È da poco uscito un testo sul tema dell'occupazione e del lavoro ed in particolare sulla possibilità che lo Stato si faccia carico di garantire un "lavoro a tutti quelli che vogliono davvero lavorare", ma che non riescono a trovare una collocazione sul mercato diciamo così ordinario. L'ha scritto Martino Mazzonis e il libro si giova anche di una lunga introduzione di Laura Pennacchi che di "Piani del lavoro" se ne intende, sia come storica che come economista, essendo lei un'esperta proprio di piena occupazione e di piani pubblici del lavoro. Il volume, che ha azzeccato l'uscita e spero venga letto anche dal neoministro del lavoro Orlando, cerca di proporre e far attecchire anche in Italia un approccio alla questione del "lavoro" che va al di là del reddito di cittadinanza e degli incentivi all'occupazione per le imprese, misure che pure l'autore non contesta ma che ritiene insufficienti, soprattutto per un paese come l'Italia.
Il volume parte da una discussione rilanciata negli Usa dall'ala sinistra del Partito democratico, in particolare dal "socialdemocratico" Bernie Sanders e dalla giovane deputata Alexandra Ocasio-Cortez, che, forti degli studi di alcuni centri di ricerca socio-economici, riesaminando l'impatto delle politiche del lavoro attuate dal presidente Roosevelt negli anni del New Deal (1933-38), ripropongono con forza l'idea del "lavoro garantito" e della buona occupazione da parte dello Stato. Quest'ultimo visto come datore di lavoro di ultima istanza. Il tutto inserito in una linea di azione denominata Green New Deal (qualcosa di simile alla nostra transizione ecologica?).
Elementi di questo dibattito e proposte simili sono state fatte proprie, in maniera opportuna, dalla CGIL che già dal 2013 ha messo sul tavolo una proposta, che sa molto di New Deal, denominata "Piano del lavoro", alla cui elaborazione ha collaborato Laura Pennacchi.
Il volume intitolato "Lavorare tutti? Crisi, diseguaglianze e lo Stato come datore di lavoro di ultima istanza", Edizioni Ediesse, 2019, p. 164) contiene diversi elementi: un'analisi storica dell'esperienza americana tra le due guerre, la ripresa di alcune proposte elaborate allora negli Usa, un'analisi del mercato del lavoro italiano e delle sue criticità, nonchè le modalità per discutere anche da noi della proposta del lavoro garantito. Il problema, naturalmente, oltre la qualità della proposta e la sua sostenibilità, è come portarla in discussione in un dibattito pubblico in tutt'altre faccende affaccendato.
Può interessare questo tema oltre che a forze politiche come LeU e al Pd (italiano), al ministro Orlando e più in generale al nascente governo Draghi?
Aggiungo: non si potrebbero destinare alcune proposte del Recovery Plan in questa direzione? E quindi non sarebbe opportuno utilizzare un po' di risorse per creare specificamente del buon lavoro soprattutto nelle aree più difficili nel nostro paese, magari specializzando il Sud nel nostro Green New Deal?
Batterà il neoministro del lavoro Orlando, uomo certamente di sinistra, un colpo rispetto a queste proposte di CGIL? E la CGIL riformulerà il proprio pacchetto per inserirlo nel Recovery Plan e per sostenerlo di fronte all'opinione pubblica? Mobiliterà i suoi pensionati per far assegnare lavoro ai loro giovani nipoti?
Per chi volesse approfondire queste annotazioni e farsi un'idea con la propria testa della complessa problematica connessa, può cercare e leggere una copia del volume nella Rete Bibliolandia oppure cercarla in libreria o farsela spedire a casa dai rivenditori online.
Avvertenza: il testo ha una sua complessità e la lettura non è facile. Ma chi cerca risposte facili a problemi difficili non andrà lontano.

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