LE STRABILIANTI GIRAVOLTE DEL VOLUME DI CINTELLI SULLA STRAGE DEL DUOMO DI SAN MINIATO.
Enzo, lo chiamo così perché ci conosciamo da una vita, ha messo insieme un libro enciclopedico sulla strage del duomo di San Miniato, ma alla fine gli ha dato un titolo che depista. Ha raccolto e pubblicato una montagna di documenti, si è divertito a fare a sé e agli altri un sacco di domande sui mille aspetti e le tante figure che accompagnano la tragedia del duomo, ma poi ha finito per evitare di rispondere con chiarezza all'unica domanda che oggi conta e che lui stesso si è fatto ovvero se si potevano togliere le lapidi dalla facciata del palazzo comunale. Qui si ingarbuglia. Così dopo aver dichiarato a pag 107 che la "rimozione", al momento della stampa solo annunciata, andava nella direzione giusta, un attimo dopo suggeriva al sindaco prudenza e gli proponeva di decidere solo dopo un lungo percorso partecipato. Come è noto il grande rottamatore non ha ascoltato i miti consigli di Enzo, e lui allora che fa? Dopo aver tanto difeso la memoria e la complessità della storia, ne accetta la delapidazione. China la testa. Tace. Non prende posizione (cfr. Tirreno, 25 aprile 2015, pag. Xll). E siccome nel suo libro cita Marinella Marianelli, mi permetto di dirgli che lei davanti a quella inconcepibile rottamazione perpetrata dal sindaco la testa non l'avrebbe chinata e le lapidi, che sono due formidabili documenti storici a cielo aperto, gli avrebbe detto di rimetterle sulla facciata del palazzo. Peccato invece che Enzo e altri membri del Comitato Gori di Cigoli continuino a tacere. A loro che da un mese quelle lapidi siano oscurate non importa NULLA. Strano atteggiamento, davvero inaspettato e per molti aspetti incomprensibile per chi dice di voler tutelare la memoria e i valori della Resistenza. E ci scrive perfino dei volumoni sopra.
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