Se il grande Pietro Giani (cattolico e militante DC) fosse ancora vivo e vedesse tutto questo sbandierio di Vespe, forse borbotterebbe: “O pontederesi, avevo ragione io a dirvi 70 anni fa che bisognava dare la cittadinanza onoraria ad Enrico Piaggio e ringraziarlo per aver avuto la genialata di investire nella Vespa prima e nell’Ape poi, facendo la fortuna di questo borgo insignificante”. Già. Ma se fosse vivo anche qualche comunista che nel 1952 sbarrò la strada alla proposta di Giani e si oppose, in consiglio, alla concessione della cittadinanza onoraria all’industriale genovese, gli replicherebbe: “le Vespe le fabbricano gli operai e a Enrico Piaggio neppure i nostri confusi nipotini mezzo socialdemocratici e mezzo cattolici hanno dedicato una viuzza. Pontedera non sarà mai Piaggiopoli”. Subito dopo però il Giani e il comunista si metterebbero a ridere e concorderebbero che a Pontedera oggi sono diventati tutti pazzi per la Vespa. Merito anche di un ingegnere oriundo della Puglia, uomo di collegamento tra le tante associazioni e istituzioni cittadine, che sa mettere progettualmente insieme persone e mondi diversi. Parlo di Eugenio Leone che di questa grande kermesse vesponautica è il grande animatore e regista. E lo dico, lui lo sa, con ammirazione, perché raccordare tutti questi mondi che ruotano attorno a Vespa e Piaggio e farli collaborare per produrre un evento internazionale, come quello che sta per impazzare nelle nostre strade parecchio bucherellate, è un mezzo miracolo che solo un grande facilitatore come Eugenio poteva realizzare. Ovviamente in collaborazione con il Comune. Coll’imprinting del sindaco Franconi. E con il sostegno partecipe della grande azienda. Ma sempre di miracolo positivissino si tratta. O quasi. E in attesa che il miracolo si compia e la città ne goda abbondantemente e gli sopravviva, noi che non abbiamo parte (nel miracolo) e che abbiamo tempo da perdere, ci interroghiamo su come sia potuto accadere, quale ne sia il senso e quali le auspicabili conseguenze future.
Che Pontedera continui a mutare pelle è inevitabile. E si vedrà a giugno quale pelle amministrativa indosserà nei prossimi 5 anni. Ma con la Vespa e la colaninniana Piaggio, la città sembra oggi disegnare un rapporto più laico e pragmatico. C’è da rallegrarsene? Si. Sembra, infatti, che pur senza rinnegare la vecchia lotta di classe, si stia facendo largo l’idea che il simbolo Vespa possa giovare molto a tutti quelli che lavorano per riorientare il paese verso un borgo anche a vocazione ricreativo-turistica, scoprendo, guarda un po’, che il più importante attrattore turistico è il mondo Vespa che qui ha le sue radici. A Pontedera infatti si spera che si verrà sempre di più per la storia della Piaggio e dei suoi prodotti. Da qui la proliferazione iconica di forme anche gigantesche di vespe che stanno rimpiazzando elefanti, chiocciole e altri animali di bartaliniana fantasia. E' chiaro che le visioni equilibrate non ci appartengono. Perciò segnalo come sia importante che questa riscoperta identità tecnico-produttiva venga coltivata con coerenza e gestita con costanza. E come sia auspicabile che i Vespa World Days costituiscano solo un punto di partenza e non di arrivo per fare crescere al meglio un mito che può dare parecchia soddisfazione a Pontedera: in forma sostenibile, si capisce. E collocandosi la città all’altezza del mito. Planetario. Ce la possiamo fare.
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