimana, a spese della Rete dove era possibile organizzare una parvenza di biblioteca; B) trattare le medie come la primaria (con prestito a domicilio e visite in biblioteca civica); C) coinvolgerle nei progetti di promozione della lettura (incontri con autore, bibliogioco, recensioni, ecc.).

La strategia A) è stata problematica e non semplice: libri vecchi, ostilità di dirigenti e reticenze dei prof hanno ridotto i margini di manovra. Ma qualche risultato l'ha dato. Almeno fino a quando la Rete ha sostenuto finanziariamente la "presenza". Quanto alla strategia B) ovvero prestito a domicilio, i successi sono stati parziali. Meglio è andata con la C), progetti di promozione delle lettura, bibliogioco, ecc. Naturalmente i risultati sono sempre all’italiana, ovvero dove abbiamo incontrato insegnanti singolarmente sensibili qualche rapporto e qualche progetto di collaborazione si è costruito (da Pisa a Volterra). Dove non li abbiamo incontrati, abbiamo costruito poco.

Infine le superiori. Qui la realtà è ancora diversa. I patrimoni librari anche se mediamente vecchiotti spesso sono utilizzabili (per le opere classiche e un po’ di saggistica); a volte c’è un bibliotecario che ha voglia di fare il suo mestiere. Per queste scuole stare in rete è vantaggioso da diversi punti di vista: a) per cataloghi inseriti nell’OPAC della Rete (1). Insegnanti e studenti possono consultarli via smartphone e computer; b) per il fatto che le biblioteche scolastiche divengono un punto prestito potenzialmente aperto anche all’esterno; c) per l’accesso che Bibliolandia ha fornito a insegnanti e studenti, a costo zero per loro, ad una piattaforma come MLOL; d) per il coinvolgimento degli studenti in progetti di specifica promozione lettura. Alle superiori abbiamo tentato la sfida di portare classi non solo in biblioteca, ma anche nelle librerie, di far scegliere a ciascun ragazzo in forma molto libera un libro o un fumetto, chiedendo in cambio che lo studente lo leggesse e poi lo suggerisse ai suoi compagni di classe o a quelli di un’altra classe. E altre cosette di questo tipo.

Aggiungo infine che la sfida nelle BS delle superiori potrebbe essere giocata ad un livello ancora più alto, ma i fattori che concorrono a deprimere la lettura in questa fascia d’età sono potenti e numerosi. E andrebbero combattuti scientificamente. A parte i cambiamenti ormonali dei giovani e l’infestazione tecnologica da cui sono e siamo travolti, penso all’insensibilità dei dirigenti, al solipsismo di molti insegnanti, agli spiccioli per l’acquisto di nuovi libri. Tutti fattori complicati da modificare. Io poi sono tra quelli che non ritengono che il digitale risolverà tutto rispetto alla lettura. Basta pensare che ciascuno di noi porta in tasca una biblioteca con milioni di libri, a cui potrebbe accedere senza alcuno sforzo e gratuitamente, ma non lo fa. Il digitale gratuito non ci sta trasformando in un popolo di lettori. Nemmeno i più giovani (14-19) che sono immersi nel digitale. Perchè? Perchè per diventare buoni lettori e utilizzatori di libri e di biblioteche bisogna essere motivati, incentivati e educati. Occorre essere iniziati alla lettura. E la passione per la lettura va coltivata. Costantemente.

Per questo se io fossi il Ministro della Pubblica Istruzione e come Archimede cercassi un punto d’appoggio per costruire e moltiplicare i buoni lettori assegnerei alle scuole superiori (e anche alle medie) una risorsa economica specifica per acquisire (magari con bandi triennali) da cooperative specializzate bravi bibliotecari motivatori e promotori della lettura (per un pacchetto dalle 8 alle 12 ore settimanali per una quarantina di settimane all’anno). Perchè i libri oggi si possono prendere ovunque. Ma….. un motivatore alla lettura e uno che educhi gli altri (di diverse fasce d’età e docenti inclusi) a leggere e a selezionare la produzione libraria migliore (anche sul versante dell'aggiornamento didattico) non si trova in natura, né in Rete. Non può essere nemmeno un funzionario pubblico (non in Italia, almeno). Deve essere innestato, autonomo ed etero diretto. Solo una figura così (molto simile ai bibliotecari civici delle sezioni per ragazzi) potrebbe avere l’odisseica astuzia per raggiungere l’obiettivo di far leggere gli studenti e gli insegnanti. Solo una risorsa così, anche se paracadutata in un territorio “ostile”, potrebbe risolvere i problemi che incontrerà, destreggiandosi tra ragazzi incantati da Maghi cellulari, insegnanti che aspettano solo il suono della campanella e dirigenti che vogliono e sperano di cavarsela e scansare le ire dei genitori. 

Roberto Cerri
r.cerri@comune.pontedera.pi.it
12 maggio 2019


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