Eppure il Paese va
In un articolo di Ernesto Galli Della Loggia (EGDL) apparso sul Corriere della Sera del 2/7/2017 si sostiene che Renzi è "bollito"; che coloro che l'hanno cucinato ben bene sono solo dei nani e delle rancide vecchie glorie molto peggiori di lui; che nel Paese c'è uno spaventoso vuoto di idee (nessuna nuova narrazione sul futuro dell'Italia avanza); che i partiti politici, morte le ideologie novecentesche, si sono trasformate in coorti di persone tenute insieme dal vincolo della convenienza; e che il Paese non ha neppure istituzioni pubbliche particolarmente efficienti, né élite prestigiose. Ergo, sostiene EGDL, l'Italia resta una terra di lobby e di corporazioni. E, aggiungo io, una terra che annovera anche una aggressiva, forte e diffusa presenza di criminalità organizzata (e in almeno 5 regioni mafie e camorre sono anche produttrici di redditi significativi), nonchè 8.000 attivissimi dinamici e autarchici municipi (beh, quasi tutti attivissimi e dinamici).
Domanda: ma come fa una paese del genere a stare in piedi e ad essere considerato un realtà importante sul piano internazionale?
Semplicemente perchè EGDL ignora alcune cose fondamentali che spiegano la vitalità italiana. Una vitalità che sostituisce o quanto meno rende meno gravi certe deficienze della politica e dello Stato.
Ad es. EGDL ignora la presenza di un "partito" non ufficiale ma formidabile che risponde al nome di Chiesa cattolica. La Chiesa rimane un ancoraggio forte di questo paese e, pur con tutti i suoi limiti, esprime una straordinaria dinamica sociale e una forte capacità di stabilizzazione. Il partito cattolico certo non esiste più, ma gli intellettuali cattolici continuano ad esserci e a darsi da fare; così come continuano a funzionare le parrocchie, l'associazionismo cattolico, le confraternite laiche di tutti i tipi (scout compresi). Inoltre negli ultimi anni la Chiesa ha selezionato un Papa dal sapore straordinariamente rivoluzionario, capace di incarnare insieme la sapienza antica e il massimo della modernità. Il variegato mondo cattolico, insomma, è una colonna strategica di questo Paese. Anche se ai laici e per giunta di sinistra può essere difficile perfino capirla una cosa del genere. Figuriamoci sottolinearla.
Poi c'è una forte borghesia produttiva e degli affari. C'è. Non tutta legata a lobby e a corporazioni, ma per fortuna orientata al mercato internazionale. Una borghesia che continua a correre e a darsi da fare. E' esattamente questa borghesia di cultura "liberale", internazionalista, che lavora a testa bassa e che non ha tempo da perdere con la politica, che produce l'attivo della bilancia dei pagamenti, che risparmia, investe e si danna l'anima per far quadrare i conti, il secondo pilastro di questo ameno Paese.
E poi ci sono i municipi, guidati spesso da uomini e donne straordinarie, animati dal un robusto senso civico, dove le ideologie sono ormai un impiccio, ma dove c'è vicinanza tra amministratori e cittadini. E voglia di affrontare e risolvere i problemi. E' in questi autarchici e narcisisti enti locali che l'Italia sprigiona un ulteriore vitalismo associativo e incarna le sue virtù organizzative migliori, supplendo, come si può, ovvero improvvisando parecchio ai limiti dello Stato e delle élite nazionali.
E' grazie a queste tre formidabili componenti che il Paese non solo non declina (come sostiene EGDL), ma regge e va avanti. Certo, cambiando pelle. Mutando. Infischiandosene se a Roma hanno bollito anche Renzi (del resto, morto un Papa se ne fa un altro, no?) e se nel frattemo si è generata una desertificazione politica. Ben sapendo che una forte narrazione dell'Italia non è nelle corde di questo Paese, si arricchiscono le tradizioni locali; consapevoli che lo Stato e le sue organizzazioni sono quello che sono e ci vorrà tempo per farne qualcosa di più serio. E che da certi malanni è difficile guarire del tutto.
Semmai, se c'è un paradosso è che in questo Paese si parla molto di politica e si vota sempre meno. Ma il chiacchiericcio in realtà copre un vuoto di analisi che fatica a comprendere quello che sta effettivamente succedendo e il non voto sembra più un segnale di confusione e di apatia che di protesta. Boh?! Ci faremo una ragione anche di questo.
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