Due Goya ed un Guido Reni in una Pontedera che cambia
Pur non essendo uno specialista di storia moderna, credo di poter affermare che nè Goya, nè Guido Reni siano mai stati a Pontedera ............prima di ieri. Intendo riferirmi alle loro opere ovviamente.
Certo non si può escludere che nelle collezioni private di qualche famiglia alto borghese e ricca di Pontedera, dai Ferretti ai Bellincioni, dai Ciompi ai Morini, per non parlare dei Toscanelli, qualche loro opera non ci fosse capitata per poi finire chissà dove. Ma quello che è certo è che nessun comune cittadino di Pontedera e dintorni, di ieri e di oggi, ha mai potuto vedere un Goya a 20 centimetri del suo naso, come è successo ieri a me, proprio qui, in questa città, nel suo centro storico. Soprattutto per vedere Goya bisogna prendere un aereo e comunque fare un bel viaggetto.
Per questo vale la pena di sottolineare come la piccola grande mostra allestita attualmente al PALP (alla sua seconda uscita pubblica), consenta invece a tutti, gratuitamente e con un orario oltremodo comodo (dalle 17 alle 23), di poter ammirare due autoritratti (rispettivamente 1771 e 1782) di Goya e la Susanna e i vecchioni di Guido Reni (1620 ca.).
L'evento costituisce una vera opportunità culturale, che non dovrebbe però limitarsi a coinvolgere (e ad essere gustata solo da) gli appassionati di storia dell'arte e gli amanti della pittura classica.
La sfida vera della Fondazione che gestisce il PALP è semmai quella di allargare il raggio dei potenziali visitatori. Allargarlo parecchio. Quindi immagino che nelle prossime settimane partirà una comunicazione in grado di spingere le persone comuni, comprese quelle che non hanno mai neppure sentito parlare di Guido Reni e di Goya, a venire a curiosare nelle sale del Palazzo Pretorio. Confesso che non ho idea di come si possa fare ad incuriosire e ad attirare verso il PALP chi non ha mai sentito parlare del "pittore del Re di Spagna", celebre anche per aver illustrato il famoso motto "Il sonno della ragione genera mostri" (1797) e dipinto la fucilazione dei ribelli antinapoleonici (3 maggio 1808). Ma l'obiettivo prioritario resta questo.
E l'altra cosa importante è che Pontedera non si può sedere sugli allori e godersi il fatto che il PALP si sta già posizionando nell'ambito del circuito nazionale (ed internazionale) delle mostre d'arte importanti. Perchè se è vero che tutto queste contribuisce ad accreditare la nuova struttura museale e la città di Pontedera quali tappe potenziali e di sicuro valore dei grand tour della cultura artistica italiana. E' anche vero che non basta. In realtà questo è solo il punto di partenza e, a voler essere sinceri, solo una autentica fortuna, che, come sosteneva Machiavelli, va ulteriormente incoraggiata ed incentivata. Ovvero coltivata e perfezionata con tanto lavoro quotidiano.
Certo si tratta di una fortuna che non ha alle spalle il vuoto, semmai un lungo e coerente percorso iniziato almeno dagli anni '90 e proseguito nel primo quindicennio del nuovo millennio con i cantieri d'arte e con gli eventi curati da Bartalini.
Perchè è chiaro che non è un caso che in questo momento Pontedera ospiti una mostra fortemente contemporanea come quella di Francesco Barbieri al Museo Piaggio e sia riuscita ad attrarre alcune opere "classiche" come quelle descritte sopra al PALP. Così come non è un caso che camminando per le vie della città ci si possa imbattere in un mosaico strepitoso come il Muro di Baj in piazza Garibaldi, oppure si possa osservare il murales di Ozmo nella galleria della Biblioteca Gronchi, o la statua della "Ragazza in piedi" di Vangi in piazza Cavour, o il toro di Cascella in piazza Curtatone e Montanara e diverse altre istallazioni e opere contemporanee di indubbio pregio (di Benetton, Trafeli, Canuti, Carmassi, ecc. ecc.).
Tutto questo ci dice allora, con assoluta precisione, dei numerosi passi fatti da Pontedera per trasformare ed arricchire la sua qualità urbana ed estetica. Ci dice degli sforzi compiuti per trovare nuovi assetti ed identità, mentre la città vedeva modificarsi il proprio tessuto economico e sociale, vivendo allo stesso tempo un profondo cambiamento di popolazione (con l'arrivo di oltre 3.000 persone appartenenti a circa 100 nazioni). Il tutto mentre la Piaggio si internazionalizzava ancora di più, ma su Pontedera perdeva addetti, lavorazioni e abbandonava edifici e solo recentemente è sembrata assestarsi, ma dopo una lunga crisi durata per tutti gli anni '80 e '90 e i primi anni del 2000. E mentre si ristrutturava e si rigenerava, Pontedera cercava di riutilizzare i capannoni industriali dismessi. Paolo Dario e la Scuola S.Anna ci si insediavano e sviluppavano un importante centro della Robotica di valore internazionale. Mentre altre piccole e medie imprese, insediate nella dilatata periferia industriale, conquistavano mercati nazionali ed internazionali. E i frenetici processi di globalizzazione, simili a mitologiche divinità capricciose, continuavano a sballottarci di qua e di là.
Sì, la presenza delle opere di Goya e Guido Reni sta in relazione anche a tutto questo grande trambusto socio-economico: che i pontederesi ne siano consapevoli o meno.
Autoritratto, Goya (1782)
Autoritratto, Goya (1771), Roma
Susanna e i vecchioni, Guido Reni (1620 ca.)



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