domenica 21 febbraio 2021

QUEER, il poliziesco onirico di Luca Cherici

Ho letto il testo di Luca Cherici, "Queer. Il Gioco dell'Oca" (Tagete Edizioni, 2020, 235p, 15€), per curiosità. Lo confesso. Conosco Luca da una vita, siamo diventati adulti nella stesso morso di strada di Pontedera, dietro Villa Crastan, ho seguito il suo impegno politico, abbiamo parlato di molte cose negli ultimi anni e mi incuriosiva conoscere il suo approdo alla narrativa. Non so se il suo investigatore Luciano Garbarino diventerà anche un eroe televisivo, ma uno come Giallini probabilmente potrebbe interpretarlo. Lo spessore e le sofferenze psicologiche al poliziotto inventato da Cherici in Queer non mancano; e neppure gli manca una certa tendenza a scavare nelle macerie oltre che del caso che ha sottomano anche della sua vita e nei molti problemi politici e sociali della società in cui è vissuto e vive. Si parte dal cadavere di una donna (un femminicidio) e si procede con un'indagine molto mentale, piena di riflessioni, di ricordi e di dolori (soprattutto del poliziotto). Si incontrano personaggi di una Genova cantautorale e sociale (tra De André, Guido Rossa, don Gallo e il G8), con tanto odore di marcio e di miseria, dove la città diventa palcoscenico, contenitore e simbolo perfetto di un dramma che viene da lontano ed è destinato a durare nel tempo. Il testo contiene molti riferimenti, ma l'essenziale ruota attorno alle indagini sulla morte della ragazza, sugli scheletri nell'armadio del poliziotto e su quelli della società che ci circonda. Il tutto genera un poliziesco onirico, notturno, dove i rimandi a Tabucchi e a Pessoa sono espliciti, ma dove c'è anche molto altro. Della fine ovviamente non si può dire nulla, ma che la scrittura scorre e ci accompagna con ritmo musicale sempre più avvolgente, questo va sottolineato. Io sono uscito dalla lettura piacevolmente sorpreso, anche se leggermente stordito. Aggiungo solo che non è un testo facile. Va letto con un certo impegno, mettendosi a fianco di Garbarino e stando molto attenti a quello che pensa e dice, perché ogni parola che Cherici usa è stata scelta con cura ed è ben incastonata nel testo come una preziosa tessera di un mosaico molto complicato, di cui non è scontato afferrare tutti i disegni e i tutti racconti che contiene. 




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