La politica estera la fanno gli Stati. Quelli forti e quelli deboli. Democratici, autoritari, socialisti, liberali, teocratici, fascisti, criminali. Sono concetti importanti sul piano politico interno. Ma di poco peso nell’agone internazionale. La politica internazionale la fanno gli Stati, che si dividono, sintetizzando, in forti e deboli. Gli stati europei nel secondo dopoguerra erano quasi tutti debolissimi e sono stati spartiti in due zone di influenza dalle superpotenze vincitrici. Con poche eccezioni. Non rilevanti. Questo assetto è saltato con il collasso dell'Unione Sovietica nei primi anni '90. A quel punto gli americani hanno portato avanti la loro zona di influenza, coadiuvati dall'Unione europea, fino quasi alle porte di Mosca. Per un attimo hanno sognato di inglobare perfino Mosca in questa zona. Ma all'inizio degli anni duemila l'impero russo si è ripreso dal collasso e si è riorganizzato (non molto ma un po' si) e ha deciso di bloccare l'avanzata occidentale e poi di provare a riprendersi pezzi dell'impero sovietico e zarista (puntando sulla nazionalista e sulla retorica della guerra patriotica antinazista e sul sogno della grande Russia). Bene. L'Ucraina, resa indipendente dal collasso sovietico, si è trovata sulla linea del fronte. Pensando di poter essere garantita nella sua indipendenza da Unione Europea e Usa, l'Ucraina ha cercato di consolidare il distacco da Mosca. Mosca però non ha mollato l’osso. A costo di invaderla e di rischiare un conflitto nucleare con la Nato. Il resto è storia degli ultimi 3 anni. Oggi gli Usa, che sono il baricentro militare della Nato, dicono di voler trattare un accordo sull'Ucraina con Mosca, senza gli Europei (che considerano e sono sostanzialmente loro vassalli militari e politici) e senza gli ucraini (che sono meno di vassalli, come dimostra il modo in cui il loro capo è stato trattato a Washington nei giorni scorsi). Ora se l’Europa se la prende per questo trattamento e litiga con gli Usa e decide di assumersi l'onere della indipendenza e della sicurezza dell’Ucraina fa un atto sconsiderato politicamente e militarmente, che rischia di pagare carissimo. Forse perfino col collasso della stessa UE. Se, come ribadisce spesso e giustamente Prodi, l’Europa è un nano militare (e lo è), senza il sostegno Usa non può garantire non solo la sicurezza dell’Ucraina, ma forse neppure la propria. Ergo se non vogliamo impantanarci in un contesto internazionale che (senza parlare di armi atomiche) può esserci letale, credo che non possiamo continuare né a parlare di pace giusta, né a pensare di potercela cavare da soli. Né men che mai a riarmarci. Follia nella follia. L’Europa da sola negli anni ‘90 non riuscì a cavare un ragno dal buco nella crisi balcanica. E senza l’intervento militare Usa saremmo ancora lì. Per questo la cosa più intelligente da fare è far trattare gli Usa coi Russi e sperare di farci tutti meno male possibile. Ucraini inclusi. Imnaginare un ruolo forte della UE perché siamo nazioni democratiche (che pure è vero), può farci solo molto male. A noi e agli Ucraini, che lo sanno e non a caso sono pronti a genuflettersi davanti agli Usa pur di non essere abbandonati da loro. Perdonami la pappardella.
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