La CGIL e il Centro Destra hanno ragione. Non si
capisce come abbia fatto un comune di centro sinistra come Pontedera
a dare un calcio ad una decina di giovani bibliotecari, negando loro
lo smartworking che invece ha consentito ai propri dipendenti di
ruolo. Non si capisce neppure perché non riapra con un orario un po'
più ampio delle striminzite 30 ore settimanali che sono la metà dello standard
della biblioteca Gronchi, provocando così il crollo dei prestiti
(-60/70%) e delle presenze (-90%). Non si capisce perché un comune
di centro sinistra cerchi di fare cassa sulla pelle di giovani
bibliotecari precari. Che senso ha togliere soldi sullo stipendio ai
poveri per darlo (forse) ad altri poveri? Non si capisce perché Pontedera non possa approvare un protocollo di sicurezza che riapra i
servizi della biblioteca Gronchi (uno spazio da 4300 mq), in maniera
più ampia, ammettendo nelle sale, in sicurezza, almeno un certo
numero di utenti (50/60), studenti e adulti. Il tutto mentre si
riaprono ristoranti, palestre, piscine, teatri, cinema e sale da
ballo. Esprimo tutta la mia solidarietà ai miei colleghi
bibliotecari delle cooperative e chiedo che vengano fatti tornare al
lavoro. Chiedo che i cittadini di centro sinistra, i partiti di
sinistra di Pontedera, i sindacati pontederesi si esprimano su questo punto. Sono mortificato per i miei
colleghi precari. Per la maniera assurda con cui vengono inutilmente
umiliati giovani che lavorano con serietà e passione e la cui
flessibilità ha fatto grande la biblioteca Gronchi. Umiliati insieme ad
altri, certo, perché molti contratti di servizi in appalto sono
stati tagliati, mettendo in cassa integrazione diverse persone. E non
lo ha fatto il padrone, la Piaggio, come da tradizione, ma il comune di Pontedera,
guidato da una maggioranza di centro sinistra. E' vero i servizi
sociali, educativi e culturali costano. E' vero la biblioteca
Gronchi, inaugurata nel 2014 dal Presidente della Camera dei Deputati
(Laura Boldrini) e visitata nel 2018 dal Presidente della Repubblica
(Sergio Mattarella) è una struttura culturale costosa. E'
un'istituzione con oltre 100.000 volumi, frequentata lo scorso anno
più di 300.000 persone e che ha prestato oltre 60.000 libri. Qui
lavorano 12 addetti più diversi operatori della Rete Bibliolandia
(trasporti, software, progettazione, acquisto libri,
amministrazione). Tutto questo costa. Certo. E' così. Come costano
gli ospedali. La scuola. E altri servizi pubblici. Ma la biblioteca di Pontedera è un faro che
aiuta la città e i suoi cittadini a crescere, a formarsi e a
guardare lontano. Non ci sono più i soldi per tenerla aperta in
maniera importante? E i soldi che chiediamo all'Europa e che il
governo darà anche ai comuni non ci serviranno per tenerla aperta? I
soldi che otterremo dall'Europa non ci serviranno a pagare anche i
giovani bibliotecari? Se così non fosse, battiamoci. Ma non teniamo
i bibliotecari e gli archivisti in cassa integrazione. Questo sì che sarebbe uno spreco e
un'umiliazione. E deprimerebbe l'economia. Chi andrà al mare o in montagna quest'anno se i precari saranno ancora più precari? No, hanno ragione CGIL e centro destra: pensiamo agli studenti,
pensiamo ai giovani, restituiamo ai lavoratori della cultura e ai
cittadini uno spazio importante. Apriamo di più le biblioteche. A cominciare dalla Gronchi. Abbiamo bisogno di credere nel
futuro e non di trasformarci in conservatori e mortificare le giovani
generazioni. I lavoratori giovani. Facciamolo in sicurezza. Spendendo con attenzione ed ecologicamente ogni
singolo euro. Ma guardiamo avanti. C'è tanto da fare in una
biblioteca moderna come la nostra. Per il pubblico e per chi ci lavora.
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