domenica 21 giugno 2020

Ricordando Rigoletto Biasci

Ricordando Rigoletto Biasci
In Italia c'è stata una generazione di uomini speciali che miracolosamente si è fatta largo tra le macerie della seconda guerra mondiale e che, lavorando sodo, animata da una fortissima passione civile e politica, ha saputo far rinascere il nostro Paese. Città per città. Ecco per me Rigoletto Biasci è soprattutto un uomo di quella generazione che si è rimboccata le maniche e ha ritirato su tutto, compreso quelle relazioni sociali che la guerra civile e vent'anni di fascismo avevano lacerato.
L'ho conosciuto più o meno mezzo secolo fa, lui comunista, dirigente coop, amministratore comunale, animatore delle feste dell'Unità, consigliere di amministratori, formatore di giovani quadri e molto altro. Di sicuro fedele al partito. Il PCI. Che rappresentava la sua parrocchia, la sua seconda casa, la sua famiglia allargata. Me lo immagino sempre presente a tutte le riunioni del partito. E attivo anche dietro le quinte. Bravo a tenere la parola nei capannelli dei compagni e nelle assemblee pubbliche. Bravo a farsi intendere. Ma con la voglia di capire anche gli altri. Di ascoltarli. Di trarre spunti e suggerimenti da tutti. Per poi prendere le sue decisioni, perché il carattere e la determinazione non gli mancavano. Un uomo che leggeva e che in gran parte si era costruito da sè, ma sempre dentro la grande famiglia delle politica. Confrontandosi, a Pontedera, con altri uomini come Manlio Citi, Renzo Remorini, Angiolino Diomelli, Luciano Lusvardi, Luciano Boschi, Enzo Paroli, Ivo Ferrucci, Milvano Ribecai, Mario Marianelli, Mauro Pistolesi e altri ancora che in questo momento mi sfuggono.
Come tutti quelli della sua generazione, soffrì abbastanza per l'evoluzione del PCI e per la sostanziale fine del comunismo italiano, in cui quegli uomini (e quelle donne) avevano creduto con l'intensità di una fede religiosa, seppure laica e per molti di sicuro atea. Ma, da quello che mi ha raccontato, perchè a Rigoletto piaceva molto anche raccontarsi, credo che in fondo considerasse Pds, DS e alla fine il PD un po' come l'evoluzione, più o meno lineare, del vecchio partito togliattiano e amendoliano.
Quanto credesse davvero nella positività di questa evoluzione però non saprei dirlo con certezza. Di sicuro a lui faceva bene pensarla così e questo gli dava la spinta per continuare ad occuparsi di politica, alimentando una innata curiosità ed una voglia di esserci e di partecipare che non gli è mai venuta meno. Una curiosità che gli faceva comprendere i cambiamenti dei tempi e il superamento di certe posizioni e atteggiamenti. Una curiosità che lo spingeva ad incontrare giovani a cui cercava di trasmettere la propria saggezza.
In sostanza Rigoletto, per come lo ricordo io, non si era trasformato nemmeno a ottant'anni in un anziano nostalgico che rimpiangeva il bel tempo andato. Semmai, da seguace del pensiero marxista, continuava a leggere l'evoluzione della realtà sociale e politica con categorie che gli tornavano utili almeno per capire e per adattarsi al presente. Che poi il presente gli piacesse parecchio, questo non mi sentirei di dirlo. Ma che ci volesse stare ancora in mezzo per dire la sua e farla conoscere agli altri, inclusi i suoi compagni (o come diavolo ora li definiva), questo sì. Fino alla fine.
E lo dico perchè ricordo le telefonate che mi faceva per sapere cosa pensavo di questa o di quella situazione, telefonate che accompagnava immancabilmente da rimproveri sul fatto che non lo andavo mai a trovare per ragionare con calma dell'evoluzione del mondo, del nostro Paese e della nostra città.
Confesso che provo un po' di invidia per la sua generazione e per gli uomini come Rigoletto. Per la loro forza, il loro coraggio, la determinazione e la naturalezza con cui hanno vissuto la loro vita e, tra che c'erano, ricostruito la Nazione, regalandoci l'unico grande boom economico di cui ancora come italiani ci vantiamo.
Sì, se c'è una bella vita, lunga e tutto sommato costruttiva, fatta di lavoro, impegno, relazioni e passione, mi pare che a loro sia toccata. Che Rigoletto l'abbia vissuta. Cosa ci può essere di meglio?





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