domenica 19 aprile 2015

LE LAPIDI RIMOSSE DI SM E L'INTERVENTO DI LASTRAIOLI SUL TIRRENO DI OGGI. UNA DOMANDA ALL'AVVOCATO.
Sul Tirreno di oggi, l'avvocato Giuliano Lastraioli, studioso di storia locale, ripropone la sintesi delle sue ricerche sulla strage del duomo di SM. Lastraioli in particolare ha analizzano i documenti di tiro delle batterie americane che la mattina del 22 luglio del '44 sparavano su San Miniato. Pur non essendo un esperto balistico come l'avvocato Lastraioli, mi permetto di dubitare che i proiettili veri seguano esattissimamente le traiettorie indicate sulla carta (ammunition record). Tuttavia, sia chiaro, anch'io credo che ci sia un'altissima probabilità che la bomba che uccise le persone in duomo provenisse da un cannone americano. Quello che invece mi stupisce delle tesi di Lastraioli, Biscarini e altri è che sostengano che siccome la bomba che entrò in Duomo era (per loro) indubbiamente (per me, solo molto probabilmente) americana, allora l'esercito tedesco non ha responsabilità dirette nella strage di San Miniato. Qui non concordo e mi permetto di ricordare a Lastraioli che l'esercito tedesco ordinò alla popolazione di radunarsi in alcune piazze scoperte di San Miniato e poi acconsentì a far entrare la popolazione concentrata a forza in duomo e in altre chiese. L'ordine tedesco impartito alla popolazione civile modificò lo stato di sicurezza dei civili e li espose in maniera più facile al cannoneggiamento americano. Ovviamente se fossi un giudice darei le attenuanti generiche ai soldati tedeschi, ma li condannerei comunque per COMPLICITA' IN STRAGE, perchè senza la loro azione (che puntasse o meno IN MANIERA INTENZIONALE a esporli al fuoco americano) i morti sarebbero rimasti nei rifugi dove non caddero bombe. Lei che è un avvocato, cosa ne pensa? Gliela riconoscerebbe o no la COMPLICITA' IN STRAGE? E sa perchè glielo chiedo? Perchè nel caso concordasse con me, gran parte delle parole della lapide dettata da Luigi Russo nel 1954 risulterebbe ancora vera ed efficace.
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sabato 18 aprile 2015

LA SOVRINTENDENZA COMUNICA CHE LE LAPIDI NON POTEVANO ESSERE RIMOSSE SENZA IL SUO PARERE CHE QUINDI ANDAVA RICHIESTO
A questo punto il dirigente del 3 settore servizi tecnici di SM deve chiarire in base a quali valutazioni ha ritenuto di scrivere, in data 8 aprile, che le due lapidi "non costituiscono beni culturali ai sensi dell'art. 50" del codice dei beni culturali. Deve mettere un post sulla bacheca del comune e spiegarlo a tutto. Ma anche il sindaco dovrebbe chiarire come ha potuto il 31 marzo informare la giunta che era opportuno "rimuovere le due lapidi" senza chiedersi se serviva l'autorizzazione della Sovrintendenza perchè i beni oggetto dell'intervento e l'edificio su cui avveniva l'intervento erano tutetali ai termini di legge. Mi chiedo: poteva non sapere il sindaco una cosa del genere? E il segretario comunale non l'ha letto l'atto e non ha pensato che forse ci voleva quel parere? E se non se ne accorto o se non l'ha detto non ha delle responsabilità? Ma chi lavora negli uffici amministrativi del comune non le sa queste cose? Lo stesso Assessore ai Lavori Pubblici, Manola Guazzini, che è una amministratrice di lungo corso e di vasta esperienza, possibile che non sapesse che lapidi e palazzo comunale sono beni tutelati dal Codice dei beni culturali? Possibile che una persona come lei, cresciuta culturalmente e politicamente avendo la professoressa Marinella Marianelli come riferimento culturale, simbolo e faro morale e politico, abbia potuto ignorare una cosa del genere? Certo, tutto è possibile, ma è una cosa difficile da credersi.
Ma che fretta avevano sindaco, assessore e dirigente per rimuovere una lapide che stava sulla facciata del palazzo da 70 anni? Quale fretta c'era per compiere questa azione che sembra voler colpire l'antifascismo sanminiatese e l'equilibrio di un monumento storico? Sono convinto che Augusto Conti, lo sconosciuto filosofo cattolico che col suo busto adesso troneggia solitario sulla facciata del comune, se la ride alla grande di tutto questo sviaggio di lapidi.
Un suggerimento però devo farlo. Ora che pare, si dice, si mormora, che il grande rottamator di lapidi abbia rottamato anche l'idea di metterci una terza lapide, sulla facciata del palazzo comunale mettiamoci almeno il busto di Giosuè Carducci. E mettiamocelo non solo perchè farebbe compagnia ad Augusto Conti che con una lettera di raccomandazione lo presentò al gonfaloniere di quel tempo perchè assumesse un giovane di belle speranze, ma per mitigare e riequilibrare il rapporto tra cattolici e laici (di sinistra) tradizionalmente presenti nel comune. Vedere il solitario cattolicissmo Augusto che se la ride della scomparsa di tutti i comunisti e i socialisti che il palazzo comunale hanno guidato negli ultimi 70 anni fa male al cuore. Ma, mi raccomando, prima di mettere di busto di Carducci va chiesta l'autorizzazione alla Sovrintendenza. Va fatto. Fidatevi.

venerdì 17 aprile 2015

IL "GABBANINI SERENO", TITOLA LA NAZIONE (E' IL NUOVO ORGANO DI INFORMAZIONE GRATUITO DELL'AMMINISTRAZIONE DI SAN MINIATO?)
A San Miniato sono fortunati, l'amministrazione ha un organo di informazione a costo ZERO. Infatti a leggere gli articoli di oggi dei cronisti sanminiatesi del quotidiano fiorentino-bolognese sembra che i cronisti della città della Rocca siano amici intimi del sindaco e gli tolgano quasi le parole in bocca. Sanno perfino che il primo cittadino alle prese con la vicenda delle lapidi e con i tagli aqli eell del machiavellico Renzi E' SERENO. Non so voi, ma se a me dessero del sereno, dopo la fine che ha fatto il povero Letta, farei gli scongiuri. Poi titola l'organo di informazione che conosce le disposizioni mentali del sindaco "E' tutto regolare: le autorizzazioni non mancano". Già, peccato che i cronisti così vicini alle fonti della verità omettano di dire che ad esempio le autorizzazioni della Sovrintendenza ai Beni storici artistici non mancano non tanto perchè SONO STATE RICHIESTE e la Sovrintedenza le abbia mandate e quindi siano state acquisite agli atti. No, no. Non mancano semplicemente perchè NON SONO STATE RICHIESTE e quindi non ci sono. E perchè non sono state richieste? Facile, perchè secondo il dirigente del settore Lavori Pubblici che ha organizzato su input della Giunta le rimozioni NON ERA NECESSARIO RICHIEDERLE. Ma davvero un sindaco può rimuovere UNA LAPIDE sessantunenne senza chiedere il parere alla Sovrintendenza? Uhmmm. A leggere bene gli art. 10, 11 e 50 del Codice dei Beni Culturali sembrerebbe che le lapidi pubbliche costituissero beni culturali a tutti gli effetti e quindi che il parere della Sovrintendenza fosse vincolante ed andasse richiesto. Tuttavia, vedremo. Il tempo è galantuomo.
Quel che è certo è che ai tempi di D'Alema i giornalisti erano odiati dal potere. Facevano domande scomode. Qui invece certi cronisti sono molto vicini al potere e alle amministrazioni locali. Uno di loro è stato perfino nominato presidente del CDA della Fondazione Fratelli Taviani del Comune di San Miniato. Ma non c'è un conflitto di interessi tra un cronista de La Nazione che dovrebbe non dico mettere in difficoltà un sindaco ma almeno far finta di punzecchiare l'amministrazione e il ruolo che questo cronista ricopre come referente culturale per il sindaco in una delle sue Fondazioni? Certo i conflitti di Berlusconi sono molto più vistosi. Ma certe contiguità non fanno bene nemmeno a livello locale. Specialmente se certi cronisti sono stati contigui anche ad altri poteri locali importanti. Intanto sempre i cronisti della Nazione, contigui ai pensieri del grande rottamatore, annunciano che l'idea della terza lapide che il sindaco in persona promise ai Fratelli Taviani starebbe tramontando. Ragazzi, questi cronisti sanno davvero tutto di quello che passa nella mente del coraggioso. Mi viene quasi il dubbio che certe idee gliele suggeriscano perfino loro! Mi scuso preventivamente per l'illazione sicuramente priva di fondamento.

giovedì 16 aprile 2015

SULLA LAPIDE E SUI SINDACI LUCIANO NACCI E PIER LUIGI TONELLI OGGI I CRONISTI DE LA NAZIONE MENTONO
Forse tra qualche giorno si capirà come mai i cronisti di San Miniato della Nazione continuino a dire bugie sulle lapidi, sulla strage e sulle amministrazioni comuniste, socialiste e poi DS che le due lapidi hanno voluto. Ma siccome ogni giornata ha la sua pena, stasera per ripristinare la verità devo contestare l’affermazione dei summenzionati cronisti, i quali a proposito dei sindaci Luciano Nacci e Pier Luigi Tonelli (il primo in carica nella prima metà degli anni ’80, il secondo nel quinquennio successivo) sostengono che rimasero in silenzio di fronte alla richiesta di verità che veniva dai banchi dell’opposizione. A parte che pensare che Nacci e Tonelli potessero essere zittiti in consiglio è una frase priva di senso e chiunque li abbia minimamente conosciuti potrà confermarlo. Ma la cosa più clamorosa (e stupisce che i cronisti della Nazione che di solito sono bene informati non lo sappiano) è che fu esattamente il primo, cioè Luciano Nacci, a decidere di allargare la ricerca sulla strage del duomo agli archivi americani, inglesi e tedeschi (come risulta dagli atti disponibili in archivio: basterà andare a consultare le delibere della giunta tra il 1983 e il 1986) e il secondo, cioè Tonelli, a finanziare la stampa del volume “San Miniato durante la seconda guerra mondiale (1939-1945)”, dove per la prima volta in assoluto, ben prima quindi di Paoletti, Lastraioli e Biscarini, venivano pubblicati i diari di guerra del battaglione americano che liberò San Miniato dai tedeschi.
Nel volume, che per i documenti in inglese presentava sia il testo originale che la traduzione a fronte, compaiono anche le notizie sul cannoneggiamento americano sulla città della mattina del 22 luglio 1944.
Questo suggerisce due riflessioni e una domanda: (1) le amministrazioni comuniste e socialiste di San Miniato non hanno avuto alcuna paura della verità, almeno non negli anni ’80 e non Nacci e Tonelli, (2) in occasione del 40esimo anniversario Nacci e Tonelli approfondirono le ricerche nella direzione giusta e pubblicarono tutto quello che fu trovato in quella campagna di ricerca. (3) perché i cronisti della Nazione fanno finta di non sapere queste cose se il volume citato sopra è disponibile in più copie presso la biblioteca comunale di San Miniato?
Nacci e Tonelli erano il primo comunista da sempre e il secondo di estrazione socialista poi approdato al PCI e alla fine maturò una certa perplessità sulla deriva politica italiana. Ma prima di tutto erano due persone per bene. Entrambi forti lettori, avevano una discreta ansia di capire come funzionasse il mondo e nel caso specifico volevano sapere come fossero andate esattamente le cose in Duomo. Trattarli come due comunisti trinariciuti, mangiapreti, ottusi e mangiabambini è un’offesa alla verità oltre che alla storia, che i cronisti locali della Nazione non possono permettersi. Ovviamente si possono contestare le scelte di Nacci e Tonelli, ma per farlo bisogna conoscerle e dire cose documentate, non inventarsi degli stereotipi e sparargli addosso, contando sull’ignoranza e la partigianeria dei lettori.

mercoledì 15 aprile 2015

IL QUOTIDIANO "LA NAZIONE" SBAGLIA SULLA STRAGE DI SAN MINIATO

Anche nell'articolo di oggi, la cronaca sanminiatese della nazione sostiene che la strage non fu un barbaro eccidio tedesco e non ricorda che furono i tedeschi a rinchiudere i civili in duomo e ad esporli al cannoneggiamento. Perche? Ammesso che il proiettile entrato in duomo fosse americano (e tutti gli studi riportano solo documenti scritti ma non l'esame materiale delle "schegge"), ammesso che la bomba fosse americana (ma la certezza assoluta non c'è e chi dice il contrario ha il dovere morale di citare esattamente la fonte e non generiche ricerche o nomi di ricercatori o titoli di libri), resta una cosa inequivocabile (provata da molte testimonianze coeve): i tedeschi rastrellarono i civili dai rifugi e li rinchiusero in duomo la mattina del 22 luglio del '44. Quindi i tedeschi risultano come minimo COMPLICI NELLA STRAGE. Un reato non da poco. Credo. Ma nella sua foga negazionista, il responsabile della cronaca di San Miniato del summenzionato quotidiano ignora questa cosa e scagiona completamente i tedeschi dalle loro oggettive responsabilità. Perchè? Senza l'ordine dei tedeschi di radunarsi in piazza e poi in duomo non ci sarebbe stata quella strage. Ma se questo è vero, e lo è, la lapide inaugurata da Ferruccio Parri è ancora vera e valida. Per questo va rimessa al suo posto. Insieme con la prima che la integra e la prefeziona, 50 anni dopo. E se risulterà che le lapidi sono state tolte senza seguire le procedure di legge, vanno rimontate, magari a spese di chi ha sbagliato, agendo d'impulso. Se poi si dimostrerà che si è sbagliato sapendo di sbagliare, beh, allora la cosa potrebbe farsi più seria.

martedì 14 aprile 2015

LA DESTRA ELOGIA LA ROTTAMAZIONE DELLE LAPIDI. SARA' UN CASO? 14 APRILE

Sui quotidiani cartacei di oggi campeggiano gli elogi della Destra Sanminiatese (inclusa quella che affonda le sue origini nel lontano MSI, gli eredi del fascismo nostrale) al GRANDE SMONTATOR DI LAPIDI.
Beh, non c'è dubbio che questa ROTTAMAZIONE ha una matrice culturale inequivocabile. Però propongo un sistema per farvi scoprire da soli chi può aver suggerito e incoraggiato la SCELTA DELLO SMONTATORE.
Il giochino consiste nel rispondere ad alcune domande e poi mettere in ordine le risposte.
1) Chi è che da sessant'anni vuole togliere la lapide di Luigi Russo e Ferruccio Parri dalla facciata del Palazzo Comunale di San Miniato?
2) Chi gongola per il risultato ottenuto?
3) Chi ha cercato invece di fermare il GRANDE SMONTATORE?
4) Chi sono i giornalisti e i giornali locali che hanno martellato le amministrazioni precedenti per togliere la lapide Russo-Parri? E presso quali enti o istituti questi giornalisti locali prestavano la loro opera come addetti stampa o funzioni analoghe contemporaneamente al loro ruolo di cronisti imparziali sulla stampa quotidiana locale super partes?
5) Chi ha contributo e contribuisce a dipingere il GRANDE SMONTATOR DI LAPIDI come il solo uomo dotato d'un coraggio ineguagliabile sulla scena politica locale?
Credo che chiunque conosca un po' l'ambiente sanminiatese sia in grado rispondere alle domande sopra indicate e di enucleare nomi e cognomi. Mettendo insieme questi nomi di persone e gli enti a loro associati uscirà fuori meccanicamente la risposta alla domanda iniziale.
Perchè l'idea che questa ROTTAMAZIONE sia stata fatta per tutelare meglio la memoria della strage del Duomo se non addirittura per promuovere meglio i sentimenti antifascisti penso non se la beva davvero nessuno.


lunedì 13 aprile 2015

LA STORIA DELLA STRAGE DEL DUOMO IN POCHE FRASI, 13 APRILE

 E' difficile concentrare 70 anni di ricerche sulla strage in un tweet. Ma ci provo, partendo dai fatti certi. San Miniato il 22 luglio '44 si trovò sulla linea del fronte di guerra. Poco fuori le mura avanzavano gli americani e bombardavano la città. Dentro la città c'erano i tedeschi. La mattina del 22 i tedeschi costrinsero molte persone a uscire dai rifugi. Ne radunano un gruppo dentro il duomo. Nel duomo esplosero alcune bombe. Sicuramente in quei momento era in atto un bombardamento americano su San Miniato. Domanda: Di chi è la responsabilità della strage? Dell'esercito tedesco che costrinse le persone a uscire dai rifugi e le spinse ad entrare in duomo come dice la prima lapide, che però aggiunge anche che la bomba era tedesca? O degli americani che bombardavano come corregge ed integra la seconda lapide? La mia sintesi è che la strage avvenne per responsabilità morale dei tedeschi e con la loro complicità attiva. Ma la bomba o le bombe erano probabilmente americane. Di più, sentiti i testimoni (inclusi quelli che non ci sono più) e studiate le carte d'archivio, non si può dire. Perchè a mio avviso le due lapidi vanno benissimo insieme e non sono contradditorie? Perchè raccontano la verità di una "strage condivisa" tra tedeschi e americani. E dimostrano come le amministrazioni progressivamente avvicendatesi al governo della città, pur partendo da una prima versione dei fatti, l'abbiano affinata seguendo il progredire della ricerca storica per giungere ad una comprensione molto vicina alla verità. Ma siccome molte persone pensano che la verità sia o bianca o nera, e vogliono un colpevole certo, possibilmente unico, su cui scaricare la colpa e la rabbia, faticano ad accettare la complessità degli eventi che le lapidi invece ci raccontano in maniera perfetta. Naturalmente, sempre che uno abbia la voglia e la materia grigia sufficiente per leggerle e rifletterci sopra

PER SAPERNE MOLTO DI PIU' VAI SU WIKIPEDIA
https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_del_Duomo_di_San_Miniato

e ancora:
Stragi tedesche e bombardamenti alleati L’esperienza della guerra e la nuova democrazia a San Miniato (Pisa). La memoria e la ricerca storica A cura di Leonardo Paggi
http://www.toscananovecento.it/wp-content/uploads/2014/02/Paggi-Stragi-tedesche-e-bombardamenti-alleati.pdf




IN ATTESA CHE L'ANPI PROVINCIALE SI PRONUNCI SULLA STORIA DELLE LAPIDI DI SAN MINIATO

Mi dicono che sulla nostra storia dovrebbe pronunciarsi anche l'Anpi provinciale. Penso anch'io che quest'anno il 25 aprile di San Miniato sarà memorabile. Sarà un 70esimo coi fiocchi. Del resto anche la legge regionale sottolinea l'importanza di celebrare questo anniversario
PERCHE' NON ORGANIZZARE UN CONSIGLIO COMUNALE APERTO SULLE LAPIDI? 12 APRILE

Secondo me se è un uomo coraggioso come ha sostenuto anche di recente Carlo Baroni nei suoi articoli sulla Nazione il sindaco dovrebbe convocare un consiglio comunale aperto e dare a tutti i cittadini la possibilità di esprimersi. La lapide coi nomi dei morti è già presente tra l'altro nel duomo di san miniato e la terza lapide sulla facciata del palazzo sembra proprio un bel doppione di quella del duomo. Si vede che il comune ha soldi da buttare. Quanto al testo se come chiedono i Taviani ci sarà scritto che i morti sono conseguenza della guerra nazifascista, mi permetto di fare osservare che si tratta della stessa tesi sostenuta dalla lapide di Russo inaugurata da Ferruccio Parri. Ma se il testo scritto di pugno dal sindaco assomigliera' nella sostanza alla prima lapide di Russo, perché deporre questa lapide e riporla in un museo? Non si buttano via soldi e tempo? Infine. Il bozzetto della terza lapide andrà mandato in sovrintendenza per la valutazione. Questo lascia immaginare che un qualche ufficio comunale, magari l'ufficio tecnico ha avuto l'incarico di studiare la cosa, esaminare i materiali, chiedere preventivi di spesa, bisognerà fare una determina di impegno di spesa, bisognerà che sul bilancio questa spesa sia stata messa tra le opere pubbliche, perché tra marmo e incisione la costerà parecchio. Insomma la storia continua. E credo che ne vedremo ancora delle belle. Beh, si fa x dire
LE DUE LAPIDI NON FORNISCONO VERSIONI CONTRADDITTORIE, SEMMAI SI INTEGRANO, 10 APRILE

Le due lapidi non forniscono versioni contraddittorie, ma si integrano. La prima, inaugurata da Ferruccio Parri nel 1954, attribuisce l'intera responsabilità della strage ai tedeschi. I fratelli Taviani hanno ripreso questa versione nel film premiato a Cannes "La Notte di San Lorenzo". La seconda lapide, scritta dall'ex presidente della Repubblica Scalfaro, ridimensiona la responsabilità dei tedeschi che si sarebbero limitati a rastrellare la popolazione, tirandola fuori dai rifugi, e a concentrarla in Duomo. Su questi cittadini sarebbero cadute bombe americane. Le lapidi sono due beni culturali e solo se rimarranno lì continueranno a raccontare la loro tragica storia e a far sì che gli uomini continuino a porsi domande sulla guerra e sulle responsabilità. Spostate in un museo,le lapidi verrebbero rottamate e dimenticate. Che è proprio quello che vorrebbe fare l'attuale sindaco. Ma il Palazzo comunale è già un museo cielo aperto e non costa niente di custodia

La mia impressione è che ci siano molte persone che a quelle due lapidi, pur con tutti i loro difetti, ci sono affezionate e ci tengono. Un'idea che ho in mente è quello di farlo sapere al sindaco. Pensavo di mandargli una semplice mail, più o meno quella che ho scritto in questa discussione, chiedendogli di soprassedere alla rimozione. Credo che se molti cittadini manifestassero un pensiero analogo, forse il sindaco e la giunta potrebbero riflettere ancora. Non ho idea se ci sia una delibera di indirizzo del consiglio comunale che chiarisca bene la volontà generale dei sanminiatesi su tutta questa vicenda. So che uno storico inglese, John Foot, allievo di Paul Ginsborg, ha dedicato un saggio di 50 pagine alla memoria divisa che ruota attorno alla strage del duomo di San Miniato e ai settanta anni successivi. So che dal film dei Taviani alle riflessioni di Hartmut Koehler, fino agli studi di Paoletti e Biscarini, emergono una complessità di vicende e di analisi che si sono costantemente intrecciate con la vita politica e culturale sanminiatese. E questa vicenda non può concludersi con una rimozione. Ma solo con un ulteriore livello di consapevolezza e di pubblicità della discussione. Non so se arriveremo mai ad avere una memoria condivisa della strage. Del resto nemmeno i francesi arriveranno mai ad avere una memoria condivisa della loro sanguinosa rivoluzione. Il problema è non spegnere la passione della discussione civile e della ricerca della verità. Rimuovere lapidi non va in questa direzione. Anche quando le lapidi non sono perfette.
ULIVIERI QUERELATO DAL SINDACO DI SAN MINIATO, 11 APRILE

Ulivieri è un calciatore e le cose le fa col cuore, ma un sindaco che rappresta 30000 persone può rimuovere in quel modo due lapidi storiche? Due lapidi che moralmente rappresentano la resistenza a San Miniato, si possono togliere senza una seduta aperta del consiglio comunale? Essendo anche beni culturali si possono togliere in barba alle leggi senza avere il parere della sovrintendenza? E un sindaco che non rispetta le regole del galateo politico e che non rispetta le leggi che sindaco è?

Mi dicono che sulla nostra storia dovrebbe pronunciarsi anche l'Anpi provinciale. Penso anch'io che quest'anno il 25 sprile di San Miniato sarà memorabile. Sarà un 70esimo coi fiocchi. Del resto anche la legge regionale sottolinea l'importanza di celebrare questo anniversario.
RIMETTA A POSTO LE LAPIDI - LETTERA APERTA AL SINDACO DI SAN MINIATO, 9 APRILE 2015

Signor sindaco di San Miniato, 
Le chiedo di rimettere le lapidi della strage del duomo sulla facciata del palazzo comunale per 5 ragionevoli motivi. 1. La lapide inaugurata da Ferruccio Parri nel 1954 racconta la responsabilità e la complicità dell'esercito tedesco nella strage del duomo. Questa responsabilità, insieme alla distruzione di una parte della città e della Rocca, narrata anche dai fratelli Taviani nel film "La notte di San Lorenzo", resta inequivocabile. Mi auguro che i Fratelli Taviani si rifiutino di accettare da lei la cittadinanza onoraria fino a quando quelle lapidi non torneranno al loro posto. 2. La seconda lapide di Scalfaro dimostra come le amministrazioni possano integrare la verità storica precisando elementi importanti e mantenendo la discussione sotto gli occhi di tutti. 3. Queste due lapidi oggi sono documenti storici e beni culturali. Patrimonio delle generazioni passate e di quelle future. Non si può modificarne uso e visibilità senza un processo partecipativo, chiaro, documentato, largamente condiviso. 4. Mettere alla base delle lapidi un QR code (che rimandi ai molti documenti, film, saggi e libri sulla storia della strage del duomo) non costerebbe quasi nulla e farebbe della facciata del palazzo comunale di San Miniato uno degli esempi più interessanti di come si conserva, con passione civile e visibilità pubblica, la memoria storica di un paese. Il Palazzo comunale è il museo a cielo aperto meno costoso e più visibile che lei possa regalare ai cittadini e agli italiani che la guardano. 5. La rimozione delle lapidi da lei perpetrata è una barbarie che non trova giustificazione alcuna. Le lapidi, per loro esplicita natura, sono documenti pubblici e dall'antichità ad oggi, in tutti i paesi del pianeta, sono collocate in luoghi ben visibili e accessibili. Solo le lapidi morte, quelle che appartengono a civiltà scomparse, vengono messe nei musei. Ma le lapidi di San Miniato, come per fortuna dimostrano le reazioni di questi giorni su facebook, sulla stampa cartacea e nelle conversazioni pubbliche, sono vive e continuano a sanguinare. Oggi lei parteciperà ad un evento dedicato alla professoressa Marinella Marianelli. Spero che mentre lei si sciacquerà la bocca con la memoria di Marinella, per un momento oda le grida che le sta lanciando da quella parte del paradiso che lei non potrà mai raggiungere. Se non capisce quel grido, glielo sintetizzo: rimetta a posto le lapidi e si vergogni!
ROTTAMAZIONE DI LAPIDI STORICHE A SAN MINIATO, 9 APRILE 2015

Ieri, il sindaco di San Miniato, con un atto amministrativo dal carattere ancora sconosciuto (e forse non del tutto impeccabile) ha ROTTAMATO LE DUE LAPIDI DEDICATE ALLA STRAGE DEL DUOMO DI SAN MINIATO. Le ha tolte, dopo aver convocato una giunta urgente, dalla facciata del palazzo comunale e le ha messe da una parte. Poi ha mandato una mail ai consiglieri comunali avvertendoli di quanto aveva deciso. Tutto questo alla vigilia della ricorrenza del 25 aprile. La prima lapide era stata inaugurata nel 1954 alla presenza di Ferruccio Parri ed è stata in buona parte ripresa dal bellissimo film dei Fratelli Taviani LA NOTTE DI SAN LORENZO, a cui questa amministrazione vuol dare la cittadinanza onoraria (potenza della coerenza). Il film dei Taviani come la lapide rimossa assegnano la responsabilità della strage del duomo ai tedeschi e ai fascisti. E sono convinto che quando i Taviani hanno saputo della rottamazione della lapide si sono incavolati e magari hanno deciso di rinunciare alla cittsdinanza. Vedremo nei prossimi giorni. La seconda lapide è stata scritta da Oscar Luigi Scalfaro e attribuisce la responsabilità delle strage soprattutto ai bombardamenti americani. La verità non è nota con assoluta certezza. Di certo però i tedeschi portarono fuori dai rifugi i civili e li concentrarono in Duomo e la loro complicità nella strage è quindi evidentissima. Secondo diari di guerra americani, era in atto un bombardamento su San Miniato quando avvenne la strage. Quindi è probabile che la bomba che ammazzò 55 civili in chiesa fosse americana, ma a sprangare le porte del Duomo, è bene ripeterlo, furono i tedeschi. Da 70 anni i sanminiatesi e, insieme a loro, storici italiani, inglesi e tedeschi discutono di questo episodio. Non esiste sull'evento una verità condivisa dalla destra e dalla sinistra. E nemmeno dai loro epigoni. Niente di male. Uno storico inglese, John Foot, ha dedicato un libro intero alle memorie divise del nostro paese e 50 pagine sono sulla strage del Duomo di San Miniato. Questa storia vive tutti i giorni nella memoria dei sanminiatesi che se la trovavano fino a ieri riassunta ed in bella vista nelle due lapidi apposte sul palazzo più rappresentativo della città. Oggi buio pesto. Il sindaco si è giustificato dicendo che attorno alle due lapidi costruirà un Museo della Memoria. Ma pochi gli credono, visto che in questi anni il sindaco i suoi piccoli musei li ha chiusi quasi tutti o ne ha ridotto gli orari al lumicino. Ma ora che il sindaco ha fatto piazza pulita delle lapidi che si fa? Beh, io intanto chiedo al sindaco e al suo assessore ai lavori pubblici di ricollocarle sulla facciata del Palazzo comunale. E invito tutti a mandargli una mail per fare altrettanto. E poi? Tra poco è il 25 aprile. Potremmo festeggiarlo a San Miniato, in tanti, davanti al palazzo comunale, fissando i buchi vuoti e leggendo il testo delle due lapidi e altre memorie legate a questo episodio. Magari viene Renzo Ulivieri e ci urla come la pensa. Magari vengono tutti quelli che vogliono che le lapidi siano ricollocate al loro posto e firmano una petizione rivolta al consiglio comunale. Potrebbe essere una buona cosa. L'importante è non diventare complici di certe rottamazioni. Non assuefarsi alle rimozioni. Non diventare indifferenti alla banalità dell'arroganza.