martedì 9 febbraio 2021

Si può sconfiggere il cancro?

Tra le letture di questo periodo, segnato dalla presenza del Covid19 e delle sue varianti, sono riuscito a infilare quella di un libro straordinario. L'ha pubblicato una decina di anni fa un medico e ricercatore oncologo americano, Siddartha Mukherjee con il titolo "L'imperatore del male. Una biografia del cancro" (Neri Pozza, 2011, ma ci sono anche ristampe recenti). Si tratta di un testo di 726 pagine (incluse note, bibliografia e indici tematici), che mi ha impegnato e appassionato per una decina di giorni. Un testo non semplice (meritava di essere studiato, ma io l'ho solo letto e ho cercato di trarne gli elementi più interessanti), che, come indica il sottotitolo, riassume la storia di una delle malattie più terribili, quella del cancro. E lo fa a partire da un papiro di oltre 2500 anni avanti Cristo, descrivendo la storia di una serie di interventi e rimedi adottati dagli uomini contro il cancro, con un approfondimento analitico soprattutto di quello che è stato fatto negli ultimi 150 anni negli USA. Il testo, impostato sullo stile del racconto, ricostruisce la storia delle principali scoperte mediche, dell'evoluzione delle chirurgia oncologica, della costruzione di una farmacopea mirata, degli interventi pubblici nell'ambito della ricerca sul cancro e molte altre cose ancora. Il libro ha un notevole spessore e non a caso ha vinto il Premio Pulitzer nel 2011. Io l'ho trovato avvincente e a tratti commovente. Spesso mi ha inchiodato alle sue pagine con la forza ipnotica di un romanzo di Wilbur Smith. Aggiungo che sono entrato nella storia credendo di avere almeno una vaga infarinatura dell'argomento, ma ne sono uscito con la consapevolezza di non aver saputo quasi nulla prima di oggi e sperando di aver assorbito, grazie a Mukherjee, almeno gli elementi essenziali. Di due cose sono però assolutamente certo: la prima è che il cancro ovviamente è sempre meglio evitarlo (e che per farlo si devono seguire comportamenti di prevenzione come per il Covid). La secondo è che chiunque lo sviluppi oggi è comunque più fortunato di chi se lo è beccato anche solo 40 anni fa ed enormemente più fortunato di chi se lo è preso nell'Ottocento. Ovviamente è un libro denso, ma allo stesso tempo discorsivo e risulta leggibile e digeribile (preso un po' per volta ovviamente). L'autore, che con il cancro ha una dimestichezza senza pari, scrive davvero molto bene, cita tra gli scienziati anche quale italiano (Bonadonna, Veronesi e Dulbecco; e questo ci riempie di orgoglio ) e dimostra di aver letto e meditato perfino Italo Calvino e Primo Levi. Orgoglio nazionale a parte, chiunque riesca a navigare in questo mare di pagine e nelle sue terribili ed entusiasmanti storie, ne uscirà con una forte consapevolezza di cosa sia il cancro e di come lo si sia cercato di combattere (almeno negli Usa). Una lettura che se non fosse particolarmente impegnativa e fuori dalla nostra tradizione verrebbe la pena di suggerire. Se non altro per dare l'idea ai contemporanei di quale e quanta tenacia serva per combattere contro le avversità naturali (e contro noi stessi, che quelle avversità ci portiamo dentro) senza farsene annichilire.

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