giovedì 8 giugno 2017

Mondi divisi. Analisi della disuguaglianza globale / Branko Milanovic (Mondadori, 2017,  240p)

Libro complicatissimo, che cerca di mettere un po' di ordine attorno ad un tema intricato con l'obiettivo di rispondere alla domanda se la diseguaglianza sia cresciuta e stia crescendo o no su scala planetaria dagli anni '50 in poi.
Ma per rispondere ad una domanda del genere bisogna provare a mettersi d'accordo su cosa si intenda per disuguaglianza globale del reddito e contestualmente su come questa si misuri concretamente.
Poi bisogna capire se abbiamo le fonti numeriche (i dati statistici) sufficienti per misurare il tutto e poter esprimere dei giudizi attendibili.
Non a caso, quindi, alle questioni metodologiche Milanovic (che è un economista capo presso il Dipartimento di ricerca della Banca Mondiale) dedica una parte importante del sup volume, tirando fuori formule per me incomprensibili e grafici appena appena più facili da leggere (e che lui spiega con calma e pazienza).
Chiarito che ci sono almeno tre modi di leggere la diseguaglianza, Milanovic definisce l'andamento di questo fenomeno lungo il secondo dopoguerra, arrivando alla conclusione che la disuguaglianza cresce e che è drammatica e moralmente inaccettabile, con molte facce e tantissime articolazioni.
Nella parte finale del testo, Milanovic prova a definire anche quale sia il trend di questo fenomeno nella fase attuale e come possa essere combattuto o quanto meno arginato.
Nella prefazione all'edizione italiana, Milanovic sottolinea anche come le indagini sulle famiglie rivelino che "anche il 5% più povero degli italiani stia meglio di metà dei cittadini del mondo. La classe media italiana è più ricca -scrive sempre Milanovic- del 90% degli altri abitanti del pianeta e naturalmente il 5% più ricco degli italiani appartiene al più ricco percentile a livello mondiale. Eppure - conclude - la classe dirigente italiana non sembra aver ancora completamente assimilato questo fatto" (pp. VIII-IX).
Osservo che è soprattutto la gente comune in Italia, confrontandosi col 5% di chi sta molto bene in questo paese, non intende affatto pensare a chi sta ancora peggio (e persino molto peggio) nel resto del mondo.
Anche per questo non meraviglia che l'Italia resti un paese i cui aiuti allo sviluppo "sono molto modesti rispetto alle sua ricchezza". L'Italia versa infatti solo lo 0,3% del suo PIL, pari al 30% in meno della media dei paesi OCSE e oltre il 50% in meno di quello che era stato stabilito dalle Nazioni Uniti trenta anni fa.
Del resto ad una diseguaglianza globale corrisponde anche una diseguaglianza all'interno di ciascun paese e tra nazionale e nazione. E tutte queste diseguaglianze hanno effetti sicuramente negativi sul comportamento dei governi,
Il volume offre quindi una miriade di altri spunti di riflessione e nell'insieme fotografa un pianeta dove il 10% della popolazione ricca (pari a 700 milioni di persone) consuma il 50% del reddito prodotto dal pianeta. Mentre il rimanente 50% (pari a 6 miliardi di persone circa) si spartisce il rimanente 50%. Ciò significa che la stragrande maggioranza di africani, indiani e cinesi si colloca in una fascia di reddito medio che non supera i 5000 dollari all'anno. Mentre la stragrande maggioranza di americani ed europei viaggia tra i 20 e il 30.000 dollari annui. E questo nonostante Cina e India abbiano fatto negli ultimi 40 anni passi da gigante per uscire dal Medioevo e agguantare una contemporaneità che resta comunque, per ragioni storiche, fortemente disuguale.
Maggiori criticità di sviluppo restano poi in Africa e nell'America Latina, dove il barometro sociale sembra essere regredito anzichè progredito.
Almeno questo ci raccontano le complicate formule matematiche e i grafici che Branko Milanovic ha raccolto e interpretato.
Un bel libro per chi voglia riflettere sul tema della diseguaglianza, provando a partire dai numeri e non solo dalle impressioni o dal sentito dire.
Ovviamente questo non vuol dire che io sia in grado di valutare nè le formule nè le fonti statistiche citate.

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