I BIBLIOTECARI STATALI HANNO PERSO IL CAMPIONATO E NON SANNO NEMMENO PERCHE'. PEGGIO DI LORO SOLO GLI ARCHIVISTI.
Forse in questi giorni qualcuno avrà saputo che alcuni bibliotecari e docenti universitari di biblioteconomia si sono dimessi da vari comitati del ministero dei beni culturali per protestare contro i pochi posti messi a concorso nelle biblioteche statali a fronte di un mancato turnover, di un impoverimento fortissimo del personale di ruolo e il prevalere anche in biblioteche statali, come la nazionale di Firenze, di soluzioni escamotage e deprofessionalizzanti. Ora, anche se i nostri bibliotecari fingono di non accorgersene, il loro non è una protesta, ma un harakiri. Un suicidio per colpa. Il vertice della professione si dimette perché a livello di biblioteche statali non è riuscito in trent'anni a consolidare nell'opinione pubblica e quindi nelle elite dominanti l'idea che ci sia davvero bisogno di bibliotecari. E poiché questa idea non si è consolidata, il pensiero nazionalpopolare, che ispira tutta la politica, dominante o di opposizione che sia è: ma chi se ne frega dei bibliotecari. Se invecchiano e vanno tutti in pensione faremo senza di loro. E il buffo è che questa non è una boutade, ma ciò che stiamo vivendo. Del resto in un paese dove i bibliotecari statali hanno pensato molto ai loro diritti e poco a quelli del pubblico, il finale era ed è scontato. Ho scritto e confermo che le biblioteche statali sono mezze morte e che lo Stato, chiunque lo governi, non è in grado di farle rinascere. Forse potrebbe ridare loro un pò di ossigeno con l'intrododuzione del lavoro di cittadinanza. Ma in realtà solo un processo spinto di marchionnizzazione, forse, potrebbe fare il miracolo. Però si tratterebbe di privatizzarle in maniera selvaggia e di far lavorare i bibliotecari demansionandoli e facendoli correre forte, ma non è detto che l'innesto riesca e che si riesca davvero a farli correre.
Peggio dei bibliotecari stanno solo gli archivisti. Loro sono al lumicino da anni e ora il ministro gli ha perfino spiritosamente chiesto di occuparsi un pò anche di libri. Ce la faremo, hanno risposto in coro un manipolo di vecchietti che impiegano la loro pensione tornando al lavoro nelle sovrintendenze. La cosa fa leggermente sorridere. Ma i giovani?
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