In questo paese che apprezza i migliori solo quando i migliori siamo noi stessi o i nostri amici, sia lode al Ministro Franceschini che ha avuto il coraggio di spezzare le promozioni "concordate" e ha voluto che i direttori dei musei italiani venissero scelti con bandi internazionali e ha nominato commissioni in grado di reggere l'urto, almeno in parte, del familismo amorale del burocratico mondo accademico italiano che aspetta ancora uno come Palamara che sveli come funziona il meccanismo di aggiudicazione dei posti che contano anche negli enti e istituti culturali. Ministro tenga duro. Non molli la sua riforma sulla scelta dei direttori. Semmai la estenda alle grandi biblioteche nazionali e agli archivi di stato e alle più prestigiose istituzioni culturali italiane. Selezioni e scelga i migliori, anche se vengono da un altro paese. Basta che parlino decentemente la nostra lingua e sappiano fare bene il loro mestiere. Confesso di non aver apprezzato la sua politica rispetto alle opportunità che aveva aperto per i bb.cc. la pandemia. Su questo avrei diversi appunti, soprattutto da bibliotecario, da muoverle. Ma, mi ripeto, lo ringrazio di aver tenuto il punto sul fatto che a dirigere importanti istituzioni culturali vadano messi i migliori e non gli amici degli amici. Resista alle pressioni. Spezzi questa prassi atavica del nostro paese, dove tutti, di destra, di sinistra e di centro, bubbolano tanto, ma poi finiscono sempre per scegliere la via "del politicamente a loro familiare o affine". Invece fare concorsi seri e scegliere i migliori non solo è l'unico modo per premiare chi davvero se lo merita, è soprattutto l'unico modo per far funzionare bene e non solo sopravvivere le istituzioni culturali. Credo che per questa scelta lei sarà ricordato. E giustamente.
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