Non è facile rispondere alla domanda se gli uomini (e le donne) siano buoni e cattivi e perchè siano quel che sono. Curioso poi è che a tentare di rispondere a questa domanda sia uno storico olandese, un certo Rutger Bregman, in un libro pubblicato di recente che si intitola "Una nuova storia (non cinica) dell'umanità", Feltrinelli, 2020, 331 p. + le note e la bibliografia, anche queste ultime degne di essere lette). In effetti l'argomento di solito è trattato dai filosofi. Hobbes sostiene che l'uomo è cattivo per natura, ricordate l'homo homini lupus?; mentre Rousseau scrive che è un "buon selvaggio" pervertito dalla società. E fino dalla più remota antichità la querelle è stata materia di religione. Adamo per la Bibbia nasce buono, ma poi disubbidisce a Dio, commette il peccato originale e si spiana (con l'aiuto di Eva) la strada per l'inferno, su cui rotolerà Caino, ecc. ecc.
Oggi l'argomento viene trattato scientificamente dalle neuroscienze (credo che una bibliografia di questo tipo cominci ad esserci), mentre per tutto il novecento se n'è occupata la psicologia (a partire da Freud) ed in particolare la psicologia sociale. Ma Bregman è uno storico e mette insieme un libro denso e al tempo stesso delizioso e che vale la pena di centellinare. Dico subito che tra Rousseau e Hobbes, Bregman si schiera col primo. Per affinità culturali (radici illuministe) e politiche (si respira, almeno in molte pagine, un'aria da terzomondismo comunista e di appassionata partecipazione alla logica delle piccole comunità). Direi che è un libro che dovrebbe piacere anche a Papa Francesco soprattutto per l'esaltazione delle esperienze comunitarie dell'America Latina (da quella del sindaco venezuelano Torres all'esperienza di Porto Alegre). L'uomo insomma per Bregman è prevalentemente buono e cooperativo, ma spesso è stato raccontato cattivo e per l'effetto "Nocebo" (il contrario di "placebo") ha finito non solo per credere lui stesso a questa storia, ma anche per esserlo davvero. Ovviamente Bregman non ignora (analogamente a Papa Francesco) il male prodotto dall'umanità nella storia (nel passato e nel presente), ma prova a smontarne cause, significato, logiche, ecc. Non sempre i suoi smontaggi risultano del tutto convincenti, ma chi potrebbe pretenderlo di fronte a questioni di tale natura?.
Che poi la storia, come suggerisce anche Aleida Assman, ci racconti un po' di tutto e ci fornisca abbondanza di materiali per sostenere sia le tesi e gli argomenti di chi la pensa come Hobbes che dei seguaci di Rousseau è ormai acclarato. Ma, detto questo, le sfide più interessanti dello storico olandese sono: (1) quella di mettere le due tesi a confronto e provare a demolire gli argomenti dei seguaci di Hobbes e in particolare della psicologia sociale e dei più famosi esperimenti sulla cattiveria umana (Zimbardo, Milgram e molti altri); (2) quella di spaziare su una varietà di piani culturali (mirabolante il tentativo di demolire un classico dell'horror giovanile come "il signore delle mosche" di Golding con una controstoria vera finita positivamente); (3) il recupero dei più originali esempi di cooperazione umana e di fratellanza umana (tra cui gli episodi di fratellanza tra soldati in trincea nella guerra del 1914-18); e molto, molto altro ancora che sarebbe impossibile riassumere (accenno solo ad una specie di controstoria dell'Isola di Pasqua che Bregman mette in piedi anche un polemica con il famoso antropologo e naturalista Jared Diamond).
Insomma è davvero una gran bella lettura che, pur protendendo da una parte, quella dei buonisti, rielabora molti materiali, che vanno dalla psicologia all'antropologia, e consente al lettore di provare a farsi una propria idea sull'argomento e a trarre dopo 330 pagine di lettura una propria idea in proposito. Certo, si tratta di una operazione mentale tutt'altro che facile e che deve basarsi sulla fiducia riposta nello spoglio delle fonti effettuato dall'autore e nella sua corretta presentazione. Infatti ogni problema complicato (e questo lo è) presenta una mole tale di documentazione sia a favore che contro che solo menti in grado di digerire una mole documentaria enorme possono esprimere un proprio giudizio con cognizione di causa.
L'unico peccato è che del libro si trovino pochissime copie nella Rete Bibliolandia. Ma nelle librerie può essere di sicuro ordinato.



